Napoli

Le Quattro Giornate di Napoli.


Mio padre mi raccontava spesso di quanto accadde nella nostra città durante la seconda guerra mondiale: i rombi dei motori degli aerei, i boati delle bombe, i palazzi distrutti, i morti per le strade, le sirene che preavvisavano, i ricoveri nei sottosuoli di Napoli, le donne che piangevano con i loro bambini fra le braccia, la paura sui volti di tutti, la speranza che ormai aveva gettato la spugna.Nonostante ciò, Napoli, proprio dalla sua disperazione, riuscì a trovare le forze di una reazione così orgogliosa che le valse la liberazione dal giogo nazista: Napoli fu, infatti, la prima fra le grandi città italiane, ad insorgere e, le forze alleate, quando arrivarono, l'1 ottobre 1943, la trovarono già libera.
La nostra metropoli è stata insignita della medaglia d'oro al valor militare per l'episodio storico di insurrezione avvenuto nel corso del conflitto mondiale, un episodio durato quattro giorni, dal 27 al 30 settembre 1943, le famose "Quattro Giornate di Napoli".I bombardamenti avevano ormai quasi raso al suolo la città, causarono ingenti perdite in termini di vite umane anche per la popolazione civile. Furono più di 20.000 i napoletani che rimasero vittime di questi attacchi indiscriminati.Anche il patrimonio artistico-culturale non venne risparmiato: il 4 dicembre 1942 fu semidistrutta la basilica di Santa Chiara, mentre il 28 marzo 1943, circa 600 persone rimasero vittime per l'esplosione della nave Caterina Costa, ancorata nel porto e, nel bomardamento del 4 agosto dello stesso anno, rimasero uccise oltre tremila persone.
Avvennero poi degli episodi altrettanto incresciosi anche da parte di chi avrebbe dovuto organizzare le difese della città e che, invece, si rivelò codardo e collaborazionista: Riccardo Pentimalli e Ettore Del Tetto, responsabili militari, si diedero alla fuga dopo aver consegnato la città all'esercito tedesco. L'ultimo atto di Del Tetto fu la stesura di un manifesto che, vietando gli assembramenti, autorizzava i militi a sparare sulla folla in caso di inadempienza.il 12 settembre il colonnello Scholl, proclamò il coprifuoco e dichiarò lo stato d'assedio con l'ordine di passare per le armi tutti coloro che si fossero resi responsabili di azioni ostili alle truppe tedesche, nella misura di cento napoletani per ogni tedesco eventualmente ucciso.
Avvenne poi la fucilazione di otto prigionieri di guerra in Via Cesario Console, si sparò contro alcuni marinai italiani davanti al palazzo della Borsa e sulle scale dell'Università avvenne l'esecuzione di un giovane marinaio cui migliaia di cittadini furono costretti ad assistere dalle truppe tedesche che, a forza, li condussero sul Rettifilo.La città era ormai esasperata e, dopo un tentativo fallito di deportazione di trentamila giovani napoletani verso qualche campo di concentramento, il colonnello Scholl accese, in pratica, la miccia dell'insurrezione popolare.Ai napoletani di tutte le fascie sociali e di tutte le età, si unirono anche molti dei soldati italiani che solo pochi giorni prima si erano dovuti dare alla macchia. Il 26 settembre una folla urlante si scatenò contro i rastrellamenti nazisti liberando i giovani destinati alla deportazione.Il 27 scoppiò la prima scintilla al Vomero dove fu ucciso un maresciallo tedesco. I combattimenti si svolsero in tutta la città e un tenente dell'Esercito Italiano, Enzo Stimolo, si distinse per l'assalto all'armeria di Castel Sant'Elmo che cadde in serata. Ci furono battaglie nella Villa Floridiana, sul campo sportivo Collana, al Bosco di Capodimonte, al Ponte della Sanità, alle caserme di Via Foria e di Via San Giovanni a Carbonara.Il 28 i combattimenti si spostarono nel quartiere di Materdei e a Porta Capuana dove 6 soldati tedeschi furono uccisi in una sorta di posto di blocco. Altri combattimenti avvennero anche al Maschio Angioino. Al Vomero, intanto, allo stadio Collana, i tedeschi avevano imprigionato numerosi napoletani. La reazione degli uomini di Stimolo fu eroica riuscendo a liberare tutti.
Il Vomero e lo stadio Collana oggiMa l'episodio più commovente fu quello di Gennaro Capuozzo. Apprendista commesso, fu senza dubbio il più giovane degli insorti napoletani che parteciparono al combattimenti contro i tedeschi nelle quattro giornate del settembre 1943. Dopo aver combattuto in via Santa Teresa, fu ucciso da una granata mentre lanciava bombe a mano contro i carri armati tedeschi dal terrazzino dell’istituto delle Filippine."Appena dodicenne – dice la motivazione della sua Medaglia d’Oro – durante le giornate insurrezionali di Napoli partecipò agli scontri sostenuti contro i tedeschi, dapprima rifornendo di munizioni i patrioti e poi impugnando egli stesso le armi. In uno scontro con carri armati tedeschi, in piedi, sprezzante della morte, tra due insorti che facevano fuoco, con indomito coraggio lanciava bombe a mano fino a che lo scoppio di una granata lo sfracellava sul posto di combattimento insieme al mitragliere che gli era al fianco".
Oggi di Gennaro Capuozzo ci resta il bel monumento dedicato a lui e a chi come lui ha perso la vita in quei memorabili giorni. Si tratta di quattro enormi lastroni al centro di Piazza della Repubblica, davanti al consolato degli Stati Uniti d'America. Quattro enormi lastroni di pietra incisa a ricordo di un atto d'amore, d'orgoglio e di eroismo di chi, spegnendo la propria vita per sempre, ha permesso di accendere la speranza a chi rimaneva.