Caos ed Essere

la claustrofobia dell'impossibilità


Le carceri dell’impossibilità si stringono come fauci intorno ai desideri, martiri sacrificati sull’ara delle illusioni sconfessate. Anguste, claustrofobiche come una bara sepolta sotto il terriccio umido dell’inganno, circoscrivono il ridotto spazio in cui ossessivamente girare, cercando una crepa da violentare per crearne una breccia oltre lo sguardo del buio.  La mortificazione di un Inferno nel qualenessuno Spirito Santo discende per disattendere le leggi del cosmo e sovvertirele sorti inique di uno sparuto gruppo di anime invischiate tra le fiamme dell’espiazione. No, nessuna “ruina” attraverso la quale andare a rebours è presente qui tra le mura del nulla. Solo mattoni, e gemiti di sangue incomprensibili, come una babele sinfonica arpeggiata da strumenti scordati. È rumore il pianto del caos mentre ti avvinghia con i suoi capricci. E di ogni lacrima ne bevi l’essenza, servitore dell’ineluttabilità dissacrante in cui lentamente addormentare la coscienza.