ChioggiaTv

Push Girls


Quando l'afa e la routine quotidiana hanno il sopravvento, ti ritrovi spesso a sognare una vincita al super enalotto o di diventare una V.I.P. (Very Important Pirla, ops volevo dire People!).  E' ciò che mi è accaduto quando ho appreso dell'esistenza del serial TV Push Girls.
Sono cinque ragazze rampanti, sexy e paraplegiche. Io personalmente ho un'idiosincrasia nei confronti dell'immagine della donna paraplegica, poichè è quella usata piu frequentemente per trasmettere l'idea disabile= figo, ma  è un problema personale.Tuttavia trovo che Push Girls, trasmesso su  Sundance Channel, il canale specializzato in cinema indipendente, da lunedì 4 giugno sia un prodotto moderno, dirompente e di cui c'è bisogno: un esempio di normalità nell' handicap, seppur ingigantita e in puro stile americano. Prodotta da Gay Rosenthal, la docu-serie traccia un ritratto di cinque donne bellissime e dinamiche, che per incidente o malattia hanno perso l'uso delle gambe. "Uno sguardo realistico e senza censure su cosa significa essere sexy e ambiziose e vivere su una sedia a rotelle a Hollywood", recita il claim della trasmissione. Ciò che sorprende è l'aspetto glamour; la serie richiama uno dei tanti realities sulla vita delle celebrities in puro stile "Sex & the City".
Le cinque donne non si conoscevano quando erano in grado di camminare, ma ora sono inseparabili. Il paragone con Carrie Bradshaw e le sue amiche di Sex & The City non è inopportuno come potrebbe sembrare. Angel, Mia e Tiphany, che vivono tutte a Los Angeles, hanno incontrato casualmente Angela Rockwood, modella e attrice tetraplegica da quasi 11 anni in seguito a un incidente d'auto. Poi, due anni fa, ad un evento benefico le quattro hanno incontrato la ventenne Chelsie e sono subito diventate le sue "sorelle maggiori". La serie è nata quando Gay Rosenthal ha incontrato la Rockwood e lei le ha presentato le sue amiche. Gay ha iniziato a girare il documentario, lo ha proposto a molte emittenti televisive. E' stata Sarah Barnett del Sundance Channel la prima a rispondere.
"Guardare come queste ragazze affrontano la vita - ha spiegato il produttore - non è solo fonte di ispirazione ma è davvero avvincente. E' uno spettacolo che sfida la percezione che gli altri hanno rispetto a chi vive su una sedia a rotelle. Con questo documentario diamo al pubblico un ritratto onesto, schietto e dal cuore, di chi passa la vita così. Sono lieto di condividere la loro storia in una rete che si vanta di offrire una narrazione autentica, coraggiosa e rispettosa."
La sottoscritta ha serie dubbi che questa serie spopolerà  nel "bel paese", come  è accaduto negli U.S.A., e ancor più che un prodotto simile possa nascere in un paese antico e ricco di pregiudizi come il nostro, ma la speranza è l'ultima a morire. Intanto corro a scaricarmi le puntate in lingua originale, ma soprattutto scappo a rifarmi il look da "Pushettina".Valentina Boscolo