Cartone

Post N° 2


Gli Invisibili Mi svegliai molto presto, mi vergognavo a farmi trovare lì dai primi pendolari. E mi accorsi che anche quasi tutti gli altri ospiti del Grand Hotel delle Palme erano già andati via. Il Grand Hotel è la stazione di Nervi, in fondo al Viale delle Palme, da cui prende il nome. E' una stazioncina stile liberty, primi '800. Le camere... pardon, la camera è ampia, le pareti di un verde tenue, il soffitto istoriato da stucchi e rosoni d'epoca. Nel muro più ampio s'intravede il segno di un caminetto che scaldava l'ambiente. L'arredamento è spartano: un paio di panche di legno, un tavolo nel centro sala, un altro mobile non meglio definito contro la parete dove s'intravedono i segni del vecchio caminetto. Un bell'Hotel, indubbiamente. Solo i servizi lasciano un po' a desiderare. Non ci sono cameriere e ogni ospite al mattino provvede da se a rifarsi il giaciglio: si ripiega il cartone, si arrotola la coperta e il tutto si ripone in un luogo appartato. Così feci anche io, trés à la page, e me ne andai a lavorare. La sera tornai al Grand Hotel, stavolta con un sacchetto di panini offerti da un pulmino della Caritas. Avevo già mangiato, ma li presi da portare ai nuovi amici. Lì il servizio in camera non è dei più efficienti, e ci si arrangia come si può. Questa volta tutti mi salurarono, chi con un grugnito, chi con un ciao, e chi con un buonasera. L'inaspettato mentore della sera precedente, mi guardò col suo consueto mezzo sorriso."Tornato? Ti piace il panorama, a quanto pare..." Effettivamente la ferrovia corre lungo il litorale ligure, e dal Grand Hotel delle Palme si gode un panorama per niente disprezzabile. Solo le serate col teso vento di scirocco fanno rimpiangere di essere altrove."Beh... mica solo per il panorama! Diciamo che l'accoglienza è da cinque stelle..." risposi ridendo anche io. Tutti si presero un po' di cibo. Non ringraziarono. Sapevano che non dovevano farlo. In quest'Hotel quello che si può si deve dividere, tranne i soldi e le scarpe, naturalmente. Mi preparai il giaciglio e mi accesi una sigaretta. "Vuoi?" dissi porgendo il pacchetto al nuovo amico."Ne ho, grazie. Fumo dalle mie." "Ho visto che siete quasi tutti mattinieri..." Stavolta non rise, disse semplicemente: "Qui abbiamo ancora quasi tutti ancora un po' di dignità da difendere. La gente fa finta di non vederci, e noi cerchiamo di non farci vedere. Siamo il popolo degli invisibili: meno diamo all'occhio, più stiamo tranquilli noi e loro. A loro non piace vedere a cosa riduce la mancanza di sicurezze acquisite, ciò che danno per scontato. Li mette a disagio, e qualuno reagisce con cattiveria. Meglio sparire per tempo.". "Ora sono tempi difficili..." continuò "...una volta ti sceglievi un paese, un quartiere e se ti facevi benvolere, tutti ti aiutavano e ti davano una mano. Non è più così. Stiamo diventando un esercito che s'ingrossa di giorno in giorno, e quelli più disperati, gli ubriaconi, i tossici, e i delinquenti sono i più visibili, e ormai l'equazione ci compara tutti. Bollati ed etichettati.". Spensi la sigaretta e dormii.