Sono nato nel quartiere della Vicaria, di cui un giorno, in un post che vorrei proporvi, parlerò. La strada dove abitavo era Via Bari, una delle perpendicolari alla più importante Via Nazionale. Via Bari culmina, da un lato sul Corso Novara e dall'altro in una largura denominata Piazza Salerno.Quando ero ragazzino Piazza Salerno era - come per un altro centinaio di piccoli abitanti del quartiere - il campo di calcio locale. Al centro di questa piazza, di sera poco trafficata, vi era una vecchia costruzione, cinta da un muro abbastanza alto che si interrompeva per far posto al cancello d'ingresso, alto anch'esso. Oltre il cancello, faceva bella mostra di sè un giardino e, al centro delle due aiuole principali, vi era la presenza maestosa di due imponenti pini, sui rami dei quali, spesso, andavano definitivamente ad incastrarsi i nosti palloni "super santos" fra la disperazione di tutti i partecipanti.La casa al centro del giardino era molto bella e abitata da un distinto signore che vedavamo di sfuggita entrare la sera quando noi iniziavamo a giocare. Dovrei aggiungere che eravamo anche diventati esperti a scavalcare il cancello d'ingresso per recuperare il pallone quando questo finiva fra i cespugli del giardino. Una sera toccò a me andare a recuperarlo e mi ritrovai, per la prima volta in vita mia, a diretto contatto con due occhi attenti e due fauci pronte a sbranarmi. Il proprietario di questo armamentario era uno splendido pastore tedesco il cui hobby principale era tenere lontano ragazzini come me e addentare tutti i palloni che gli capitassero a tiro. Il mio lo esibì, sgonfio, tra i denti, qualche minuto dopo, fra lo sconforto generale.
La nuova "city" di Napoli: il Centro Direzionale.
Sono nato nel quartiere della Vicaria, di cui un giorno, in un post che vorrei proporvi, parlerò. La strada dove abitavo era Via Bari, una delle perpendicolari alla più importante Via Nazionale. Via Bari culmina, da un lato sul Corso Novara e dall'altro in una largura denominata Piazza Salerno.Quando ero ragazzino Piazza Salerno era - come per un altro centinaio di piccoli abitanti del quartiere - il campo di calcio locale. Al centro di questa piazza, di sera poco trafficata, vi era una vecchia costruzione, cinta da un muro abbastanza alto che si interrompeva per far posto al cancello d'ingresso, alto anch'esso. Oltre il cancello, faceva bella mostra di sè un giardino e, al centro delle due aiuole principali, vi era la presenza maestosa di due imponenti pini, sui rami dei quali, spesso, andavano definitivamente ad incastrarsi i nosti palloni "super santos" fra la disperazione di tutti i partecipanti.La casa al centro del giardino era molto bella e abitata da un distinto signore che vedavamo di sfuggita entrare la sera quando noi iniziavamo a giocare. Dovrei aggiungere che eravamo anche diventati esperti a scavalcare il cancello d'ingresso per recuperare il pallone quando questo finiva fra i cespugli del giardino. Una sera toccò a me andare a recuperarlo e mi ritrovai, per la prima volta in vita mia, a diretto contatto con due occhi attenti e due fauci pronte a sbranarmi. Il proprietario di questo armamentario era uno splendido pastore tedesco il cui hobby principale era tenere lontano ragazzini come me e addentare tutti i palloni che gli capitassero a tiro. Il mio lo esibì, sgonfio, tra i denti, qualche minuto dopo, fra lo sconforto generale.