Cronache da Absurdia

Politica e linguaggio


“Ora, è chiaro che il declino di una lingua è dovuto, in ultima analisi, a cause di natura politica ed economica […] La lingua inglese diventa brutta e trascurata perché i nostri pensieri sono sciocchi, ma al tempo stesso la trascuratezza della nostra lingua facilita la nascita di pensieri stupidi […] L’inglese moderno, e in particolar modo l’inglese scritto, è pieno zeppo di cattive abitudini che si diffondono per imitazione […] Se uno si libera di queste cattive abitudini, sarà in grado di pensare più chiaramente, e pensare in modo chiaro è il primo passo verso la rigenerazione politica: se ne deduce che la lotta contro il cattivo inglese non è un qualcosa di frivolo, così come non concerne solo ed esclusivamente gli scrittori professionisti […] La mescolanza di indeterminatezza e di pura e semplice incompetenza costituisce la caratteristica principale della moderna prosa inglese, e in particolar modo di qualsivoglia tipologia di scritto politico”. Segue un elenco di “trucchi” utili per “sottrarsi al faticoso lavoro di costruzione della prosa”: utilizzandoli sapientemente è possibile realizzare testi in catena di montaggio, ovvero scrivere articoli, o intere opere, semplicemente attaccando insieme delle frasi.    “Operatori, o falsi membri verbali. Ci fanno risparmiare la fatica di scegliere verbi e nomi appropriati. Espressioni caratteristiche in tal senso sono: rendere inoffensivo, militare contro, fare la parte del leone, servire a uno scopo, farsi sentire… Invece di utilizzare un singolo termine, quale distruggere, fermare, uccidere, ecc., si trasforma il verbo in una sorta di frase: un nome o un aggettivo viene aggiunto a un qualche verbo multi-funzione, quale fare, servire, ecc. Inoltre, si preferisce la voce passiva a quella attiva”. “Stile pretenzioso. Parole come fenomeno, elemento, categorico, effettivo, virtuale, promuovere, costituire, esibire, liquidare, ecc. vengono usate per infiorare affermazioni banali e per dare un’aria di imparzialità scientifica ad ogni sorta di pregiudizio. Aggettivi quali storico, epico, inevitabile, inesorabile, ecc. vengono spesso utilizzati per nobilitare i sordidi processi di politica internazionale. Parole straniere quali cul de sac, ancien régime, deus ex machina, Weltanschauung, ecc. vengono invece utilizzate per dare un tono di cultura ed eleganza. I cattivi scrittori sono fermamente convinti che i termini latini o greci siano migliori di quelli sassoni”. “Parole senza senso. In alcune tipologie di scritti, e in particolar modo in quelli di critica artistica e letteraria, è normale imbattersi in lunghi passaggi quasi completamente privi di significato. Termini quali romantico, plastico, umano, naturale, vitalità, ecc., utilizzati assai spesso dai critici d’arte, non vogliono dire proprio nulla. Si abusa in tal senso anche di molti termini politici. Al giorno d’oggi, la parola fascismo non ha altro significato se non quello di “un qualcosa di indesiderabile”. I termini democrazia, socialismo, libertà, patriottico, realistico, giustizia, hanno tutti tanti di quei significati da rendere impossibile qualsiasi tentativo di pervenire ad una definizione univoca. Nel caso della parola democrazia, non solo non esiste una definizione capace di mettere tutti d’accordo, ma il tentativo stesso di elaborare una definizione unica ed univoca viene ostacolato. E’ universalmente riconosciuto che quando noi definiamo un Paese democratico, lo stiamo lodando: di conseguenza, i difensori di qualsivoglia regime lo definiranno democratico. Parole come questa vengono spesso utilizzate in modo consciamente disonesto. Altri termini utilizzati più o meno disonestamente sono: classe, totalitario, scienza, progressista, reazionario, borghese, uguaglianza”. “Mi accingo a tradurre un passaggio scritto in un buon inglese in un inglese moderno del peggior tipo. Si tratta di un noto brano dell’Ecclesiaste:                   Ho visto anche sotto il sole che non è degli agili la corsa, né dei forti         la guerra, e neppure dei sapienti il pane, e degli accorti la ricchezza, e      nemmeno degli intelligenti il favore, perché il tempo e il caso          raggiungono tutti.  Eccolo ora tradotto in inglese moderno:          Una considerazione oggettiva dei fenomeni contemporanei ci obbliga        a concludere che il successo o il fallimento in una cornice di attività   competitive non mostra alcuna tendenza ad essere commisurato alle          capacità innate, ovvero che un elemento rilevante di imprevedibilità     va invariabilmente preso in considerazione.   Come è possibile notare, la vividezza delle immagini suggerite dal brano originale svanisce in quello successivo”. “La tendenza della prosa moderna è di sfuggire alla concretezza. Ma osserviamo un po’ più da vicino i due brani. Il primo contiene esclusivamente termini che appartengono alla vita di tutti i giorni. Il secondo, invece, non contiene una sola frase fresca, capace di catturare l’attenzione del lettore; nonostante sia più lungo della versione originale, esso non ci dà che una versione abbreviata del significato contenuto in quell’altro. Eppure, è senza alcun dubbio il secondo tipo di frase che sta guadagnando terreno nell’inglese moderno. Ancora, se a me (o a voi) venisse chiesto di scrivere un paio di righe sulla mutevolezza delle fortune umane, probabilmente ci avvicineremmo molto di più alla mia frase immaginaria che non a quella dell’Ecclesiaste. Utilizzando metafore stantie, similitudini e modi di dire, si risparmiano un sacco di energie mentali; il prezzo però è quello di dar vita a frasi dal significato vago, non solo per il lettore ma anche per chi le scrive”. “Nella nostra epoca, è generalmente vero che gli scritti politici sono esempi di cattiva scrittura. I “dialetti” politici che si trovano nei pamphlet, negli articoli di fondo, nei manifesti e nei discorsi dei Sotto-segretari variano, ovviamente, a seconda del partito politico, ma si assomigliano tutti nel senso che in essi quasi mai è possibile trovare espressioni fresche, vivide, “fatte in casa”. “Chiunque utilizzi espressioni quali atrocità bestiali, pugno di ferro, tirannia macchiata di sangue, liberare i popoli del mondo… ha già fatto parecchia strada lungo il sentiero che lo porterà a trasformarsi in una macchina. Dalla sua laringe escono i suoni appropriati, ma il suo cervello non viene coinvolto nel processo. E questo ridotto stato di coscienza è ovviamente favorevole alla conformità politica.Nella nostra epoca, i discorsi e gli scritti politici sono per la maggior parte la difesa dell’indifendibile. Cose come le purghe e le deportazioni in Russia, o il lancio delle bombe atomiche sul Giappone, possono sì essere difese, ma solo con argomentazioni troppo brutali perché la gente possa accettarle. E qui entra in gioco il linguaggio politico. Il linguaggio politico si basa per la maggior parte su eufemismi, domande retoriche e pura e semplice vaghezza. Villaggi indifesi vengono bombardati, gli abitanti scacciati, le greggi mitragliate, le capanne dei contadini colpite con proiettili incendiari: questo viene chiamato processo di pacificazione. Persone vengono imprigionate per anni senza neppure essere state sottoposte a un regolare processo, o vengono uccise con un colpo alla nuca, oppure sono mandate a morire di scorbuto nei campi di lavoro: tutte queste atrocità vengono chiamate eliminazione di elementi inaffidabili. Una simile fraseologia si rende necessaria ogni qualvolta si voglia nominare una cosa senza evocare un’immagine mentale della stessa”. “Il più acerrimo nemico del linguaggio è la falsità. Nella nostra epoca non è possibile tenersi fuori dalla politica. Ogni questione è una questione politica, e la politica stessa è un ammasso di bugie, sotterfugi, follie, ostilità e schizofrenie. Quando l’atmosfera generale è cattiva, per forza di cose il linguaggio ne risente. Ma se il pensiero corrompe il linguaggio, il linguaggio a sua volta può guastare il pensiero.Come ho già detto prima, la decadenza della nostra lingua è probabilmente curabile. Innanzitutto, è necessario lasciare che sia il significato a scegliere la parola, e non il contrario. Nella prosa, la cosa peggiore che uno possa fare è arrendersi alle parole. Se semplificate il vostro inglese, vi libererete dalle peggiori follie dell’ortodossia. Il linguaggio politico – e questo vale per tutti i partiti politici, dai conservatori agli anarchici – è designato appositamente per far sembrare vere le bugie e rispettabile il delitto, e per dare un’apparenza di solidità a ciò che in realtà non è altro che aria fritta”.  [George Orwell, Politics and the English Language; The Norton Anthology]