Eccomi all’appuntamento annuale con l’otto marzo, quasi tutto il fiore di mimosa è stato raccolto e le piante - femmine mutilate - sono lì a ricordarci che tutto ciò che attiene alla reale emancipazione della donna permane. Non voglio fare un riepilogo delle “puntate precedenti” ma purtroppo dobbiamo prendere atto che tutto ciò che si verificava quando “erano altri tempi” si è solo un po’modificato nel complesso ma per alcuni versi rimane invariato quando non accentuato. A fare la differenza ci pensano i social network e le televisioni di tutto il mondo, che oggi si possono vedere e ci trasmettono immagini in aggiunta a quelle che prima erano solo notizie lette di corsa perché ritenute poco importanti. Sempre senza voler far sfoggio di una cultura che oltretutto purtroppo non ho, propongo due punti di un elenco delle condizioni in cui le donne si sono trovate esposte ad umiliazioni e condanne solo perché femmine. Non vorrei partire da troppo lontano, quindi non farò riferimento a Elena, rea di essere stata rapita e portata a Troia, con tutto quello che ne è seguito anche nell’uso improprio del nome della città. Non farò riferimento alla mai pienamente identificata Maddalena dei tempi di Cristo; mi riferisco comunque a quella “peccatrice” e penitente salvata - lei - dalla lapidazione con la frase “chi è senza colpa lanci la prima pietra”. «eppoi, al fine – direbbe il saggio – quelli erano altri tempi.» Non riparlerò neppure delle “streghe di Triora”della fine del 1500, di tutte quelle alle quali fu data la caccia in Europa, ne di quelle di Salem, nel Massachussetts; parte delle Nuova Inghilterra, della fine del 1600 Mi fermerò a parlare invece, non avendone ancora fatto riferimento nei miei scritti, della Sig.ra Hester Prynne, si proprio lei; quella de La Lettera scarlatta di Nathaniel Hawthorne:¹ Non strega ma adultera, per ciò stesso ritenuta altrettanto infame. - Fate largo, buona gente, fate largo, in nome di Sua Maestà! Lasciate passare; e affe' mia, la signora Prynne sarà messa in un luogo, che permetterà agli uomini, alle donne e ai bambini di vedersi a tutt'agio il suo addobbo sgargiante, da questo momento fino a un'ora dopo mezzodì. Benedetta la giusta colonia del Massachusetts, in cui l'iniquità è trascinata alla luce del sole! Venite avanti, madama Hester, e mostrate la vostra lettera scarlatta sulla piazza del mercato! Sul petto di lei, in bel tessuto scarlatto, bordato di complicati ricami e bizzarri rabeschi dorati, appariva la lettera A, iniziale di adultera. - Questa donna ci ha coperte d'infamia tutte quante, e dovrebbe morire. Non c'è una legge apposta? Sì che c'è, tanto nella Scrittura che nello Statuto. Ringrazino dunque se stessi, i magistrati che l'hanno annullata, se le mogli e le figlie prenderanno una brutta strada! In ciascun caso, - afferma Hawthorne - gli spettatori manifestavano quasi sempre la medesima solennità di portamento; quale si addiceva a una gente per cui la religione e la legge erano pressoché identiche, e nel cui carattere entrambe si confondevano a tal segno, che gli atti più miti e più severi della pubblica disciplina eran resi ugualmente venerandi e paurosi. Come sa chi ha letto il romanzo si trattava di una donna che aveva avuto una figlia da un rapporto extra coniugale; anche se il marito era assente ormai da molti anni, prigioniero di pellirossa e che non voleva dire il nome del padre. Il rifiuto, con tutte le conseguenze, compresa quella di essere esposta al pubblico ludibrio; portare la lettera alfabetica, A, cucita sul petto del vestito e la figlia in braccio, derivava dal fatto che il padre della bambina era il reverendo Dimmesdale, un giovane sacerdote venuto da una grande università d’Inghilterra. Si potrebbe aggiungere qualcosa di quello scritto da Victor Hugo nel suo “I Miserabili”² sulle condizioni delle suore nei conventi religiosi e più ancora in quelli di clausura. «eppoi, al fine – direbbe il saggio – quelli erano altri tempi.» E oggi? Che tempi sono quelli di oggi? Temo che non sia dovuto alla mia distrazione se solo oggi; perché il governo Irlandese ha chiesto formalmente scusa alle oltre quarantamila persone coinvolte, ho avuto notizia dei Magdalene Laundries: ovvero della storia di oltre diecimila donne che nel corso di secoli ma anche dall’indipendenza dell’Irlanda, ossia nel periodo dal 1922 al 1996 sono state obbligate a lavorare in lavanderie conventuali (di suore), dopo essere state private dei figli da esse nati a seguito di rapporti sessuali (non importa se condivisi o subiti) avuti al di fuori del matrimonio, con la complicità delle famiglie e con l’unico fine di salvarne la dignità. Facendo ancora una volta riferimento a “I Doveri dell’Uomo” senza tuttavia ripetere frasi già dette, mi metto nelle mani di Anna Maria Isastia che, nell’edizione di quest’anno della Banca Carige e dalla Fondazione Carige intitolata: Mazzini, Vita, Avventure e pensiero di un italiano europeo,³ riprendendo le parole del Maestro ci dice che: «il suo concetto di uguaglianza va oltre il comune significato politico-giuridico. E aggiunge che per l’Apostolo tale principio non è pareggiamento degli individui, ma il diritto di ognuno di non trovare vincoli legali, né sociali alla propria crescita. La donna deve emanciparsi e rivendicare i suoi diritti, non per ottenere quanto già ottenuto dall’uomo, ma perché i diritti devono essere uguali per tutti gli esseri umani.» Benigni, in una delle sue lezioni ci ha esortato chiedendosi e chiedendoci: e l’uomo dov’è? Le donne scendono in piazza per far valere i loro diritti e l’uomo dov’è? L’uomo c’è, eccome se c’è. L’uomo c’è quando, da solo o in gruppo, aggredisce una donna, le usa violenza di vario genere e l’abbandona agonizzante. L’uomo c’è quando sostituisce le pietre con il coltello o la pistola e uccide la “sua” donna al grido di «o mia o di nessuno». L’uomo c’è quando stabilisce che fine deve fare l’identità della donna. Sembra cosa da poco e non fa male ma vi sono Stati nel mondo in cui l’identità della donna, con il matrimonio, scompare completamente sostituita da quella del marito. Chiudo quindi questo mio intervento, unendo la mia voce come “seconda nota dell’accordo” a quella di Corinna Pieri che con il suo “Abbiatela eguale nella vostra vita civile e politica”, apparso su L’Azione Mazziniana di novembre dello scorso anno, esorta l’Associazione Mazziniana Italiana ad un maggiore impegno per l’emancipazione femminile. Ciò va fatto anche al fine di non deludere Giorgina Saffi, la quale affermava: -Ho ferma fede nel trionfo finale del Vero, del Giusto, del senso morale nella coscienza del Popolo… A Noi Mazziniani che siamo dei privilegiati del dovere spetta il piacere di raggiungere il prima possibile quel finale per proclamare il trionfo. Tuttavia lo scoglio che pare insormontabile e contro cui si infrange l’onda è quello di stabile con certezza come formare l’Umanità ma più ancora: chi forma i formatori? Perché anche oggi purtroppo c’è il saggio; il quale non può esimersi dal dire: «eppoi, al fine, questi sono altri tempi» Giuseppe Cotta ¹La lettera scarlatta di Nathaniel Hawthorne, Sansoni editore, collana “I capolavori”Firenze, 1965 ² I miserabili di Victor Hugo, edizione Garzanti 1981, su licenza Mursia. ³Mazzini: Vita, avventure e pensiero di un italiano europeo, AA.VV. 2012 Silvana Editoriale Spa
Erano altri tempi
Eccomi all’appuntamento annuale con l’otto marzo, quasi tutto il fiore di mimosa è stato raccolto e le piante - femmine mutilate - sono lì a ricordarci che tutto ciò che attiene alla reale emancipazione della donna permane. Non voglio fare un riepilogo delle “puntate precedenti” ma purtroppo dobbiamo prendere atto che tutto ciò che si verificava quando “erano altri tempi” si è solo un po’modificato nel complesso ma per alcuni versi rimane invariato quando non accentuato. A fare la differenza ci pensano i social network e le televisioni di tutto il mondo, che oggi si possono vedere e ci trasmettono immagini in aggiunta a quelle che prima erano solo notizie lette di corsa perché ritenute poco importanti. Sempre senza voler far sfoggio di una cultura che oltretutto purtroppo non ho, propongo due punti di un elenco delle condizioni in cui le donne si sono trovate esposte ad umiliazioni e condanne solo perché femmine. Non vorrei partire da troppo lontano, quindi non farò riferimento a Elena, rea di essere stata rapita e portata a Troia, con tutto quello che ne è seguito anche nell’uso improprio del nome della città. Non farò riferimento alla mai pienamente identificata Maddalena dei tempi di Cristo; mi riferisco comunque a quella “peccatrice” e penitente salvata - lei - dalla lapidazione con la frase “chi è senza colpa lanci la prima pietra”. «eppoi, al fine – direbbe il saggio – quelli erano altri tempi.» Non riparlerò neppure delle “streghe di Triora”della fine del 1500, di tutte quelle alle quali fu data la caccia in Europa, ne di quelle di Salem, nel Massachussetts; parte delle Nuova Inghilterra, della fine del 1600 Mi fermerò a parlare invece, non avendone ancora fatto riferimento nei miei scritti, della Sig.ra Hester Prynne, si proprio lei; quella de La Lettera scarlatta di Nathaniel Hawthorne:¹ Non strega ma adultera, per ciò stesso ritenuta altrettanto infame. - Fate largo, buona gente, fate largo, in nome di Sua Maestà! Lasciate passare; e affe' mia, la signora Prynne sarà messa in un luogo, che permetterà agli uomini, alle donne e ai bambini di vedersi a tutt'agio il suo addobbo sgargiante, da questo momento fino a un'ora dopo mezzodì. Benedetta la giusta colonia del Massachusetts, in cui l'iniquità è trascinata alla luce del sole! Venite avanti, madama Hester, e mostrate la vostra lettera scarlatta sulla piazza del mercato! Sul petto di lei, in bel tessuto scarlatto, bordato di complicati ricami e bizzarri rabeschi dorati, appariva la lettera A, iniziale di adultera. - Questa donna ci ha coperte d'infamia tutte quante, e dovrebbe morire. Non c'è una legge apposta? Sì che c'è, tanto nella Scrittura che nello Statuto. Ringrazino dunque se stessi, i magistrati che l'hanno annullata, se le mogli e le figlie prenderanno una brutta strada! In ciascun caso, - afferma Hawthorne - gli spettatori manifestavano quasi sempre la medesima solennità di portamento; quale si addiceva a una gente per cui la religione e la legge erano pressoché identiche, e nel cui carattere entrambe si confondevano a tal segno, che gli atti più miti e più severi della pubblica disciplina eran resi ugualmente venerandi e paurosi. Come sa chi ha letto il romanzo si trattava di una donna che aveva avuto una figlia da un rapporto extra coniugale; anche se il marito era assente ormai da molti anni, prigioniero di pellirossa e che non voleva dire il nome del padre. Il rifiuto, con tutte le conseguenze, compresa quella di essere esposta al pubblico ludibrio; portare la lettera alfabetica, A, cucita sul petto del vestito e la figlia in braccio, derivava dal fatto che il padre della bambina era il reverendo Dimmesdale, un giovane sacerdote venuto da una grande università d’Inghilterra. Si potrebbe aggiungere qualcosa di quello scritto da Victor Hugo nel suo “I Miserabili”² sulle condizioni delle suore nei conventi religiosi e più ancora in quelli di clausura. «eppoi, al fine – direbbe il saggio – quelli erano altri tempi.» E oggi? Che tempi sono quelli di oggi? Temo che non sia dovuto alla mia distrazione se solo oggi; perché il governo Irlandese ha chiesto formalmente scusa alle oltre quarantamila persone coinvolte, ho avuto notizia dei Magdalene Laundries: ovvero della storia di oltre diecimila donne che nel corso di secoli ma anche dall’indipendenza dell’Irlanda, ossia nel periodo dal 1922 al 1996 sono state obbligate a lavorare in lavanderie conventuali (di suore), dopo essere state private dei figli da esse nati a seguito di rapporti sessuali (non importa se condivisi o subiti) avuti al di fuori del matrimonio, con la complicità delle famiglie e con l’unico fine di salvarne la dignità. Facendo ancora una volta riferimento a “I Doveri dell’Uomo” senza tuttavia ripetere frasi già dette, mi metto nelle mani di Anna Maria Isastia che, nell’edizione di quest’anno della Banca Carige e dalla Fondazione Carige intitolata: Mazzini, Vita, Avventure e pensiero di un italiano europeo,³ riprendendo le parole del Maestro ci dice che: «il suo concetto di uguaglianza va oltre il comune significato politico-giuridico. E aggiunge che per l’Apostolo tale principio non è pareggiamento degli individui, ma il diritto di ognuno di non trovare vincoli legali, né sociali alla propria crescita. La donna deve emanciparsi e rivendicare i suoi diritti, non per ottenere quanto già ottenuto dall’uomo, ma perché i diritti devono essere uguali per tutti gli esseri umani.» Benigni, in una delle sue lezioni ci ha esortato chiedendosi e chiedendoci: e l’uomo dov’è? Le donne scendono in piazza per far valere i loro diritti e l’uomo dov’è? L’uomo c’è, eccome se c’è. L’uomo c’è quando, da solo o in gruppo, aggredisce una donna, le usa violenza di vario genere e l’abbandona agonizzante. L’uomo c’è quando sostituisce le pietre con il coltello o la pistola e uccide la “sua” donna al grido di «o mia o di nessuno». L’uomo c’è quando stabilisce che fine deve fare l’identità della donna. Sembra cosa da poco e non fa male ma vi sono Stati nel mondo in cui l’identità della donna, con il matrimonio, scompare completamente sostituita da quella del marito. Chiudo quindi questo mio intervento, unendo la mia voce come “seconda nota dell’accordo” a quella di Corinna Pieri che con il suo “Abbiatela eguale nella vostra vita civile e politica”, apparso su L’Azione Mazziniana di novembre dello scorso anno, esorta l’Associazione Mazziniana Italiana ad un maggiore impegno per l’emancipazione femminile. Ciò va fatto anche al fine di non deludere Giorgina Saffi, la quale affermava: -Ho ferma fede nel trionfo finale del Vero, del Giusto, del senso morale nella coscienza del Popolo… A Noi Mazziniani che siamo dei privilegiati del dovere spetta il piacere di raggiungere il prima possibile quel finale per proclamare il trionfo. Tuttavia lo scoglio che pare insormontabile e contro cui si infrange l’onda è quello di stabile con certezza come formare l’Umanità ma più ancora: chi forma i formatori? Perché anche oggi purtroppo c’è il saggio; il quale non può esimersi dal dire: «eppoi, al fine, questi sono altri tempi» Giuseppe Cotta ¹La lettera scarlatta di Nathaniel Hawthorne, Sansoni editore, collana “I capolavori”Firenze, 1965 ² I miserabili di Victor Hugo, edizione Garzanti 1981, su licenza Mursia. ³Mazzini: Vita, avventure e pensiero di un italiano europeo, AA.VV. 2012 Silvana Editoriale Spa