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IO, ME MEDESIMO
Ciao a tutti,
sono un ragazzo di 34 anni, vivo nella ridente Brianza (cos'avrà da ridere, proprio non lo so), mi occupo di comunicazione e organizzazione eventi e, nel poco tempo libero che mi rimane, scrivo e cazzeggio allegramente.
Questo blog non ha velleità artistiche, non contiene alti messaggi morali e non aspira a diventare centro di animate discussioni culturali. Voglio solo condividere con voi piccoli aneddoti, parole inutili e pensieri centrifugati, se poi riesco a strapparvi un sorriso, tanto meglio!
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Alla ricerca del gioiello del Nilo
Post n°94 pubblicato il 12 Aprile 2012 da CialtroneStraparla
Sabato sera, A era esausta. Aveva lavorato tutto il giorno, lo stomaco era sottosopra e un po' di mal di testa le faceva compagnia. Decise di lanciarsi tra le braccia di Morfeo, unico uomo disposto a frequentarla in quel periodo. La fase rem arrivò in un attimo e docile come cucciolo si addormentò felice. Avviluppata al suo piumone aprì gli occhi alle prime luci dell'alba: era Pasqua e un sontuoso banchetto l'attendeva. Il pranzo in famiglia fu piacevole, sereno e allegro tra giochi e pettegolezzi. Verso le 5 del pomeriggio, quando gli ultimi parenti si furono dileguati, decise di sostare al computer per ascoltare un po' di buona musica. Il mal di testa non l'aveva mai abbandonata per tutta la giornata: ogni mese il subbuglio ormonale si presenta con una regal emicrania. Era l'ultimo giorno del ciclo, l'indomani il mondo le avrebbe sorriso nuovamente. Un lampo nella memoria le ricordò che il giorno prima si era addormentata senza aver cambiato l'assorbente. Eppure di lui nessuna traccia. Forse ricordava male, probabilmente era così assonnata d'aver rimosso la capatina in bagno necessaria per eliminazione del tampone. Proprio non riusciva a fare chiarezza nei suoi ricordi. Una rapida visita all'interno delle sue mutande palesò la presenza di un oggetto estraneo incastonato proprio lì. Lo sentiva, lo sfiorava ma, nonostante le indiscusse abilità da contorsionista, non riuscì ad afferrarlo. C'era un tampax disperso nel suo corpo da più di 24 ore e nessuno che ne avesse reclamato la scomparsa. Era necessario l'intervento di un esperto del settore. Arrivò al pronto soccorso e, con un filo d'imbarazzo, confessò all'infermiera di turno di aver momentaneamente smarrito il tampax. L'infermiera, con l'aria esperta di chi ne ha viste di tutte i colori, le chiese se era veramente sicura che si trattasse di un tampone. A perplessa annuì. Probabilmente molte donne si presentano con lo stesso annoso problema in ospedale e al momento dell'estrazione sembra di assistere a una pesca di beneficenza: il passaporto che si credeva perso, una cartellina del bingo usata la notte del capodanno del 2002, una foto ricordo dell'ultimo viaggio a Parigi, una confezione da 12 di evidenziatori gialli.. A venne subito visitata da una giovane dottoressa che armata di divaricatore, pinze, torcia e imbragatura, si fece calare nel tempio maledetto alla ricerca del gioiello del Nilo. “Non ne avevo mai recuperato uno così in profondità”, sentenziò il medico. A non riuscì mai a capire se con quelle parole la dottoressa volle farle un complimento per la vastità del suo utero. Recuperato il reperto la giovane spiegò ad A che non avrebbe mai più dovuto utilizzare gli assorbenti interni, la posizione retroversa del suo utero avrebbe potuto nuovamente causare un risucchio del tampax verso l'alto. Felice che la vicenda si fosse conclusa nel migliore dei modi, A si diresse verso casa pensando al suo utero-aspira-tutto. Ben presto gli amici di A vennero a sapere dell'incredibile capacità di risucchio del suo apparato riproduttivo, e con il loro proverbiale tatto fecero di lei il bersaglio preferito di pesanti scherni. Uno degli amici più bastardi scrisse dell'accaduto persino su un blog. Che persona orribile. |
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