Cartone

L'assistente sociale.


Ho già mandato quasi a memoria, nell'ordine: Novella Tremila della scorsa settimana, Panorama del novembre 2003, e mi appresto già ad affrontare la prossima rivista. La porta si apre, finalmente. E' strano come la cognizione del tempo si amplifichi se sei in attesa dietro ad una porta. "Signor Gaetano? Si accomodi, prego." - avrà sui 50 anni. Biondo finto e finta aria di disponibilità sul volto. Dopo un'attesa di venti giorni per un appuntamento, e atre due ore in sala d'attesa, eccola: l'assistente sociale di zona. Sono teso come all'esame di maturità. "Buongiorno, sono venuto da lei per un colloquio. Spero mi possa aiutare. Sa, è da molti mesi che dormo in stazione, e dopo aver vinto la mia ritrosia, mi sono deciso a rivolgermi a qualcuno..." "Lei dorme in strada? Mah! Non ha proprio l'aspetto del barbone." "Be', signora... se questo la può consolare, nemmeno lei ha l'aspetto della zoccola..."Finalmente un po' di colore e di umana passione su quel viso! "Ma come si permette!" "Ma come si permette lei! Sono venuto qui per esporre i miei problemi e non per farmi insultare! Ma cosa crede? Io un lavoro ce l'ho. Sono un suo collega, lavoro in Comune da 28 anni!" Il suo atteggiamento cambia di colpo, e un velo d'interesse (o di curiosità?) le attaversa il volto. "Be', se è un collega presumo che abbia uno stipendio, no? E non le basta?" "Si, certo. Una volta mi bastava. Pensi che riuscivo anche a risparmiere qualcosa. Ora dallo stipendio di 1200 euro ne debbo detrarre 350 per il mantenimento dei figli, altrettanti per un prestito contratto con una finaziaria, e qualche altro piccolo puffo seminato ingiro. Diciamo che al netto mi rimangono in tasca poco più di 400 euro. Un po' poco per permettersi un affitto, pagare le bollette, e concedersi il lusso di mangiare, non le pare?" "E fino ad ora come se l'è cavata?" "Come fanno tutti. Avevo un secondo lavoro in nero che mi compensava qualche uscita, e con cui mi pagavo un alloggio. Ma in questi tempi di crisi, il primo a saltare è proprio il lavoretto di comodo. E di conseguenza la casa dove abiti, se non riesci a pagare un affitto." "Ma ora dov'è residente?". "Mantengo la residenza dove abitavo, questo finchè l'appartamento continua ad essere sfitto. Lo sa bene che per il nostro lavoro avere una residenza è d'obbigo." "Si, capisco. Ma come posso aiutarla io? Un reddito ce l'ha, e non posso inserirla tra i beneficiari di un sussidio; un lavoro ce l'ha, e non posso considerarla per un contratto socialmente utile (circa 300 euro al mese per pochi mesi - n.d.r.); una residenza ce l'ha, e mi diventa impossibile inserirla in alloggio protetto. Dovrebbe non averla, e dopo 18 mesi, maturerebbe questo diritto...". E' deprimente scoprire di essere un'anomalia del sistema. http://canali.libero.it/affaritaliani/cronache/grandhotel2604.html