Giuseppe Cotta

26° Congresso Nazionale A.M.I


  «Io posso sbagliarmi ma non possoingannarvi» dice Giuseppe Mazzini; «non ho voluto ingannarvi ma ho sbagliato»dice Giuseppe Cotta.Il mio sbaglio è stato quello didarvi una data errata per il Congresso Nazionale AMI, vi ho detto 16/17/18dicembre mentre quella esatta era, pur se negli stessi giorni, nel mese deltrascorso novembre.«Noi Mazziniani siamo deiprivilegiati del dovere». Con queste parole Roberto Balzani, sindaco incarica di Forlì, dimissionario dalla Direzione Nazionale Ami al momento dellacandidatura, ha salutato i delegati a Congresso. Tra pochi mesi l’AMI compirà 70Anni. Nata nel 1943 inclandestinità ha da subito dimostrato che il suo compito «non era quello di unaAssociazione come somma di combricole di parte» (Renzo Brunetti) ma di unaAssociazione con stretto vincolo di persone libere, eguali ed affratellate, ilcui dovere era quello di battersi per la caduta del fascismo, la fine dellamonarchia e la proclamazione della Repubblica. Obiettivi tutti raggiunti, chenon abbiamo la presunzione che ci siano pienamente riconosciuti anche perchénon sarebbe vero, ma per i quali abbiamo impegnato persone, doveri e azioni. Il dovere è oneroso solo se lo siesercita come un obbligo, come qualcosa che si fa controvoglia o ci ripugna; seno no.Tra i doveri inderogabili , non acaso previsti anche dall’articolo 2 primo comma dalla nostra Costituzione;figlia della Costituzione della Repubblica Romana del 1849, vi è quello politicodi ottenere la fratellanza dei popoli. Fratellanza che ha come principio disalvaguardare le future generazioni dalle follie che nel nostro, per fortunasempre meno recente passato, ci hanno fatto subire due guerre mondiali, ledittature nere di Spagna, Germania e Italia; quest’ultima suffragata anchedalla monarchia sabauda e quelle rosse della Russia prima e dell’Europadell’est in seguito. Follie compiute a volte in violazione del secondocomandamento della religione Cattolica Cristiana che obbliga a «Non nominare ilnome di Dio invano», giustificandosi che agivano in nome e per conto proprio diLui.Mazzini, è un fattoinconfutabile, non faceva solo proposte ma al pensiero faceva seguire l’azione.Dopo la Giovine Italia,che doveva agire per compiere l’affratellamento degli italiani e quindi dicompiere il «fatto religioso» della formazione di una Italia unita in forma diRepubblica, pensò e quindi costituì la Giovine Europa, cheaveva il  compito da affratellare lenazioni del continente. Che la questione fosse profetica e non utopistica neabbiamo chiaro riscontro. Riprendendo il pensiero del maestro, Altiero Spinellied Ernesto Rossi proposero, durante il “periodo feriale” imposto loro dalfascismo, il documento Per un’Europa libera e unita, conosciutocome  il manifesto di Ventotene. Nel 1951 a Parigi il 18aprile  si arrivò al primo passo con iltrattato che costituì la CEA(Comunità Europea del carbone e dell’Acciaio). Fecero seguito il 25 marzo del1957 i trattati di Roma, ovvero la costituzione della Comunità EconomicaEuropea. Come è stato detto nel Congresso questi atti hanno rappresentato ilvaro della navicella o, per essere più moderni, il lancio della navicella cheviaggia nello spazio verso il futuro. Quella che vogliamo noi però deve esserel’Europa dei popoli e non solo quella dei capitali. Anche qui però attenzione;l’unità dei popoli non vuol dire cancellare le singole nazioni per fare unoStato solo. Sarebbe ripetere una dittatura che abbiamo sconfitto nel 1989.Il nostro obiettivo è di comporreuna federazione formata da tutti gli stati europei, ognuno dei quali mantengala sua peculiarità, la cui coesione deve basarsi su una legge unica chiamataanche in questo caso Costituzione la cui stesura va affidata ad una AssembleaCostituente a livello europeo, poi letta e approvata a maggioranza assoluta dalparlamento europeo, eletto dal popolo sovrano (non “sovrano”).Negli interventi è stato ancheribadito che, mentre gli studiosi di Mazzini si limitano a prendere conoscenzadel pensiero della persona, dandone un parere positivo o negativo in base alproprio i mazziniani, presa anche loro  conoscenza del pensiero del maestro, cercanocon convinzione di tradurlo in azione. L’impresa di affratellamento deipopoli non è certo facile da realizzare. Sarebbe sufficiente far riferimento apersone, costituite in partito, elette in parlamento, alcune delle quali sonostate anche ministri del Governo, che lottano disperatamente per la separazionedell’Italia, o a coloro che pur essendo fermamente anti-europei chiedono evengono eletti al parlamento di Strasburgo.Si è parlato anche dell’innodegli italiani quale inno nazionale e della nostra volontà di inserirlo comecomma due dell’articolo 12 che definisce la forma e i colori della bandieranazionale: ciò che oggi non è ancora definito. La questione già approvata nelcorso dell’assemblea nazionale di Genova è stata solo rinviata dato il criticomomento e l’incertezza sulle nuove elezioni e quindi sulla durata dellalegislatura. Nel frattempo il parlamento hadeliberato per legge l’obbligo di insegnare il canto degli italiani nellescuole. Giuridicamente sarebbe bastata una circolare ministeriale ma a noi nondispiace che si sia pensato a qualcosa di più difficile da eludere eimpossibile da cestinare.Come dicono in un telegiornalesatirico ci siamo fatti il nodo al fazzoletto e vigileremo per far si che lalegge sia osservata, soprattutto nelle scuole di quei comuni che si ritengonoaltra cosa che l’Italia. Giuseppe CottaSocio isolato Ami NazionalePubblicato su l'Alassino del mese di dicembre 1012