Giuseppe Cotta

Per l’8 marzo e tutto l’anno: il mio mazzo di mimosa


“Fatte non foste a viver come brute, ma per seguir virtute e canoscenza” Confido che il sommo poeta non mi rimproveri per aver cambiato la vocale i con la vocale e nella frase che  egli fa dire da Ulisse ai compagni di viaggio, per spronarli al “folle volo”.Come sarebbe bello se questa frase, in versi o in prosa fosse stata pensata già al tempo dei greci e se nelle varie scuole dei sommi pensatori di quell’epoca vi fossero state anche le fanciulle. Se Penelope fosse diventata famosa non per fare e disfare tele in attesa del ritorno del marito ma per la discussione di teoremi matematici o la disquisizione di temi filosofici. Come sarebbe stato bello che Elena fosse diventata famosa per essere una illuminata politica, magari in competizione o, meglio, in accordo con Pericle. Ci sono state alcune eccezioni ma anche alcune “rondini” non fanno primavera.        Non è possibile che ancora oggi la chiesa cattolica, la stessa che critica i mussulmani per essere troppo legati al corano e non volerne metterne in discussione alcuna parte, accettino come ancora attuali le parole di Paolo di Tarso: “Voi, donne, siate soggette ai vostri mariti, com'è conveniente, nel Signore.” lettera ai Colossesi 3, 18 “Voglio tuttavia che sappiate questo: Cristo è il capo di ogni uomo, l'uomo è capo della donna e Dio è capo di Cristo.” 1. Corinti 11,3. E altro come nella lettera agli Efesini, 5,12La religione cattolica rappresenta ancora e da sempre la donna unicamente come sposa e madre, L’unica alternativa che la chiesa cattolica offre alle donne che non voglio essere spose e madri è la castità da osservarsi rigorosamente nei conventi, con gonne fino alle caviglie e capelli ed orecchie rigorosamente nascoste.    Bisognerà aspettare Giuseppe Mazzini per sentir dire e veder scritto: «Amate, rispettate la donna. Non cercate in essa solamente un conforto, ma una forza, una ispirazione, un raddoppiamento delle vostre facoltà intellettuali e morali. Cancellate dalla vostra mente ogni idea di superiorità: non ne avete alcuna. Un lungo pregiudizio ha creato, con una educazione disuguale e una perenne oppressione di leggi, quell'apparente inferiorità intellettuale, dalla quale oggi argomentano per mantenere l'oppressione.» Potrei andare avanti con l’esempio dei due rami dello stesso albero, delle due note di un accordo musicale, o citare ancora:  «come se la tirannide potesse mai essere educazione alla libertà. Or noi tutti fummo e siamo tuttavia rei d'una colpa simile verso la donna.»Cercando di stare in uno spazio abbastanza contenuto, Farò solo un piccolo elenco delle molte donne, ma mai abbastanza, che dal 1600 ieri, si sono battute per far valere il principio che la donna è l’altra metà dell’Umanità; alle quali consegno la mia simbolica mimosa,Iniziarono le ‘preziose’, che nel ‘600, nella zona più appartata della casa, ovvero la camera da letto, tenevano delle riunioni, chiamate ruelle a carattere artistico e letterario per sole donne e solo nei secoli successivi queste riunioni acquisteranno toni decisamente politici e rivoluzionari. Lorenza Minoli in Oltre le pareti dell’esclusione ci dice che "proprio la particolare condizione di riservatezza spazio-topologica consenta la maturazione nella donna di una coscienza di se stessa, delle sue capacità e quindi del suo potere, che la portano a nuovi comportamenti domestici e a un uso della casa (tradizionalmente reggia/gabbia più o meno dorata) diverso da quello storicamente codificato per lei". L’istruzione, ancora nel ‘700, era riservata a pochissime ragazze privilegiate e spesso avveniva che fanciulle di spiccata intelligenza e di forte volontà apprendessero le nozioni in modo indiretto: Maria Gaetana Agnesi, rinomata matematica milanese, si istruì ascoltando di nascosto le lezioni impartite dal maestro ai fratelli.Anna Manzolini assisteva il marito medico durante le visite e gli esperimenti e alla morte di questo era diventata la donna di Bologna più esperta in anatomia. Alcune lottarono invece accanitamente per poter studiare all’università: Pellegrina Amoretti studiò da sola leggendo i libri di latino e giurisprudenza del fratello e il Parini, in occasione dell’esame dottorale della Amoretti nel 1777, compose un’ode, intitolata ‘La Laurea’, confermando in questo modo l’eccezionalità dell’evento. L’unico ateneo che, per antica legge, permetteva alle donne di iscriversi, ma anche di ottenere cattedre di insegnamento, era quello di Bologna.La dotta contessa milanese Clelia del Grillo, che fondò l’Accademia dei Vigilanti per gli studi della geometria, fu addirittura calunniata da Maria Teresa e costretta a lasciare i territori dell’impero con buona pace del suocero, il principe Borromeo, che non poteva sopportare le ‘colte stravaganze’ della nuora. Alla sua morte, nel 1777, venne raffigurata dalle stampe dell’epoca con l’epiteto "contemptrix sexu", cioè ‘colei che, sprezzante, non si attiene ai limiti imposti dal sesso’.La Venezia di inizio ‘700 offriva alle donne più risolute, discrete possibilità di far carriera. Un gruppo di giornaliste dirette da Elisabetta Caminér Turra portò avanti un importante lavoro di traduzione di opere di femministe come Madame de Genlis. Ma salve queste eccezioni, l’educazione riservata alle giovani donne della nobiltà e dell’alta borghesia era limitata al ricamo e al cucito, ad un po’ di conversazione e buone maniere, al francese per affinare la pronuncia, e alla musica, insomma a quel che serviva per renderle delle future gradevoli mogli e amorevoli madri. In Francia la corsa alla conquista dei diritti femminili favorita dalla rivoluzione francese venne arrestata, nel 1804, dall'emanazione del codice di Napoleone che diede corpo all'idea che la donna fosse proprietà dell'uomo e il suo compito primario quello di restare relegata in casa. Portalis, uno dei preparatori del codice, in base al solito principio della legge di natura che, secondo lui, relega le donne in una condizione di inferiorità, sostenne che "Non è quindi in una nostra ingiustizia, ma nella loro naturale vocazione, che le donne devono cercare il principio dei più austeri doveri che sono imposti a loro maggior beneficio e a profitto della società". Nella prima metà dell'800 il movimento per l'emancipazione che si era via via allargato fino a coinvolgere le classi meno privilegiate, si ritirò, tornando ad essere appannaggio di un'élite politica e culturale.In Italia troviamo Bianca Milesi, soprannominata dal Cattaneo 'l'emancipata Milesi”, che dopo aver studiato in Austria e Svizzera, tornata al paese natio, diffuse le innovative tecniche educative apprese, e creò scuole popolari di mutuo insegnamento, dando vita anche ad una sezione femminile della carboneria per la diffusione delle idee mazziniane. Tra le sue discepole predilette vi era Cristina Trivulzio principessa di Belgiojoso la quale fu una vera e propria riformatrice sociale e promotrice, della causa dell'unità nazionale secondo le idee repubblicane di Mazzini e sociali di Saint Simon. Nel 1849, partecipò alla difesa  di Roma, organizzando il pronto soccorso e il servizio ospedaliero per i feriti. Ricordo anche Matilde Calandrini in Toscana, Emilia Peruzzi a Roma, la quale tra l'altro indusse il marito, deputato del primo parlamento italiano, a presentare un progetto di legge a favore delle donne, e Laura Mantegazza e Clara Maffei a Milano: Tra gli ospiti più rinomati di casa Maffei vi erano Giuseppe Verdi e Balzac.Alessandrina Ravizza nel 1868 si introdusse nella "Associazione generale di mutuo soccorso delle operaie di Milano" e fondò, in insieme a Laura Mantegazza, le scuole professionali femminiliNel 1843 veniva redatto il primo vero e proprio manifesto femminista americano da parte di Margaret Fuller.Nel 1849 abbiamo la fondazione di una rivista femminista tedesca Frauen Zeitung ad opera di Louise Otto. La redazione del giornale assunse un'importanza cruciale perché divenne il punto di incontro delle femministe tedesche, ma fu soppresso nel '52 perché nelle associazioni politiche era stato vietato introdurre le donne.Nel '59 in Inghilterra l'Englishwoman's Journal la cui redazione divenne sede di molti dei più importanti gruppi femministi inglesi, si batté a lungo per il miglioramento dell'educazione delle ragazze.Non dimentichiamoci che in Inghilterra Jessie Jane Meriton White “Miss Uragano” non fu mai ammessa all’università di medicina e, pur studiando su libri di medicina, formalmente rimase sempre un’infermiera. Le rivendicazioni sessuali femministe, cioè quelle che riguardano specificamente il corpo, presero piede solo nell'ultimo quarto del XIX secolo. Anche la donna nubile, cittadina, viaggiatrice e colta costituiva un modello altrettanto idealizzato. Prima di allora una specie di pudore o di convenienza sociale aveva fatto sì che ci si fermasse a rivendicare diritti in materia di divorzio e matrimonio. Christabel Pankhurst dichiarò che il nubilato per lei assumeva un significato politico, una chiara scelta contro la schiavitù sessuale.Nell’ultimo quarto di secolo uno dei centri più importanti per lo sviluppo del femminismo europeo, fu Zurigo. Grazie alla sua posizione strategica al centro dell'Europa e a causa del fatto che la sua università, comprese le facoltà tecniche, era aperta alle donne, non erano poche coloro che lasciavano il proprio paese, spesso clandestinamente per approdare in Svizzera. Vi troviamo tra le altre Anna Kuliscioff, Clara Zetkin, Vera Figner, Louise Kautski, Aleksandra Kollontaj e Rosa Luxemburg che arrivò dalla Polonia nel 1889 nascosta in un carro di fieno.A loro e a tutte le donne il nostro rispetto e la nostra collaborazione anche attorno al focolare.RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI•  Paola Mocchi http://www.storiain.net•  Storia delle donne. L'Ottocento, di Duby-Perrot - ed. Laterza•  Le donne entrano in scena, di Annie Goldmann - ed Giunti•  I salotti di cultura nell'Italia dell'800, di M. I. Palazzolo - ed. Franco Angeli•  Esistere come donna, Catalogo della mostra di Palazzo Reale - Milano 1983 Giuseppe Cotta AMIsezione Savona