Napoli

Le chiese di Napoli: San Giovanni a Carbonara.


Era il maggio del 2010, durante una splendida giornata primaverile che sapeva già d'estate, in una Napoli calda, frenetica e bella come sempre, nonostante i rifiuti. Mi ritrovavo nella mia città per partecipare alla festa della prima comunione di mia nipote Sabrina, ragazzina dolcissima, dotata di arguzia sottile come, al giorno d'oggi, tanti ragazzini della sua età.La cerimonia, considerato che la festeggiata abita con i genitori in Via Cesare Rosaroll, si svolse nella vicina chiesa di San Giovanni a Carbonara.Non so il perché ma, non avevo mai visitato questo tempio, nonostante non abitassi molto distante da esso quando risiedevo a Napoli. Non avevo idea di cosa mi fossi perso fino a quel momento: una meraviglia da rimanere abbagliati, allocata fuori dai circuiti tradizionali turistici e quindi, poco interessata da visite guidate.
La chiesa è di epoca trecentesca, tra le più ricche di opere d'arte della città ed è ubicata nell'omonima strada del centro storico, così chiamata in quanto era destinata in epoca medievale a luogo di scarico dei rifiuti inceneriti.Arrivai, vestito come si conviene per una cerimonia, al cospetto di questo meraviglioso monumento e immediatamente capii che questa delizia mi avrebbe impegnato certamente di più che la cerimonia religiosa stessa. Le cerimonie religiose, su di me, hanno l'effetto di un narcotico: riescono a farmi addormentare in molto meno tempo di un noioso dibattito televisivo; per non parlare, poi, dei sermoni dei preti dagli altari. Non assisto a una messa intera da quando avevo ventisette anni (il giorno del mio matrimonio) e la cosa, su di me, ha avuto solo effetti positivi. Ma torniamo a San Giovanni a Carbonara.Una scala di piperno, realizzata da Ferdinando Sanfelice nel 1707, fà da ingresso: scenografica, ampia, dotata di doppia rampa "a tenaglia". Un autentico capolavoro che colpisce per l'idea geniale avuta da chi la concepì e per l'incuria e l'abbandono che la ingiuriano.Si arriva, così, davanti alla facciata e all'ingresso. La costruzione della chiesa ebbe inizio nel 1343, grazie alle donazioni del patrizio napoletano Gualtiero Galeota, sul luogo dove sorgeva un piccolo convento di agostiniani.La facciata è molto semplice: presenta un bel portale gotico con due pilastri ornati ed una lunetta affrescata dal pittore lombardo Leonardo da Besozzo.Vicino all'arco furono sistemati otto stemmi angioini e la figura del sole splendente, simbolo della famiglia nobiliare Caracciolo del Sole.
Quando entrai nella chiesa, ebbi subito la sensazione di trovarmi a diretto contatto con uno di quei monumenti di cui difficilmente si riesce a dimenticare la bellezza e la solennità e, la sensazione si trasformò in certezza non appena varcata la soglia d'ingresso.L'interno si presenta a croce latina con un'unica navata di forma rettangolare con cappelle laterali aggiunte in tempi posteriori. L'altar maggiore è semplicemente spettacolare, poggia su una pavimentazione a marmi policromi, è posto tra due finestroni a linea tipicamente gotica e, sullo sfondo abbaglia letteralmente la vista il meraviglioso Monumento funebre di Re Ladislao.Fu, infatti, Giovanna II d'Angiò che lo fece erigere in memoria del fratello Ladislao. Si tratta di un imponente monumento sepolcrale in stile tardo-gotico la cui costruzione iniziò l'anno della morte del re, avvenuta nel 1414, e andò avanti per alcuni anni. Esso, raggiunge l'altezza della Cappella Maggiore (18 metri), ed è attribuito per tradizione ad Andrea da Firenze ma, in realtà, sarebbe opera di più artisti toscani allora presenti nella capitale.Ad ammirarlo si resta davvero senza fiato. Sono presenti quattro colossali cariatidi che sostengono tutta l'opera. esse rappresentano le Virtù (Temperanza, Fortezza, Prudenza e Magnanimità) ed è poggiato su una base che lascia al centro un'apertura per l'accesso alla Cappella Caracciolo del Sole (altra meraviglia da visitare assolutamente), con ai lati, posti in due edicole, i dipinti di Leonardo da Besozzo Sant'Agostino e San Giovanni.
In una grande nicchia formata da due archi a tutto sesto vi sono sei statue con figure sedute, tra cui Ladislao e Giovanna in trono e gruppi di Virtù (Carità e Fede).I pilastri che sorreggono l'arco mediano presentano decorazioni in stile gotico e statuette, mentre il sarcofago è adornato con quattro figure poste in piccole nicchie che raffigurano Ladislao, Giovanna e i genitori Carlo III e Margherita ed è sormontato dalla figura del re giacente, benedetto da un vescovo (sebbene nella realtà storica Ladislao morì scomunicato).Sulla sommità, la statua di Ladislao a cavallo, completa di armatura su cui vi è l'iscrizione Divus Ladislaus, è del tutto peculiare in quanto il sovrano è rappresentato con la spada sguainata e questa iconografia è piuttosto rara all'interno di una chiesa.I piccoli pilastri che sovrastano gli archi minori sono decorati con sedici statuette raffiguranti apostoli, profeti e monarchi mentre lo stemma reale è più volte ripetuto su due cupole di forma gotica che sovrastano gli archi maggiori.Vi dicevo della Cappella Caracciolo del Sole: vi si accede da un cancello posto tra le cariatidi del monumento di Ladislao ed è di forma circolare. Una meraviglia! La pavimentazione è maiolicata, del XV secolo e riporta motivi floreali, animali e ritratti di uomini e donne in costumi dell'epoca.Gli affreschi delle pareti sono della seconda metà del secolo XV e raffigurano, nella zona inferiore, una Vita degli eremiti di Perinetto da Benevento, mentre la parte superiore è da attribuirsi all'onnipresente Leonardo da Besozzo: sopra l'ingresso altre pitture del Perinetto (Presentazione al Tempio e Transito di Maria) e una Natività di Maria e un'Annunciazione e figure di santi di Antonio da Fabriano.
Altro motivo che dovrebbe spingere frotte di visitatori in questa chiesa è il Sepolcro di Sergianni Caracciolo, il Gran Siniscalco del regno nonché amante della regina Giovanna II. Fu assassinato nel 1427 dopo una congiura di palazzo.Il monumento incompiuto, fu eseguito da Andrea Ciccione, su commissione di un fratello del Caracciolo, Troiano, ed è composta da sei pilastri che sorreggono un'arca, su cui vi sono decorazioni di fogliame e statue di guerrieri armati con una corazza che reca lo stemma della famiglia Caracciolo.Il defunto è rappresentato con un pugnale nella mano destra, mentre l'iscrizione fu composta dall'umanista Lorenzo Valla. Alcune mattonelle che un tempo decoravano la cappella sono oggi al British Museum.Altre opere presenti in questo autentico scrigno sono la Cappella Caracciolo di Vico e la Cappella Miroballo.Quando finita la messa, la mia nipotina, nel salutarmi mi chiese se mi fosse piaciuta la funzione religiosa organizzata per la festa della prima comunione, le risposi dicendole: "bellissima, raramente ho assistito a qualcosa di più bello!". Una mezza bugia. O una mezza verità, vedete voi. La cosa importante è che, ogni volta che penso a Sabrina, mi viene in mente la meravigliosa giornata trascorsa grazie a lei e alla stupenda chiesa di San Giovanni a Carbonara.