Cariante

III.


Ricordo quella sera del 3 Novembre, un anno fa. Quando giungesti su Facebook. Quando attarverso i tuoi contatti scoprii la tua ulteriore menzogna, la più terribile. Non te lo aveva presentato la tua amica, era tuo compagno di gilda di WoW. Avevi unito il tradimento alla tua dipendenza, unione perfetta. Impazzii. Caddi in discesa, a spirale, quella sera. Giulia, generosamente, mi accompagnò al cinema a vedere Wall-E. Una storia d'amore che non si concludeva con un tradimento, con un sacrificio. All'uscita del cinema venni a sapere che Carlo e la Cri si erano lasciati. Trovai un vile accenno di soddisfazione: la miseria cerca compagnia. Impazzii, e ti scrissi. Ed ora rileggendo queste parole mi rendo conto che potrebbero essere ancora mie.Continui a fuggire? Un tempo pensavo fuggissi da me, dai mie tanti difetti. Dalla mia accidia, dal mio vile ottimismo, dalla mia fastidiosa, infantile ingenuità. Sarebbe stato comprensibile. Ora penso che tu fugga e basta, da qualunque difficoltà, da qualunque ostacolo. Dalla tua età che non riesci ad accettare, dall'università che non hai ultimato, dal tuo peso che non riesci a combattere, dal tuo lavoro che non sopporti. Da un negozio che non andava e dai tuoi amati genitori, troppo distanti. Il ritornello eterno dei "bastabastabasta" innanzi a discorsi che non vuoi affrontare, o la pioggia delle lacrime leggere come l'aria quando sei costretta a farlo. Da un rapporto che non ti soddisfaceva di certo e non doveva farlo ma che poteva tornare quello di un tempo, che poteva migliorare, che doveva farlo. Una persona che viveva per te, che meritava di più di ciò che gli hai concesso. Che negli ultimi due anni ha assunto su di se tutte le responsabilità che hai comodamente evitato, un peso emotivo che lo ha schiacciato. Oltre il tuo sguardo distante che come sempre non voleva vedere. Non credo troverai più una persona come quella. Non credo tu meriti una persona come quella. Forse anche tu te ne rendi conto, saltuariamente. "E' un discorso egoista ma non ne voglio più sapere nulla". Una strada semplice, come sempre. Il giocattolo ti è venuto a noia. Un pinocchio di legno gettato via, assieme a buste di plastica e spazzatura: la pioggia è caduta su di lui e l'erba gli è cresciuta attorno. Dimenticato. Una persona che meritava almeno brandelli di sincerità, di onestà. Che meritava di non dover elemosinare minuti della tua compagnia interrotti da sempre improrogabili necessità. Mille ostacoli: una sola soluzione. Isolandoti, cancellando ciò che ti infastidisce, chiudendo la porta. Scappando. Ingannando, scartando malamente una persona che ti considerava la sua unica luce per soddisfare le tue insicurezze, le tue pulsioni. Quante possibilità sono morte, quanti possibili futuri sono periti, quante Claudia hai ucciso? "Sono errori che devo commettere". Spero perlomeno che ne sia valsa la pena gettarmi in questo pozzo buio, in questo inferno personale nel quale vivo da due anni e mezzo, in compagnia di ciò che mi hai fatto e dallo spettro meraviglioso della donna che eri, l'unica cosa che mi da la forza di continuare. Spero che tu abbia abbia guadagnato qualcosa oltre la soddisfazione momentanea, spero che l'agonia degli uncini e degli aghi che mi lacerano l'anima ogni ora, distanti dal tuo sguardo facilmente offendibile, abbia un qualche senso. Probabilmente no. Ma preferisco, come sempre, attaccarmi ad una speranza. Ci deve essere un perché a tanto male. Ma anche il dolore, che nessuno può e deve comprendere, aiuta, e accetto il suo schiaffo di risveglio mattutino ed il suo bacio di spine alla sera. Mi insegna ogni giorno cosa è la vita: non la meta ma il viaggio è quello che conta. Di questo ti devo ringraziare: senza di te non l'avrei compreso. Non ho ancora la forza per uscire da queste oscurità: la fiducia negli altri è svanita giorno dopo giorno quando l'unica persona nella quale credevo, totalmente, ciecamente mi ha tradito -un crimine vergognoso che era ancora perdonabile innanzi al sentimento immenso che provavo- gettato via, eretto un muro di silenzio interrotto solo dal click del mouse e delle urla della sua elfa druida e dalle lamentele sull'ingiustizia della vita senza comprendere che quella sua insoddisfazione è generata dalla sua attitudine verso il mondo che si riflette ferocemente, con rabbia verso di lei. Chiamalo karma, se vuoi. Potevamo parlare, potevamo cercare di risolvere i nostri problemi, insieme, lottare per qualcosa di importante: per l'unica cosa di importante che esiste al mondo. Perché oltre l'amore non c'è nulla che valga. Perché combattere per amore, con rispetto, per la persona cara è l'unica cosa che ci rende umani. Quella guerra l'ho combattuta per tanto tempo, ed anche se non l'ho vinta ogni energia spesa, ogni strada difficoltosa presa, ogni sacrificio fatto non è stato invano. Ho ottenuto qualcosa di prezioso: amore verso me stesso, una consapevolezza di ciò che posso dare per me stesso e per gli altri che mi offre soddisfazione, se non felicità e mi difende dagli strali peggiori dell'esistenza. Posso dire "ho fatto del mio meglio" innanzi alle sventure. Una consapevolezza, una soddisfazione che tu non potrai mai possedere, immobilizzata dall'autocompatimento, focalizzata nel trovare un nemico esterno da accusare per le tue "disgrazie". Fuori della porta dell'appartamento a Guidonia c'era chi aspettava che tu facessi la scelta giusta, la più difficoltosa. Concedere e concederci una occasione. La tua scelta è stata quella di tenere la porta chiusa, sigillata, evocando ogni giorno tenebre terribili sulla tua esistenza, montando con invidiabile abnegazione la vita che ti sei costruita e che odi con tanto livore. Pensi che correndo potrai trovare un punto dove potrai ricominciare? Formattare la tua vita, quando un giorno troverai il coraggio di licenziarti? Quel male che ti porti dentro da sempre, quella insofferenza, quel tumore che trasforma tutto in cenere non svanirà. Si sopirà ma tornerà alla ribalta perché l'unico modo di sconfiggerla è agire continuamente e tu non sei in grado. Eppure, nonostante tutta la tua suprema vigliaccheria, nonostante la tua falsità criminale, la tua incoerenza ipocrita provo ancora qualcosa di dolorosamente grande per te che non è pena, non è rabbia come dovrebbe essere giusto. Anche se ti sei inginocchiata innanzi al tuo egoismo più puro facendolo tuo padrone, non riesco. Il male che mi hai fatto, il male che mi ha distrutto, annichilito, che mi ha gettato nell'abisso di una disperazione senza fondo non è bastato ad offuscare il ricordo della luce che portavi dentro, e spero nonostante tutto porti tutt'ora e che rende la sofferenza ancora più terribile. Quella donna che masterizzava con me sciocche partite. C'é ancora nei miei pensieri una ragazza bellissima che stringeva un la corteccia di un maestoso albero sentendone la forza vitale. Una creativa in grado di scrivere con abilità e usare photoshop con una propria impronta unica, personale. Una bambina che amava togliermi i punti neri nella luce solare del suo bagno o innanzi al Colosseo, di fronte a tutti. L'organizzatrice precisa ed indefessa. L'amante delle novità. La signorina che si vergogna dei suoi denti e del suo meraviglioso di dietro. Una bambina con i piedi gelati, con bisogno del caffè alla mattina in bagno e che vuole dormire lontana dalla finestra. La donna che sorrideva dopo che, quando avevamo litigato le portavo un dolce per fare la pace. La cuoca che cucinava i migliori bucatini alla amatriciana del mondo. Una donna bellissima sotto la doccia, la sua pelle umida baciata dall'acqua. La principessa dai capelli morbidissimi. La bimba dalla risata di Miss Piggy. L'amante della cucina cinese. La ragazza dalle buffe scarpe a punta e dalle collane appariscenti. La bambina che trova i pipistrelli graziosi ma ne è terrorizzata se le volano vicino. La fumatrice accanita. La signora dai baci dolci come il miele. La guidatrice che non sopportava il traffico romano. La salvatrice di lumache e piccioni e portatrice di autostoppisti. La bimba che ama i ranocchi sui muri e l'ordine e gli alberi e le rose sui divani e Mario Puzo ed i limoni ed il non far nulla la domenica. La creatura con la quale e per la quale mi ero messo a dieta, con la quale ho tenuto banchetto a Porta Portese per una solare domenica e stand a Romics, insieme, uniti. Ti conosco. Ed adoro lati che tu odi, li adoro perché ti rendono diversa e unica. Ti amo. Ti amo ancora, nonostante tutto. Amo ciò che sei, la tua luce e la tua tenebra, nella loro completa interezza. Ti amo, nonostante i miei tanti errori. Ti amo anche se non mi ami più. Ti amo anche se la tua risposta é "smettila". Ti amo e prego che un giorno riuscirai a trovare la parte che hai perduto e quella che devi ancora scoprire. Siamo qui, nel pozzo. Ciò che sono divenuto e ciò che eri. Per quanto tempo fuggirai ancora, Claudia?