Giuseppe Cotta

7 maggio: ritorno a Borniga


Nei miei ricordi la strada Realdo-Borniga, l’avevo fatta una sola volta, esattamente cinquant’anni or sono, meno tre mesi. Quella volta, avevo tredic’anni, arrivarci non fu meno impegnativo di adesso, data l’ora di partenza da Carmeli: le dieci meno un quarto. Partii a quell’ora perché solitamente la campana chiamava a raccolta i fedeli con un quarto d’ora di anticipo e la messa era celebrata alle dieci. Convinto che fosse celebrata nella parrocchiale, un quarto d’ora mi bastava.Lo sgomento fu quando, sbucando da sotto il portico vidi che la porta della chiesa era chiusa e che sulla piazza non vi era nessuno. Fu facile anche per me capire che se la situazione era quella ciò significava che la messa sarebbe stata celebrata a Borniga.Lascio a voi il compito di dirmi quanto ci misi, perché non ricordo l’ora di inizio della messa, che comunque di certo non era prevista per le dieci. Correggetemi se sbaglio. Giunsi quando la messa era già iniziata ma da poco. Indossai gli indumenti da chierichetto e presi posto all’altare in ginocchio. Appena fui fermo venni preso da un brivido di freddo invernale, mentre il volto e il corpo si bagnavano di sudore. Fu un attimo o alcuni minuti indescrivibili. Voltavo le spalle ai fedeli e il parroco lo vedevo di schiena. Ebbi la netta sensazione che sarei caduto disteso; se non caddi fu perché ero inginocchiato. Questo è ciò che fu.Tornando al presente o comunque  al passato più recente, il 7 maggio ultimo scorso ero a Carmeli, libero per due giorni dal lavoro. Il giorno prima, lunedì, avevo provveduto a votare per il nuovo sindaco, poi salito a casa per fermarmi a dormire, avevo cenato assieme a Edoardo. Nello scambio d’auguri di buona notte mi propose di vederci l’indomani al ristorante Desgenà, perché lui sarebbe salito a Realdo molto presto per lavorare negli orti.Anch’io mi sono alzato quasi presto (erano le 8), per sistemare le cose e per poter partire con comodo nel pomeriggio lasciando la casa in ordine.Alle 10 ritenendo che tutto fosse sistemato, mi sono messo gli scarponcini per poter fare un giro nei sentieri. La prima idea fu quella di salire a Verdeggia, fermarmi al Poggio a salutare Daniele poi, passando da la Curumbera, raggiungere Realdo passeggiando in piano. Troppo facile. Come alternativa a questa c’era di scendere a Cian de Buree, attraversare il ponte, poi salire a Realdo passando en le Roche. Questa ipotesi richiedeva un po’ più di impegno ma sarei arrivato a Realdo troppo presto. Terza ipotesi: far finta che fosse la prima domenica di agosto e che dovessi salire a Borniga per servire messa.(Avrei telefonato al parroco strada facendo per farmi aspettare).Partito dunque da Carmeli alle dieci, giunto a Realdo, non sono salito fino sulla piazza della chiesa ma passando dal Camin sutan e dopo aver salutato comunque Daniele, seppur non lo stesso, indaffarato anch’egli negli orti, mi sono incamminato verso l’erto colle. Non per darmi un tono da erudito ma vi assicuro che ho fatto tutto quel percorso con la presenza virtuale del mio maestro Dante e come lui “fui per ritornar più volte volto”.Per non stancare oltre anche voi sintetizzo: Carmeli-Craviti, in un’ora e mezza. Poi, dopo aver fatto alcune foto, ho stabilito che invece di tornare sui miei passi era per me un’altra novità scendere da Sant’Antonio; sono giunto al monumento ai caduti proprio quando l’orologio della piazza batteva mezzogiorno e mezzo. Abbandonato il mio Maestro, dopo averlo virtualmente salutato, con Daniele ed Edoardo, invece di uscire a riveder le stelle, (c’era un così bel sole), siamo entrati a gustare i sügeli di Clara.  Pubblicato su A Vastera di Luglio 2012 http://www.vastera.it/