Christian

Post N° 78


Discorso del Custode di Terra Santa fra Pierbattista Pizzaballa al funerale di Fra Michele Piccirillo Basilica di Sant’Antonio, Via merulana - Roma - 29 ottobre 2008 Cari fratelli, stiamo vivendo, con fede commossa e riconoscente, un evento dal profondo significato umano e cristiano. Affidiamo alla misericordiosa benevolenza di Dio il nostro caro fratello, padre Michele Piccirillo. In questi giorni la stampa e la televisione hanno evidenziato, giustamente, i suoi immensi meriti in campo scientifico e archeologico. Ma in questa sede preferisco sottolineare un altro aspetto, non meno vero, della sua esistenza. Pensando alla personalità prorompente e indomabile di padre Michele, mi balena in mente un episodio significativo della giovinezza di san Francesco. Sappiamo che il giovane mercante assisano, alla ricerca della volontà di Dio, era entrato nella chiesa fatiscente di San Damiano, condotto dalla misteriosa azione della grazia. Qui il crocifisso gli aveva parlato, indicandogli la sua missione evangelica: «Va’ Francesco, e ripara la mia chiesa, che come vedi, va tutta in rovina». Tremante e stupefatto, il giovane aveva risposto: «Lo farò volentieri, Signore!». Da quel momento tutte le cose mondane persero valore ai suoi occhi, ed egli visse solo per amore del Signore crocifisso e della sua Chiesa. La Leggenda dei Tre Compagni, una delle più antiche narrazioni della vita di san Francesco, descrive l’impegno ardente con cui il giovane eseguì l’ordine divino: “Francesco, rientrando in città, incominciò ad attraversare piazze e strade, elevando lodi al Signore con l’anima inebriata. Come finiva le lodi, si dava da fare per ottenere le pietre necessarie al restauro della chiesa. Diceva: «Chi mi dà una pietra, avrà una ricompensa; chi due pietre, due ricompense; chi tre pietre, altrettante ricompense! » (3Comp 21). E così, per tutta la sua vita, con passione ed umiltà, Francesco ha continuato a cercare pietre, per costruire la casa di Dio; non soltanto l’edificio materiale, ma la dimora spirituale, Corpo di Cristo e Madre dei Santi. In questo momento mi piace vedere così Padre Michele, impegnato a cercare pietre, come san Francesco, per costruire una casa di Gesù, dove tutti gli uomini potessero entrare e trovare la pace. E quante pietre ha raccolto P. Michele, in tutta la sua vita! E con quanta fatica, dedizione e amore appassionato! E quante ricompense, ne sono sicuro, potrà adesso ricevere dal suo Signore! Pietre che sono servite a far conoscere Dio e la sua storia d’amore, pietre che hanno permesso di ricostruire i passaggi di Dio nei sentieri degli uomini… pietre vive di sapienza e di fede profonda. Padre Michele non ha percorso solo le piazze e le strade delle città, ma ha scalato aspre montagne, si è immerso nei deserti più infuocati, in una ricerca tenace e paziente, che non ha conosciuto soste o esitazioni. Un fuoco gli ardeva nel cuore, e lo spingeva verso missioni sempre più generose. La sua non è stata solo una ricerca accademica. Anche lui, come Francesco, si caricava di pietre elevando lodi al Signore con l’anima inebriata dalla preghiera e dalla fede. Sapeva bene, con profonda attitudine evangelica, di lavorare per la Chiesa, per un’opera più grande, fondata sulla roccia insostituibile che è Cristo. Come Custode di Terra Santa voglio benedire e ringraziare il Signore che ci ha dato questo fratello nella fede, questo maestro nella scienza, questo esempio di vita francescana. Preghiamo perché il suo esempio illumini il nostro cammino, nella gioiosa umiltà del servizio.