Decisamente buono sia dal punto di vista della sceneggiatura che della messinscena questo Goya's ghosts, che in Italia esce titolato come L'ultimo Inquisitore, a sottolineare - giustamente - che il film in esame, seppur analizzi il ventennio più movimentato e fecondo della vita di Goya, si occupa soprattutto del fantasma dell'Inquisizione. Difatti, come narra Milos Forman (Qualcuno volò sul nido del cuculo, Hair, Amadeus…), nel 1792 la Chiesa si dispone a reagire con severità all'attacco che le viene rivolto dalle idee illuministiche fuori e dentro la penisola iberica inasprendo le pene contro gli eretici. L'ultimo Inquisitore è un affresco storico ambizioso che stabilisce un parallelismo tra l'Inquisizione Spagnola e la società cecoslovacca nella quale viveva il regista, e in generale con qualsiasi società governata da una dittatura. "La paura è sempre stata il miglior modo per mantenere il potere" afferma Forman. Ed essa è palpabile in molte scene del film che tuttavia non risparmiano né l'orrore di alcune sequenze violente, né una certa sorridente ironia nel dipingere la corte, così come aveva già fatto in Amadeus. Impreziosito dalla prova convincente degli attori tra i quali abbiamo ammirato Stellan Skarsgård per la misura, Natalie Portman per la seducente sensualità, e il solito bravissimo Javier Bardem, che pare emulare il Murray Abraham che interpretò Salieri, il film ci consegna due ore di divertimento intelligente che oscillano tra raffinatezza intellettualistica e ritmi che strizzano l'occhio all'action thriller dello spettacolo commerciale. Se ciò costituisce un pregio, o un difetto, preferiamo lasciarlo all'ardua sentenza degli spettatori.GIUDIZIO:
L'ultimo Inquisitore, 2007, Spagna, Milos Forman
Decisamente buono sia dal punto di vista della sceneggiatura che della messinscena questo Goya's ghosts, che in Italia esce titolato come L'ultimo Inquisitore, a sottolineare - giustamente - che il film in esame, seppur analizzi il ventennio più movimentato e fecondo della vita di Goya, si occupa soprattutto del fantasma dell'Inquisizione. Difatti, come narra Milos Forman (Qualcuno volò sul nido del cuculo, Hair, Amadeus…), nel 1792 la Chiesa si dispone a reagire con severità all'attacco che le viene rivolto dalle idee illuministiche fuori e dentro la penisola iberica inasprendo le pene contro gli eretici. L'ultimo Inquisitore è un affresco storico ambizioso che stabilisce un parallelismo tra l'Inquisizione Spagnola e la società cecoslovacca nella quale viveva il regista, e in generale con qualsiasi società governata da una dittatura. "La paura è sempre stata il miglior modo per mantenere il potere" afferma Forman. Ed essa è palpabile in molte scene del film che tuttavia non risparmiano né l'orrore di alcune sequenze violente, né una certa sorridente ironia nel dipingere la corte, così come aveva già fatto in Amadeus. Impreziosito dalla prova convincente degli attori tra i quali abbiamo ammirato Stellan Skarsgård per la misura, Natalie Portman per la seducente sensualità, e il solito bravissimo Javier Bardem, che pare emulare il Murray Abraham che interpretò Salieri, il film ci consegna due ore di divertimento intelligente che oscillano tra raffinatezza intellettualistica e ritmi che strizzano l'occhio all'action thriller dello spettacolo commerciale. Se ciò costituisce un pregio, o un difetto, preferiamo lasciarlo all'ardua sentenza degli spettatori.GIUDIZIO: