Alicia nel paese...

...delle Stoviglie. Vademecum per destreggiarsi tra Cappellai Matti, Teiere e Stregatti con l'aiuto del Bianconiglio...

 

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Controsole

Post n°22 pubblicato il 16 Gennaio 2007 da carola1977
Foto di carola1977

Voglio la pelle bagnata, e un paio di occhi dello stesso colore del cielo. Un cielo frastagliato di nuvole rosa, tramonti arancioni, stelle brillanti.

Voglio i Caraibi, e migliaia e migliaia di chilometri da seminare tra me e il mio dolore.

Voglio dimenticare il linoleum verde, l'odore del disinfettante, i cambi turni degli ospedali.
Un gelato di panna montata, un'onda da cavalcare, un pugno di sabbia dorata da lanciare al vento. Controsole.

Rivoglio la mia vita, il mio passato. Il mio futuro.

 
 
 

L'aria salata

Post n°21 pubblicato il 10 Gennaio 2007 da carola1977

Svegliati, papà.
Andiamo.

Ti porto al Gianicolo, a vedere il teatrino delle marionette. E quando a mezzogiorno sparerà il cannone noi lo festeggeremo con un bel morso di zucchero filato. Con tutto l'appiccicume annesso.

Partiamo per il mare, per raccogliere le telline, cercare le conchiglie e poi lì, se ti va, ti aiuterò portandoti i secchielli di acqua del mare che userai per lisciare quelle sculture di sabbia che così belle solo tu sai fare.

Andiamo a pesca, di notte e con la sciabica - quella vietata - e ce la trasciniamo in lungo e in largo per quei fondali bassi dell'Adriatico pescando tanto pesce azzurro da far invidia al cielo

Portiamo la roulotte al campeggio di Tarquinia, e là ci ritroviamo la tua barca di legno senza vela - quella che hai costruito con le tue mani nel soggiorno della casa che avevamo al mezzanino, e che poi non sapevi più come far uscire perché dalla finestra non ci passava - ci saltiamo sopra, facciamo il giro di boa facendo versacci a tutte le stelle e i cavallucci marini...

Torniamo in pineta, e tu per il mio compleanno preparerai ancora quell'anguria vuota con la candela dentro che noi adottammo molto prima che Halloween sbarcasse in Italia

Compriamo un biglietto in più per la Corea, mi porti a Seoul ed io ti aiuterò a vincere il tiro alla fune contro tutti quei faccini sorridenti e miti con gli occhi a mandorla che avevi ritratto in una foto buffa e consumata. Mangeremo il pesce crudo, tu mi dirai che farà schifo ed io potrò obiettare che da noi lo importiamo come sushi e siamo disposti a pagarlo un bel po' di quattrini

Svegliati papà.
Se vuoi restiamo a casa...

Ti mostrerò ancora quel pelouche a forma di riccio che mi portasti non mi ricordo più da dove. Il mio diploma, i miei scritti, come vincere a quel videogioco dove arrivavi sempre secondo, giocheremo a dirci quello che non c'eravamo detti

Farò finta di dimenticarmi una definizione perché tu possa aiutarmi a risolvere le parole incrociate senza schema, e poi lascerò che tu mi batta a tressette con la tua solita fortuna ce ti fa annunciare i tris snocciolati come tabelline.

Facciamo indigestione di ciliege, leggiamo insieme il Corriere della Sera, riguardiamo le poche foto in cui tu hai boccoli dorati e sembri me - cioè, sono io che sembro te - e poi ci mettiamo a tavola dove se non terrò i gomiti abbastanza stretti tu sarai libero di correggerli con i tuoi colpi di rigore.

Ascolterò i tuoi racconti di storia, di Otto Von Bismark e Cecco Peppe - come tu chiamavi Francesco Giuseppe D'Asburgo - e dei suoi baffoni, i pettegolezzi sulla redazione de L'Avanti, sulla segretaria Marina, sulle gelosie di mamma.

Risvegliati papà...

 
 
 

Delitti e castighi

Post n°20 pubblicato il 05 Gennaio 2007 da carola1977
Foto di carola1977

Lo chiamano preterintenzionale, l'evento delittuoso che va oltre le intenzioni del suo autore.

La definiscono incapacità di accettare qualsiasi forma di autonomizzazione, quel meccanismo che spinge gli individui a tagliare le gambe - o i piedi - di chi, staccatosi il cordone ombelicale dal suo bel pancino, prova a fare qualche passo da solo, autonomamente, contemplando al contempo (disdetta!) l'illusione di poter raggiungere qualche traguardo.

Io ho perso le parole.
Mi limito a guardare il mio dolore muto, che cresce e si spande entro i confini della mia anima deformandoli orribilmente senza neppure più tentare di dare un nome - o una spiegazione - al meccanismo perverso che regola la mia famiglia.

Suggeriscono di alleggerire la mia soma di frustrazione con un piccolo (ennesimo!) sforzo: giustificarli.
Razionalizzare i comportamenti, capire che le loro mosse non sono altro che il risultato di un groviglio inestricabile di difficoltà personali, che porta i membri della mia famiglia a far quadrato intorno a me che sono tonda. Tonda come uno dei simboli delle sette sataniche, io indemoniata e loro iconoclasti.

C'est la vie.... mais c'est difficile.

 
 
 

Je accuse

Post n°19 pubblicato il 03 Gennaio 2007 da carola1977

Dal Signor Malaussène, di Daniel Pennac, scena della morte di zio Stojil, lui "che era l'onore della vita" e (...) si è messo a morire piano, con la cicca in bocca, chino sulla sua scacchiera.

"Mi avevi giurato di essere immortale! - gli grida Malaussène.
Lui risponde:
"E' vero, ma non ti ho mai giurato di essere infallibile... Del resto io non muoio, arrocco".

C'è una scacchiera lontana, che odora di anni '60, di Boom economico che gratta alle porte, promesse, giovani fabbriche, giovani imprenditori, hippies, beat, spiccioli nel portafogli

C'è un autobus verde che traccia le arterie nel cuore di Roma e accarezza Testaccio, la via Galvani, il mattatoio, le ragazze dalla gonna ruota che trascinano al guinzaglio galline come fossero cani

Ci sono un paio di occhi azzurri, guance smunte, un naso adunco

C'è lui dietro di lei - capelli bruni come castagne, occhi di bragia verdi, bocca carnosa, culo rotondo - che appoggia la sua mano maschia, col palmo largo, sulle dita di lei strette intorno al corrimano di quel mezzo pubblico sovraffollato e decide che sì, è quella la donna della sua vita

C'è un matrimonio frettoloso, incinto della prima dei tanti figli, in una chiesa senza nome, senza sfarzo, in un giorno di giugno, alla metà del mese, quando le rose sfiorite lasciano il posto al profumo dei gelsomini in boccio

Ci siamo noi, ci sono loro, io vengo dopo:

1960-prima figlia,
1960- secondo figlio,
1962-terzo figlio,
1965-quarta figlia,
1977-io.

1977/2007

Non mi avevi detto che un giorno saresti diventato vecchio.
Che le tue ossa avrebbero scricchiolato, che il tuo equilibrio vacillato, né mi avevi avvertita che i tuoi occhi sarebbero stati appannati dalla patina del tempo.
Eravamo d'accordo che gli anni ti imbiancassero le tempie, ma tutto il resto non era nei patti.

Non sono pronta per vederti morire e aspettavo la tua vecchiaia - m'avevi ingannato - come un'onda lenta che pian piano si sarebbe mangiata lentissimamente la rena che faceva di te la mia splendida scultura di sabbia, papà.

Cos'è questa storia, adesso, dell'onda che si infrange sugli scogli? Pensi forse di poter sempre fare a modo tuo, di fare l'originale e stravolgere i programmi di una senilità programmata per defilarti anche questa volta?
No, non sono d'accordo.
Io non voglio smettere di essere figlia, e, lo sai, tu sei l'ultimo filo che fa di noi un tappeto.
Noi figli, sconosciuti, agguerriti, infami, feriti a morte.
Spenderei del tempo perso, spanderei veleno, se ti dicessi adesso cosa ne penso io di quei campioni che hai allevato in squadra...
... della raccattapalle che gioca a fare la badante con la tua pensione per glissare qualsiasi vita che non sia sul teleschermo come quella dei Sim's, ed evita tutte le responsabilità annesse e connesse neanche fossero vibrioni del colera...
...della Melandri de'noantri che gira per gli ospedali dove tu ti fai operare con la penna USB al collo, per far vedere che ha studiato, che ha due figli perfetti, una vita oliata, la tessera fedeltà della Coin, l'abbonamento a Class... la stessa ragazza che non aveva i soldi per i caffè nei bar e che leggeva all'ombra di Che Guevara ora ha voltato gabbana e sottopaga una filippina perché gli lustri il cotto del suo balcone affacciato su San Pietro su cui sventola la bandiera americana....
...sul naufrago affogato di alcool, di matrimoni, che non t'assomiglia né ti piglia ma che sfoglia i mesi dei calendari come un esattore delle assicurazioni, dall'alto del suo posto raccomandato, col culo parato, il fegato rattoppato, i denti malati, e la coscienza pure...

Eravamo in cinque, siam rimasti in due - come i piccoli indiani di Agatha Christie - due orfanelli, diversi, rattoppatti, ognuno dei quali si è rintanato nel proprio angolo per leccarsi le ferite.

I tuoi cinque figli si sono scissi, tre di qua, due di la; tu hai scelto di stare con i campioni e noi, papà, noi siam rimasti in disparte. Mignolo e anulare piegati fin quasi sul polso, cercando sempre di non disturbare, di non preoccupare, di non chiedere, aspettare né sperare.
Io e lui, mio fratello, quelli che i "campioni" etichettano, deridono, schifano - ma sempre alle spalle, falsi come gli epitaffi del regime, perché non si sa mai che un giorno o l'altro possa ritornare comodo - dalla parte sbagliata, sempre, per principio.
E tu lì, a guardare...

A guardare me, che attraverso i sei occhi della prole prediletta - perché più debole, e intanto feroce - sono stata puttana, cocainomane, egoista, sfuggente, interessata, alcolista, pazza, isterica, corrotta, venduta, porca.

Eppure, anche in fondo all'anima corrotta che ti dipingono come mi appartenesse, a cui tu assisti, senza fiatare come in un cinema di prima visione, io soffro, amo, grido.
Non morire, papà.
Non lasciarmi sola.

 
 
 

Vuoi un amico? Addomesticami.

Post n°18 pubblicato il 02 Gennaio 2007 da carola1977

(...) In quel momento apparve la volpe.
-Buon giorno - disse la volpe.
-Buon giorno - rispose gentilmente il piccolo principe, voltandosi: ma non vide nessuno.
-Sono qui - disse la voce - sotto al melo….
-Chi sei? - domandò il piccolo principe - sei molto carino…
-Sono la volpe - disse la volpe.
-Vieni a giocare con me - disse la volpe -non sono addomesticata.
-Ah! scusa - fece il piccolo principe, ma dopo un momento di riflessione soggiunse - Che cosa vuol dire addomesticare?
(...)
-E' una cosa da molto dimenticata. Vuol dire creare dei legami…
-Creare dei legami?"
-Certo - disse la volpe - Tu, fino ad ora per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma.se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno uno dell'altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo.

Da "Il Piccolo Principe" di Antoine de Saint-Exupery

 
 
 
 
 

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Un blog di: carola1977
Data di creazione: 06/12/2006
 

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