Arriverà il giorno..

DICHIARAZIONI DI UN ASSASSINO...


R. Cutolo: "Ho perso un figlio (Roberto, ucciso in un agguato ad Abbiate Guazzone nel 1990, ndr), mio suocero, mio cognato, e tanta altra gente cui volevo bene. La camorra è stata una mia scelta, un ideale di vita. Ma è un progetto che è fallito. E per il quale sto ancora pagando. Nonostante sia stato io a salvare la vita a un uomo dello Stato, l'assessore regionale democristiano Ciro Cirillo" (sequestrato dalle Brigate Rosse a Torre del Greco il 27 aprile del 1981, e poi liberato - secondo l'ordinanza dei giudici - "alla fine di una lunga e serrata trattativa tra apparati dello Stato e il boss Raffaele Cutolo a cui è stato chiesto di intervenire presso le Br per ottenere la liberazione immediata di Cirillo", ndr). Giornalista: "Dunque mi vuol far credere che Cirillo ebbe salva la vita grazie al suo intervento?" R. Cutolo:"Sì. Mentre era in corso il sequestro vennero da me, in carcere ad Ascoli Piceno, un sacco di persone: politici, agenti dei servizi segreti, mediatori. Un influente politico della Dc mi disse che dovevo intervenire con ogni mezzo per salvare la vita dell'assessore. Che in cambio avrei ottenuto il controllo di tutti gli appalti della Campania. Cirillo fu liberato". Giornalista: "Quel periodo coincide con la massima consacrazione del suo potere. Lo Stato scese a patti con la Nuova camorra organizzata. Dicono che lei ricevette in cambio un sacco di soldi e di favori". R. Cutolo: "I soldi in carcere li usavo per comprare da mangiare e da vestire ai detenuti. Anche ad Alì Agca, l'attentatore del Papa. Ma il caso Cirillo, chissà perché segnò definitivamente il mio destino. Per ringraziamento mi hanno mandato "in ritiro spirituale". Giornalista: Che rapporti ha avuto coi politici? E che cosa pensa della politica? R. Cutolo: "Ne ho conosciuti molti. Con qualcuno sono sceso a patti. I politici non sono molto diversi dai camorristi. Pensano al potere, al consenso, all'arricchimento. Ma dei bisogni della gente se ne fottono".