Napoli

Le immagini e i busti sulle porte della città.


Non so se avete notato, passeggiando per Napoli, che sulle antiche porte che con le mura la cingevano, vi sono dei dipinti e delle statue: sulla facciata interna di porta Nolana vi è un busto di San Gaetano; su quella di San Gennaro vi è un busto dello stesso santo e uno splendido dipinto di Mattia Preti; sull'arco di Port'Alba troneggia sempre San Gaetano che precedentemente sormontava la demolita Porta Reale; fino a qualche decennio fa, sulla monumentale Porta Capuana c'era un nicchione ch non recava più l'affresco di Mattia Preti aggredito dal tempo, ma una Madonna del Maldarelli che l'aveva sostituito.
Perché questa singolarità? Cosa spingeva i napoletani a completare la costruzione delle porte con immagini sacre dipinte o scolpite?Tutto è riconducibile al più grande evento distruttore che abbia mai colpito la città nei suoi 25 secoli di storia. Infatti, seppur perseguitata da guerre, rivoluzioni, epidemie, terremoti, nubifragi, eruzioni vulcaniche, bombardamenti ed altre calamità, la sciagura più grande fu indubbiamente la peste del 1656.Per cercare di arginare il male che imperversava in lungo e in largo, il vicerè conte di Castrillo dispose che venisse istituita la Deputazione della Salute Pubblica composta da rappresentanti dei Seggi e da funzionari della Sanità.Le cifre erano spaventose: si passò dai 100 decessi giornalieri del mese di maggio ai 1000 della prima metà di giugno per finire ai 2000 alla fine dello stesso mese. Quando l'epidemia raggiunse l'acme, si contarono 4000 vittime giornaliere nel mese di luglio e nella prima metà di agosto.
Napoli, all'epoca, era caratterizzata da un patologico super affollamento con conseguente carenza igienica. La profilassi sconosciuta, l'esiguo numero di medici e l'arretratezza in generale del settore sanitario, fecero il resto. Le zone più colpite, furono ovviamente le più povere e popolari: il Lavinaio, il Mercato, il Pendino e il Porto.Non mancarono gli episodi della caccia agli "untori" che, per la superstiziosa fantasia popolare, erano responsabili della propagazione del male perché ungevano le porte delle abitazioni di chi era già stato colpito.Con tutti i decessi che si verificavano, i cimiteri cittadini non furono più sufficienti e, di conseguenza, il vicerè, fece liberare gli schiavi e i galeotti e li adibì alla rimozione, al trasporto e al seppellimento delle salme. Quest'ultima operazione, si svolse in alcune piazze che così assolsero a duplice compito di lazzaretti e cimiteri.Le piazze prescelte furono il Largo delle Pigne (Piazza Cavour), Piazza Mercato e il Largo del Mercatello (Piazza Dante). Di quest'ultima, Micco Spadaro ha tramandato una terrificante veduta mediante una tela conservata al museo di San Martino.
Poi, finalmente, nell'agosto del 1656, un violento acquazzone diede il via ad una sorta di purificazione e il male, pian piano, andò scemando mietendo sempre meno vittime per poi potersi dire definitivamente debellato nell'ottobre dello stesso anno. Era durato 6 mesi, un'infinità.A dicembre, fu possibile fare un primo resoconto ed era spaventoso: dai quasi 400.000 abitanti, Napoli vide la sua popolazione ridotta a un terzo. Sopravvissero in 130.000 circa pertanto, su ogni 10 persone, 7 persero la vita a causa della peste.E torniamo ai nicchioni, ai dipinti e ai busti dei santi sulle porte della città. Durante il periodo in cui imperversava il morbo, gli Eletti dei Seggi, invocarono con Pubblico Voto, l'assistenza dei santi per far fronte al flagello e, il 27 maggio 1656, con pubblica spesa, deliberarono di far dipingere le immagini della Madonna, di San Gennaro, di San Francesco Saverio e di San Gaetano su tutte le porte della città affinché, con la loro presenza, tenessero lontano la peste.Quando l'epidemia finì, ci furono aspre polemiche fra gesuiti e teatini per stabilire a chi si doveva attribuire il merito della cessazione del contagio, se a San Francesco Saverio o a San Gaetano Thiene. Furono addirittura inviate al papa preghiere e richieste affinché fosse nominato patrono della città il santo da essi sostenuto. Alessandro VII, papa dell'epoca, decise in maniera salomonica di far ascrivere entrambi i santi tra i protettori della città.A giudicare dai busti e dalle tante altre sculture presenti in città, direi che San Gaetano ha avuto comunque un trattamento leggermente privilegiato. Forse qualcuno pensò che si fosse impegnato di più.