My Pink World!

NUR E YAEL...finti amici, finte tipe, finto dolore.


Mi chiamo Nur, ho 17 anni, sono in 4°B, sono nato a Milano e vi scrivo da vicino piazza Piemonte in una zona di ricchi. Sono quì perchè mio papà Muhammad (Moàmed, come dite voi) ha una panetteria. Noi siamo egiziani. I miei pregano poco, mia mamma non ha il velo e papà ogni tanto beve la birra, ma non mangiamo mai i salumi. Mia madre e mia sorella sarah fanno anche il ramadan (il digiuno) fatto bene, io e mio padre un po' meno. Quando ero piccolo alla panetteria mi piaceva tanto venirci perchè c'erano anche i miei due zii giovani e simpatici che mi davano sempre panini caldi e morbidi, me li facevano a forma di topolino come piace a me. Ora però non mi piace più tanto la panetteria preferisco stare a casa a Settimo Milanese dove abitiamo: lì ho il computer con l'ADSL e prima faccio un po' di compiti, poi via di Facebook (qualche volta ho pure contattato ragazze viste in giro), poi YouTube coi video dei Club Dogo e pure altre robe un po' zozze. Come si dice? ''Il computer ideale ha uno schermo bello grande e una tastiera con due tastoni giganti: MUSIC... E PORN''.
 A Settimo, dove vivo, ho pochi amici perchè la scuola è a Milano vicino alla panetteria di mamma e papà, quindi ogni tanto rimango lì. Arrivo alle tre da scuola e azzanno le focacce avanzate dal mattino, in genere, rimane quella rotonda con le olive, che si secca ai lati ma in mezzo è morbida. Io amici ne ho pochi anche lì a Milano, giusto qualche compagno di classe, qualcuno su Facebook (che poi belli amici finti quelli), preferisco le tipe. Da qualche mese c'è una carina che esce dal ristorante vicino alla panetteria a fumare, mio padre mi dice che è la figlia dei proprietari. La sigaretta è sempre una bella scusa per attaccare bottone e quindi gliene ho chiesta una e abbiamo iniziato a chiaccierare. Lei si chiama Yael e ha 16 anni. Mi piace quando conosco qualcuno con il nome strano come il mio perchè così mi sento meno diverso. Yael viene da  un paese che è proprio accanto all'Egitto, si chiama Israele. Yael assomiglia alle mie cugine dell'Egitto, ha gli stessi capelli neri lucidi, occhi neri grandi e denti bianchi che quando sorride mi spacca proprio in due. Il ristorante del papà di Yael è chiuso venerdì sera e sabato, perchè loro sono ebrei e mi sembra che fanno festa di sabato. Noi invece chiudiamo di domenica. Lunedì scorso io e Yael abbiamo limonato e come sempre quando mi bacio la prima volta con una tipa poi torno a casa tutto gasato. Martedì mi sono vestito pensando alle cose che potessero piacere a lei, sono rimasto lì in panetteria ma lei non c'era. Così anche mercoledì. Niente. Ho provato a chiamarla, a mandarle messaggi. Silenzio. Poi giovedì prendo il coraggio ed entro nel ristorante del padre a chiedere di lei. Mi blocca sua sorella grande: ''Vai via! Se ti vede mio padre t'ammazza. Lui non vuole che la sua piccolina frequenti un musulmano. Yael è in punizione: lui vi ha viti insieme e le ha dato uno schiaffo''.Esco con il cuore in gola dal ristorante, mi si gela il sangue. Nur e Yael, stessa via di Milano, radici simili, colori identici, divisi subito. Basta, non vado più dai miei a Milano, sto a Settimo. Sto sul computer con gli amici finti di Facebook e le fighe finte di YouPorn. Finti amici, finte tipe, finto dolore. Ora però è tutto vero.The End. [Nicola Savino, Smemoranda 2013]