Sex&City 2013

Il vizietto


Qualche sera fa, per ricordare Michel Serrault, morto in quei giorni e inopinatamente dimenticato dalla tv, mi sono sparata una rassegna di quelli che giudico i suoi film migliori. Praticamente saltando una notte di sonno. Vajont, 24 ore nella vita di una donna, Una rondine fa primavera, Buon Natale Buon Anno, e naturalmente Il vizietto.
Film ingiustamente sottovalutato, da un punto di vista artistico.D'accordo, è piuttosto ovvio che sia una commediola, assolutamente incapace di competere con i capolavori en travesti di Pedro Almodovar o con un film come Brokeback Mountain. Ma proporzioniamo tutto agli anni.E'un film di quasi 20 anni fa, quando la morale era ancora piuttosto rigidina sull'argomento. Riderne era l'unico modo possibile di parlarne, impensabile sostenerne una aperta difesa o mostrare scene considerate disdicevoli. Eppure, non era affatto un film ridicolo o superficiale. Fra una gag e l'altra di due attori estremamente in parte, fra le pailettes e le piume di struzzo, mostrava quanto può essere tenero e durevole un rapporto omosessuale. Mostrava come due persone apertamente dichiarate possono tirare su perfettamente un figlio, e di certo all'epoca non c'era alcun dibattito sull'adozione gay.In un certo senso, è stato comunque un precursore di tempi. E sicuramente, sia Serrault che Tognazzi hanno preso una decisione coraggiosa: se il film, invece di diventare un capolavoro della comicità, fosse impietosamente affondato sotto la penna dei bacchettoni, avrebbero rischiato di rovinarsi la carriera.Siate orgogliosi della vostra scelta, lassù. Tutti e due.