Napoli

Il Maschio Angioino.


E proprio passeggiando per Piazza del Municipio e dintorni, presi dalle tente cose belle che si ha l'opportunità di vedere, quando ci si avvicina al monumento simbolo di Napoli, il Maschio Angioino, si resta davvero abbagliati e impressionati da tanta imponenza.Si comincia con l'ammirarne le fattezze che a distanza di secoli danno ancora una netta sensazione di robustezza; si continua con l'osservarne le torri, belle, alte, merlate; poi si posa lo sguardo sul ponte levatoio, poi lo si abbassa per affacciarsi sul fossato e infine si resta letteralmente catturati dal grandioso Arco di Trionfo di Alfonso d'Aragona.
immagine del Maschio AngioinoLa prima pietra di questo spettacolare castello è messa in posa nel 1279 e i lavori terminarono appena 3 anni dopo. Considerata la mole dell'opera e tenuto conto delle tecniche di costruzione dell'epoca, si tratta di un vero record.Fu Carlo I d'Angiò a volerlo e la sua costruzione consacrò anche il definitivo trasferimento della capitale del regno da Palermo a Napoli, meglio posizionata geograficamente, più grande e completa della pur magnifica città siciliana. Il passaggio delle competenze fu già tentato in precedenza da Federico II di Svevia che, proprio per i motivi suesposti, fondò a Napoli "Lo Studio" e cioè la prima Università del regno destinata inizialmente agli stranieri residenti nei confini dello stato. Era il 1244. La Federiciana di Napoli è, quindi, la terza università italiana per fondazione dopo le prime due Bologna e Padova.Ritorniamo però al Maschio Angioino.Il Castello fu denominato anche "Nuovo" per distinguerlo da quelli preesistenti dell'Ovo e Capuano. Circa un secolo e mezzo dopo venne ricostruito quasi completamente dagli Aragonesi che, intanto, sostituirono gli Angioini e i lavori videro anche l'aggiunta dell'Arco di Trionfo.La fortezza divenne il fulcro difensivo della città e servì anche come residenza ufficiale del sovrano. Essa fu abitata prima da Carlo I d'Angiò come già avevamo accennato precedentemente, poi fu la volta di Roberto d'Angiò detto "il Saggio" che vi fece lavorare anche Giotto.
Roberto d'AngiòPurtroppo le uniche testimonianze dell'attività di Giotto a Napoli le troviamo nella basilica di Santa Chiara; queste del Maschio Angioino andarono distrutte a causa degli innumerevoli terremoti.Alla corte di Roberto in quegli anni fra il 1328 e il 1333, operarono anche Boccaccio e Tino da Camaino perché questo sovrano amava circondarsi di grandi artisti e letterati.Sempre durante il periodo angioino, il Maschio fu la scena di uno dei più noti eventi della storia medioevale: il "gran rifiuto" di Celestino V il 13 dicembre 1294. Fu, infatti, proprio per questa singolare situazione che il castello ospitò il Conclave per eleggere il nuovo papa, il cardinale Benedetto Caetani con il nome di Bonifacio VIII. Al riguardo vi è da aggiungere che Napoli è una delle quattro città ad aver ospitato un conclave; le altre sono ovviamente Roma e poi Venezia e Viterbo.Dopo Roberto il Saggio ecco arrivare sulla scena reale napoletana la regina Giovanna d'Angiò, donna che ha lasciato un ricordo di sé non proprio impeccabile per il suo comportamento piuttosto disinvolto. Questa donna, fra le altre cose, fece anche ammazzare il marito Andrea d'Angiò, fratello del re d'Ungheria.A Giovanna I successe Giovanna II donna dai costumi alquanto "liberi" al punto tale da avere avuto un numero imprecisato di amanti e di averne fatto uccidere moltissimi perché rei di aver parlato in giro male di lei.Ma eccoci al 1442. Arrivano a Napoli gli Aragonesi e la corona passa ad Alfonso d'Aragona detto "il Magnanimo" che, per immortalare la conquista del Regno e della sua capitale, commissionò il meraviglioso Arco di Trionfo posto fra le due torri principali del Maschio Angioino.Con Alfonso finalmente terminò il declino causato dalle due Giovanna e iniziò invece un periodo di rinascimento. Presso la sua corte sorse la famosa Accademia Pontaniana che coinvolgeva i migliori ingegni del mezzogiorno. Iniziò anche una importante, ennesima ristrutturazione del castello che donò alla fortezza l'attuale aspetto. Fu, inoltre, completamente rifatta la sala maggiore, che diventa un meraviglioso esempio di statica architettonica, alta circa trenta metri, con un'incredibile copertura a costoloni che partendo dal centro, si congiungono elegantemente alle mura perimetrali. Questa sala è oggi chiamata "la Sala dei Baroni". Vi racconto il motivo.Il Principe di Salerno, Antonello II di Sanseverino e il Conte di Sarno, Francesco Coppola, ordirono una trama contro re Ferrante d'Aragona, figlio di Alfonso il Magnanimo. Per far riuscire meglio la congiura, i due nobili avevano fatto in modo da coinvolgere buona parte di tutti i potenti titolati del regno.Ferrante, che come il padre era molto intelligente ma, a differenza del padre, non era affatto magnanimo, capì per tempo quello che stava accadendo e, senza far sospettare nulla, organizzò una festa che segnasse il superamento di tutte le ostilità e la definitiva riconciliazione del sovrano con i nobili. Dopodiché invitò tutti i congiurati nella sala maggiore del castello.I Baroni accorsero e caddero tutti nella trappola. Appena dentro la Sala, infatti, il re ordinò alle sue guardie di sbarrare le porte, li fece arrestare tutti e di loro non si seppe più nulla. E' da allora, per questo motivo che la Sala Maggiore è stata rinominata "Sala dei Baroni".Il Castello conobbe, dopo Ferrante, un periodo di declino durante il quale fu più volte saccheggiato e impoverito nel corso degli avvenimenti bellici di cui Napoli è stata scenario. Quando, però, nel 1734 arrivò Carlo III di Borbone, questo grande sovrano si impegno a restituirgli la dovuta dignità.Fu in questo castello, infine, che nel 1799 i Francesi proclamarono la costituzione della bella ma breve esperienza della Repubblica Partenopea.Per concludere, vi è da aggiungere che, come tutti i manieri che si rispettino, anche il Maschio Angioino dispone di ampi sotterranei e di anguste e tetre prigioni; inoltre, vi è anche una cella detta "cella del coccodrillo" che, secondo la leggenda, avrebbe ospitato un enorme esemplare di questi rettili che si cibava dei nemici dei regnanti e degli sfortunati amanti della regina Giovanna II.Oggi, nella Sala dei Baroni, viene ospitato il Consiglio Comunale della città e nessun luogo poteva essere più adatto considerate le continue congiure alle quali ci ha abituato la politica moderna.