Napoli

Storia del Palazzo Reale.


Napoli è una ex capitale e come tale è ricca di palazzi di un certo pregio e di un certo prestigio.Essendo stata capitale di un regno, si è dotata nei secoli di palazzi reali sontuosi ed eleganti. I suoi sovrani hanno dimorato in castelli come quello dell'Ovo, il Maschio Angioino, Castel Capuano ma poi, hanno preferito alloggiare in edifici più consoni ad ospitare la corte di un regno comunque importante e conosciuto nel resto d'Europa.Il primo vero palazzo che fu costruito in previsione di una visita nel Viceregno (visita poi non effettuata) del nuovo Re di Spagna Filippo III d'Asburgo, fu voluto dal Viceré spagnolo Fernando Ruiz de Castro, nel 1600.Il progetto di questo enorme edificio che sarebbe sorto in una vasta area fra Santa Lucia e Castelnuovo, fu affidato ad un grande architetto del tempo, Domenico Fontana, e quando divenne realtà, fu il cuore pulsante della vita politica e sociale napoletana.Tutto questo fulgore fu però perduto negli anni successivi e per vedere il palazzo assurgere veramente a dimora reale bisogna attendere l'arrivo a Napoli di Re Carlo III di Borbone. Con l'arrivo di questo illuminato sovrano, Napoli diviene finalmente capitale di un regno che andava dal Tronto alla Sicilia, un paese bello, meta obbligatoria dei viaggiatori  di quel tempo, ricco di città e paesaggi che divengono sempre più spesso quadri di grandi artisti e bellissime pagine di libri di famosi scrittori.Cosicché il Palazzo Reale viene affidato a Ferdinando Sanfelice, altro quotato architetto, che attuò restauri e ampliamenti.
Nel 1737, per il matrimonio di Re Carlo con Maria Amalia di Sassonia, furono chiamati a corte i migliori artisti presenti a Napoli. Prestarono così la loro opera, fra gli altri, Francesco Solimena, Francesco De Mura, Nicola Maria Rossi, Domenico Antonio Vaccaro. Nonostante tutto ciò, Re Carlo non si affezionò mai al palazzo perché lui aveva già da tempo nella mente le nuove dimore di Caserta e di Capodimonte che avrebbe fatto costruire successivamente.Fu, quindi, con Ferdinando IV di Borbone, figlio di Carlo III, che ripresero di nuovo i lavori nel Palazzo Reale. Fu infatti costruito un nuovo lungo braccio verso oriente ove attualmente è sistemata la Biblioteca Nazionale e furono realizzate le prime sei campate di balconi.Poi, nel 1769, Ferdinando Fuga, altro grande nome fra gli architetti del tempo, trasformò la Gran Sala della Reggia spagnola in teatrino di Corte inaugurato con una Serenata di Giovanni Paisiello. Suonarono, inoltre, nel teatrino Nicola Piccinni e Domenico Cimarosa.Sempre sotto l'attenta egida di Ferdinando Fuga, furono poi decorate le sale del palazzo ed è proprio a questa fase che risalgono le porte dipinte e gli arazzi della Real Casa tuttora conservati.Il Palazzo Reale di Napoli si affaccia sulla rinomatissima Piazza del Plebiscito, una piazza che ha vissuto momenti storici di grande prestigio alternandoli ad altri di ben più basso profilo.Ferdinando, proprio per adornare la piazza, commissionò al veneziano Antonio Canova due statue equestri raffiguranti se stesso e il suo genitore Carlo III.L'artista fu ospitato proprio fra le mura del palazzo e riuscì a finire solo la scultura relativa a Carlo. Canova era ormai vecchio e malato e per la statua di Ferdinando riuscì a modellare solo il cavallo. Il resto dell'opera fu compiuta da Antonio Calì. I due monumenti raffiguranti i due sovrani ancora oggi sono collocati al centro della Piazza, quasi a fare da guardiani affinché tutto resti come avevano voluto.