Anno 2010, novecento anni da quando il vescovo di Malamocco, Grancarolo, nel lontano 1110, trasferì a Chioggia la sua sede vescovile, “vedendosi di giorno in giorno abasar il terreno e montarvi sopra l’acque”, come scrive lo storico Pietro Morari nel sec. XVI. Con l’intero capitolo dei canonici il vescovo portò a Chioggia i corali, i paramenti, le sacre reliquie, comprese quelle dei patroni di Malamocco: i santi martiri Felice e Fortunato, decapitati ad Aquileia nell’anno 305 durante la seconda persecuzione dell’imperatore romano Diocleziano. Questi due fratelli, mercanti vicentini, diventarono così patroni della città e diocesi di Chioggia. Sotto l’aspetto religioso le 12 isole della gronda lagunare, che riunite in una confederazione eleggevano un proprio dux, il futuro doge, dipendevano dal patriarcato di Aquileia, cui erano legati i vescovi diocesani dei principali centri come Torcello e Malamocco. Il vescovo Grancarolo scelse le due Clodie: maior e minor che componevano la Chioggia di allora, perché era la città più importante tra quelle sotto la sua giurisdizione, che si estendeva sino a Loreo, Cavarzere ed alle foci del Po di Ariano, ove in quest’epoca incontrava il mare. Chioggia, città di origine romana, nel 1110 vive un periodo di grande sviluppo economico-sociale soprattutto grazie ai proventi delle saline al massimo della produzione del famoso “Sal Cluge”.
CHIOGGIA...CORREVA L' ANNO 1110
Anno 2010, novecento anni da quando il vescovo di Malamocco, Grancarolo, nel lontano 1110, trasferì a Chioggia la sua sede vescovile, “vedendosi di giorno in giorno abasar il terreno e montarvi sopra l’acque”, come scrive lo storico Pietro Morari nel sec. XVI. Con l’intero capitolo dei canonici il vescovo portò a Chioggia i corali, i paramenti, le sacre reliquie, comprese quelle dei patroni di Malamocco: i santi martiri Felice e Fortunato, decapitati ad Aquileia nell’anno 305 durante la seconda persecuzione dell’imperatore romano Diocleziano. Questi due fratelli, mercanti vicentini, diventarono così patroni della città e diocesi di Chioggia. Sotto l’aspetto religioso le 12 isole della gronda lagunare, che riunite in una confederazione eleggevano un proprio dux, il futuro doge, dipendevano dal patriarcato di Aquileia, cui erano legati i vescovi diocesani dei principali centri come Torcello e Malamocco. Il vescovo Grancarolo scelse le due Clodie: maior e minor che componevano la Chioggia di allora, perché era la città più importante tra quelle sotto la sua giurisdizione, che si estendeva sino a Loreo, Cavarzere ed alle foci del Po di Ariano, ove in quest’epoca incontrava il mare. Chioggia, città di origine romana, nel 1110 vive un periodo di grande sviluppo economico-sociale soprattutto grazie ai proventi delle saline al massimo della produzione del famoso “Sal Cluge”.