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Post N° 376


CHERNOBYL 20 ANNI DOPOAlle 01:23 del 26 aprile 1986 circa un milione di uomini - chiamati “liquidatori” - furono mobilitati per tentare di arginare le conseguenze dell’esplosione del reattore numero 4 della centrale nucleare di Chernobyl, che provocò la morte di migliaia di persone. Nell’anniversario dei venti anni della più grave tragedia umana ed ambientale degli ultimi decenni, vanno ricordati anche quegli uomini che sacrificarono le loro vite per salvare l’intera Europa da una ecocatastrofe: 800.000 fra militari e civili, impegnati nelle operazioni di spegnimento dell’esplosione persero la vita quasi subito, tra indescrivibili sofferenze; per altri 400.000, invece, è cominciato un calvario interminabile fra un ospedale e l’altro combattendo con numerose patologie tumorali. La nube radioattiva contaminò 150.000 chilometri quadrati attorno alla centrale e le emissioni di particelle continuò per molti giorni e solo nel novembre dello stesso anno il reattore esploso fu sigillato in un sarcofago di cemento armato, all'interno del quale si trovano ancora 180 tonnellate di uranio. Nell'atmosfera vennero immessi circa 45 milioni di curie di xeno 133; 7 milioni di curie di iodio 131; un milione di curie di cesio 134 e 137. L'immissione dei radionuclidi nell'atmosfera continuò in maniera crescente fino al 10 maggio per poi decrescere. Oggi, tra i dibattiti politici che introducono lo spettro dell’inclusione del nucleare nei piani energetici e le tante iniziative organizzate per ricordare e testimoniare quel tragico evento, c’è il dovere di non dimenticare e di impedire a tutti i costi che un evento del genere si possa ripetere.