Napoli

I palazzi di Napoli: Palazzo Como.


Siamo nel XIV secolo e, il mercante napoletano Angelo Como, acquistò alcuni suoli da un certo Francesco Scannasorice e, vi fece costuire la propria dimora. Una dimora che divenne subito un punto di riferimento per la città, per il suo stile, la sua eleganza, la sua architettura.
Oggi, la dimora di cui parliamo, la incontriamo a metà percorso dell'attuale via Duomo, provenendo dalla cattedrale, sulla destra: il suo stile è inconfondibile e non ci si può non soffermare per ammirarla. Il progetto venne affidato ai settignanesi che eseguirono il lavoro su un disegno, si pensa, di Giuliano da Maiano. All'interno vi lavorarono numerosi artisti e operai addetti alla fabbrica che rivestirono le strutture con piperno e marmo.
Dopo una cessione alla chiesa di San Severo al Pendino che lo utilizzò come chiostro della chiesa stessa, Palazzo Como, nel XIX secolo, fu trasformato in una fabbrica di birra dall'acquirente austriaco Antonio Mennel; altri locali dello stesso edificio, furono invece adibiti ad archivio storico del Regno delle due Sicilie.Poi, per i lavori del risanamento di cui abbiamo già parlato in un post precedente, venne presa in considerazione l'ipotesi di abbattere il palazzo perché era prevista la realizzazione del taglio di Via Duomo. Si opposero in tanti e si optò per lo spostamento dell'edeificio. In pratica, Palazzo Como, fu smontato letteralmente e ricostruito venti metri più dietro, consentendo il passaggio dell'attuale rettilineo di Via Duomo. L'opera fu affidata agli ingegneri Eduardo Cerrillo, Carlo Martinez e Alberto Pedone. Gli interni vennero completamente rifatti e la struttura tutta, guadagnò la posizione centrale e importante che tutt'ora possiede in città.La facciata è su tre livelli: il basamento, il pianterreno con bugne rustiche e il piano nobile con bugne lisce. Il portale marmoreo è centrato e rende simmetria alla facciata; le finestre sono poste a pendenza diversa e sono adornate da cornici in piperno.Il cortile rinascimentale interno, da accesso alle scale che portano al Museo Civico Gaetano Filangieri, inaugurato nel 1888.
Gaetano Filangieri junior, principe di Statriano, propose all’allora sindaco di Napoli Girolamo Giusso, di conservare in Palazzo Como le opere di sua proprietà. Il principe donò la sua magnifica raccolta d’arte al comune di Napoli in quarto parte di un progetto di un Museo Artistico industriale ispirato ai più famosi della Francia, dell’Inghilterra e anche a quello italiano di Torino.  L’eterogeneità  delle collezioni, che annoverano oltre 2000 prodotti artistici, più di 10000 medaglie e monete, libri, pergamene e documenti d’archivio, è stata menomata dal bombardamento del 1943, durante il quale buona parte dei pezzi è andata distrutta.Nei vari ambienti, sistemati ancora secondo la moda tipica degli ultimi anni dell’800, risaltano in particolare la collezioni di armi occidentali ed orientali risalenti al periodo compreso tra il XV e il XIX secolo, pastori,  il busto di Ferdinando IV di Borbone di Antonio Canova, il pavimento risalente al 1882, con gli stemmi e le iniziali dei Filangieri, i dipinti di Bernardino Luini, tra cui “S. Prassede” e quelli dello Spagnoletto, "Testa di San Giovanni Battista”  e “Santa Maria Egiziaca”.
Si annovera, altresì, una meravigliosa collezione di porcellane costituita da 393 pezzi delle migliori fabbriche italiane ed europe e quella di ceramiche provenienti da Meissen, Zurigo, Sevres, Vienna e, ovviamente dalla Real Fabbrica di Capodimonte; sono raccolti, inoltre, ricami e merletti siciliani del XVI secolo e paramenti liturgici del ’600 e del ’700; nel 1984 la collezione numismatica di Filangieri è stata arricchita dai 3280 pezzi della collezione Bovi – Mastroianni.