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CHIOGGIA ANTICA D’INVERNO


Con questo post scopriremo un po' di curiosità della nostra città all'epoca dei nostri nonni,buona lettura! I vari venditori di ortaggi,formaggi e pesce,che avevano bottega nelle vicinanze del palazzo  del Granaio, durante l'inverno erano soliti recarsi di buon mattino, per far colazione, dalla Nina Capolina, che vendeva la dòsa (acqua bollita con miele e scorza di limone) a tre centesimi al bicchiere. La Nina vendeva sempre la dòsa molto calda perché il recipiente che la conteneva era sempre posto sopra ad un fornello di carboni. Gli acquirenti inzuppavano nel bicchiere di dosa uno o due pani con o senza uva passa, mentre la Nina a gran voce chiamava al grido di : "vegnì fioi da la Nina Capolina a scaldarve la man e la boca".
Nel pomeriggio sempre in prossimità del Granaio che allora si presentava ancora con le colonne in marmo che lo sorreggevano, el Patòla la faceva da padrone per la vendita di tripa, curadèla e scarnusso (trippa,polmone ed esofago di manzo). Teneva sempre la sua mercanzia al caldo, dentro una grande piadena. Il Nasarèno,invece,faceva affari d'oro con la vendita delle sème brustolae. Fra i numerosi avventori si distinguevano i pescatori,che usavano portare vistosamente i semi di zucca alla bocca per aprirli e mostravano in tal modo le grosse vere d'oro, le fedi nuziali, che portavano al dito.Verso sera,in clima decisamente bohemien,nello stradale del ponte della pescheria,c'era la vendita delle granseole, dei buli e delle canoce lessate in banchetti illuminati da candele che cartocci di carta colorata riparavano dal vento.
 
E ora? In gran voga el gabiotin delle creme fritte con cioccolata calda e storti, la pizza del Castagnaccio buona a tutte le ore, spritz a go go bar con tende per star al caldo, pasticcerie...siamo un popolo di buon gustai possiamo variare sempre dal dolce al salato. Proviamo a chiedere ai nostri nonni se sentono malinconia per quei tempi e magari scaldiamoci insieme a loro con una bella dòsa calda.
                                                                                                  di Elisabetta Donaggio