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Identità e Lingue Locali


L’identità è una cosa essenziale, soprattutto oggi in pieno periodo di fondamentalismo laicistico, di perdita dei valori che ha prodotto una massificazione e una spersonalizzazione globale che minacciano di estinzione le culture etniche, le nazioni, i popoli; un cancro basato sull’economia, la tecnocrazia  e il mondialismo che svuota i popoli di ogni sostanza, un sistema che annienta ogni passato culturale, rendendo tutto indifferenziato, un sistema che cancella il principio storico nazionale e quello politico territoriale dei popoli, fidando in criteri di appartenenza differenti da quelli della lingua, dell’origine comune o dello spazio dove si abita e puntando su criteri di appartenenza artificiosi.Ai giorni nostri molte cosiddette “identità”, se ancora si possono definire tali,  non derivano dal background storico-politico-culturale originato dall’esperienza di un popolo, non sono viste come il risultato di un processo evolutivo strettamente legato al territorio in cui esso vive e in cui sono vissuti i suoi antenati, bensì si costruiscono in base a ciò che si consuma e a ciò che la moda e la società ci impongono, troppo spesso in nome di una pseudo-integrazione e di un distorto concetto di tolleranza e accoglienza che porta solo all’annientamento delle nostre radici.  Questa “Identità fabbricata” rispecchia l’atteggiamento proprio di coloro che hanno dimenticato ogni appartenenza ad un'Identità Collettiva per timore di non essere accettati o apprezzati dalla massa ma che da questa massa vengono inghiottiti e annullati, mentre  chi si oppone a questa “assimilazione” viene etichettato come eretico, elemento da isolare, oscurantista e  arretrato, individuo che rifiuta la modernità e il progresso.Percorso obbligato per chi cerca di mettere in atto questa “omogeneizzazione” è l’annientamento sistematico delle lingue locali da sempre parlate dai nostri padri, che oggi vengono dileggiate e considerate come una manifestazione meramente folkloristica, spesso relegate a margine di qualche sagra paesana o associate alla sguaiatezza dell’ebbro. Le lingue locali sono invece l'espressione di quella ricchezza dello spirito che può impedirci di essere totalmente spersonalizzati dalla globalizzazione, non sono (come vogliono farci credere) un retaggio ingombrante del passato ma bensì sono il vero linguaggio della nostra anima e della nostra identità.Per questo motivo gli idiomi locali vanno salvaguardati attuando una corretta pianificazione linguistica, intervenendo, se serve, anche in senso normativo per far sì che vengano insegnati fin dalla scuola, quando il bambino è in grado di recepire e trattenere innumerevoli quantità di informazioni.Prendiamo esempio dal Lussemburgo dove i bambini studiano, fin dalle scuole elementari, il lussemburghese, poi il tedesco e, dai tredici anni, anche il francese e l’inglese o dalla vicina Svizzera dove le amministrazioni locali del Canton Ticino, da tempo, attuano una politica di valorizzazione dell’idioma che in quelle terre viene parlato da oltre 300.000 persone: il Lombardo (e non l’italiano-toscano come furbescamente spesso ci vogliono far credere).Lombardo al quale è stato riconosciuto lo status di “Lingua” sia dal Consiglio d’Europa  (Rapporto 4745 del 1981), sia dall’UNESCO che l’ha inserita tra lingue meritevoli di tutela (“Red Book of Endangered Languages”), che dal Summer Institute of Linguistics di Dallas (“Ethnologue, Languages of the World”, 13° edizione) che afferma come in generale, tutte le parlate lombarde “sono molto differenti dall’italiano standard” e come “i parlanti possono essere senza problemi bilingui”. E’ quindi compito delle istituzioni fare in modo che i cittadini possano riscoprire la propria identità riallacciando i legami con le proprie lingue madri, il bene più prezioso lasciatoci in eredità da una memoria mai sopita nella nostra tradizione. Perché la cultura che noi portiamo nasce dal basso, così come la lingua dei nostri nonni, ed figlia della terra a cui ci sentiamo di appartenere ed è questa in fondo la vera cultura, non quella che vorrebbero imporci patriottardi e parrucconi.