Cherry's jam

Post N.33


                              Il baroTornavo e partivo da tenel bagliore stridente dei treni con arrivi annunciati nei sorrisi infrangibilie partenze spaccate alle 5.38Su nastri aggrovigliati di rotaiesi svolgeva il mondo sul fianco in un film accelerato nell'inganno dell'attesadi stazioni con i nodi alle manie fiato che tagliava il silenzio dei binarinel punto in cui le linee paralleles'incrociano e divergono irreversibilmentein geometrie dominate dall'incognitaQuando non sapevi chiedere di restarequando non sapevi dire di andareallora scuoiavi un coniglio soffice dal cilindrochiamandolo  amore mutilando i pensieri con l'asso di cuorisoffocandoli con la carezza morbida delle parole strette intorno al colloCosa avrei portato su di un'isola?Non un notturno di Chopin il tuo respiro di pietra al dito o la fotografia dei giorni buoni.Nel deserto naufragavo ogni giorno con me avevo un risveglio e un sorso d'acqua.Ci hai persi ai dadi bluffando con le stelleDal vetro sigillatovedevo allontanare fino a scomparirele spalle di un barocon il proprio copione alle costoleE come un baro avevi la notte alla gola e un'alba puntata in fronte.