CAPPUCCINICAFE'

La gioia dell’Amore di Dio


di Daniele S.L’accidia tra i mali dell’anima è il più infido, perché senza farcene rendere conto causa l’assenza di cura per il nostro intimo legame con Dio, fino ad arrivare ad una Sua esclusione dalla nostra vita. Nella fede il moto di accidia è un’esperienza frequente e anzi l’accidia va attraversata. Il demone dell’accidia (c’è un demone per ogni vizio) è quello del mezzogiorno. L’alba è l’inizio dell’esperienza di fede, il momento della freschezza e dell’entusiasmo, il mezzogiorno è il momento della stanchezza e dell’affacciarsi di bisogni diversi dall’Amore di Dio. A mezzogiorno il demone fa sentire come peso Dio ed i fratelli e propone un graduale distacco, che porti alla fine della gioia di amare Dio. La gioia è l’opposto dell’accidia, la relazione con Dio dà gioia e ha uno sviluppo proprio delle relazioni amorose: comincia con entusiasmo e senza riserve, poi segue la fase in cui a scapito delle motivazioni iniziali che hanno attratto ( la fraternità e le occasioni che essa crea, la guida del cammino…) si matura la motivazione vera, cioè l’Amore di Dio, tappa che consolida e fa progredire la relazione stessa. Il Demone del mezzogiorno pone il dubbio sul Signore, presentandoLo assente e cerca di realizzare un allontanamento a piccoli passi attraverso la riduzione della frequenza agli appuntamenti col Signore per impegni o divertimenti, che pure ovviamente intercorrono purché non diventino la regola, o con trappole come la mancanza di sensazioni forti, o difficoltà, e delusioni nel rapporto con i fratelli, causando il senso di vuoto e pesantezza, la tristezza di cui soffre l’accidioso. Egli dispera di trovare la gioia, è apatico e in balìa del torpore verso la vita e gli impegni spirituali, cambia umore improvvisamente, fugge la realtà, la fatica, gli ostacoli, le responsabilità, è insofferente verso chi li affronta, che rappresenta un rimprovero. Ha una “sua” libertà, con cui cela la dipendenza da sensazioni e urgenze,  ha un grande vuoto interiore che prova a colmare: preda della curiosità e dell’irrequietezza, l’accidioso è alla ricerca di esperienze sempre nuove; preda della pigrizia, si abbandona a banalità che gli fanno sprecare tempo e opportunità. E’ verboso, non accetta il silenzio e si perde in un continuo parlare. S. Francesco coltivava la sua relazione con Dio stando isolato in una grotta, nell’ora in cui ci troviamo soli nella difficoltà, quale grande aiuto è per noi sapere di avere il Signore al nostro fianco, anche quando pare non esserci! Preso coscienza dell’accidia, la si deve contrastare, mantenendo l’impegno della vita spirituale,  coltivando la fortezza. Essa ci rende capaci di superare paure e difficoltà, con resistenza e perseveranza, senza scappare da una relazione impegnativa come quella con Dio, che come figli ci guida ma non ci risparmia e ci chiede il massimo, per arrivare alla vera conquista che è la gioia del Suo Amore.