CertePiccoleVoci

Meglio seduti sul morbido :-)


Storia e origine di un Modo di DireI milanesi, per definire un’impresa economica finita male, dicono “finì cont el cü per tèrra“; i piemontesi “restà a cul biòt” (nudo) e i genovesi “dâ du cù in ta ciappa” (pietra).In realtà questi modi di dire sono diffusi in tutta Italia, perché derivanti dalla stessa legge.All’epoca di Cicerone infatti, ma l’uso era ancor più antico,  i debitori insolventi e i commercianti falliti subivano come pena una spietata pubblica “esecuzione” che, se non toglieva loro fisicamente la vita, annientava ogni dignità personale tramite “morte civile”.Venivano condotti nel Campidoglio e, esposti al pubblico ludibrio denudati dalla cintola in giù, obbligati alla “bonorum cessio culo nudo super lapidem”, ossia a cedere i loro beni (ai banditori d’asta) stando seduti a chiappe nude su una pietra. Le “pietre dello scandalo”, dette anche “dell’infamia” o “dei fallimenti” erano sparse per tutto lo Stivale, non solo nelle grandi città, e alcune sono tutt’ora visibili.Ad esempio a San Donato Valdicomino (Frosinone) esiste la cinquecentesca Pietra di San Bernardino (promotore dei Monti di Pietà), dove il debitore stava ininterrottamente seduto a natiche nude per un periodo di tempo proporzionato all’entità del suo debito.A Rimini sotto il portico del Palazzo dell’Arengo, fra i banchi di banchieri e notai e dove pubblicamente veniva amministrata la giustizia, vi era un pietrone (lapis magnum) dove il condannato doveva battere tre volte e con violenza il sedere nudo gridando ogni volta come fosse un mantra “Cedo bona!” (cedo i miei beni).Ad Asti la pietra della vergogna si trova ora appesa in verticale nell’atrio del Palazzo Comunale; ma un tempo era nel centro della piazza principale, sede dei mercati.A Bergamo era un sedile attaccato ad una delle due colonne che si trovavano in Piazza Vecchia; a Milano si trovava in Piazza Mercanti, ed era un blocco di granito nero. La pena a Firenze aveva un nome preciso, “l’Acculata“, e si svolgeva nella Loggia del Porcellino nel Mercato Nuovo; la pietra era quel cerchio di 6 spicchi di marmo tutt’ora visibile e che rappresenta in dimensione reale la ruota del Carroccio, simbolo della legalità.Qui il Magistrato del Bargello, scegliendo le ore in cui il mercato era strapieno, scandiva a voce alta il nome del condannato e il motivo della pena; al tapino poi venivano calate le braghe, era afferrato per braccia e gambe, fatto oscillare sulla folla “ostentando pubenda” e infine, fra i frizzi e lazzi della folla, lasciato cadere “percutiendo lapidem culo nudo”.Infine aModena erano cattivissimi; usavano la pietra “ringadora”, quel  gigantesco blocco di marmo rosso veronese che ora è posto all’angolo del Palazzo Comunale in piazza Grande.Un’ordinanza dello Statuto Cittadino del 1420 prescriveva che il colpevole dovesse essere lì condotto per 3 consecutivi sabati (giorno di mercato), fare 3 volte il giro della piazza preceduto da trombettieri che attirassero l’attenzione e a ogni giro fosse spinto a “dare a culo nudo su la petra rengadora la quale sia ben unta da trementina“, per farlo bruciare non solo di vergogna.  (di Mitì Vigliero Lami)Visto come vanno le nostre borse e l’attuale economia non ci rimane da dire: meno male che questa punizione non esiste più, altrimenti eravamo già tutti in piazza con il didietro su una di quelle pietre.