Parola di Cialtrone

Domenica di crampi


Ultima domenica di luglio, fa così caldo che ho due prugne Sunsweet nelle mutande. Lo so, un'immagine poetica. Se sei un cittadino disperato e braccato nella morsa del caldo, cosa puoi fare? Semplice, andare all'IKEA.L'invito arriva direttamente da mia cugina: Lo sai che all'IKEA ora possono entrare anche i cani? Andiamo a fare dello shopping inutile oggi pomeriggio? Sul momento mi sono sentito offeso, ho slappazzato dalla ciotola un po' d'acqua e mi sono accucciato imbronciato.. poi mi è venuto in mente che mia cugina ha un cagnolone peloso totalmente nullafacente, quindi forse si riferiva a lui. E va bene, vada per il giro turistico.Siamo al parcheggio e già sento il dolce tocco dell'aria condizionata, ed eccoci qui pronti per spendere un po' di denaro. La formazione è la seguente: io, mia cugina, maremmano al guinzaglio e mia zia con sobria borsa (d'orata quando uno è un cretino, è un cretino) dorata esibita per le grandi occasioni.Ci addentriamo tra divani e armadi, arrivando fino alla sezione biancheria per la casa. L'estasi suprema delle lenzuola color fantasia. Ravanando tra tessuti improponibili, veniamo disturbati da una signora che garbatamente ci fa notare che Yoghi, il peloso del gruppo, forse non stava particolarmente bene. Chissà da cosa l'aveva intuito, forse dal fatto che era irrequieto e guaiva sommessamente, o più probabilmente dal fatto che era in pieno cagotto fulminante. L'aria condizionata e i colori sobri delle lenzuola probabilmente gli avevano smosso l'intestino. Zampillava come la Fontana di Trevi. Una meraviglia.Grazie al cielo avevamo preso una scorta annuale di tovaglioli di carta e con quelli mia cugina ha cercato di arginare l'onda anomala marrone. Dal canto mio cercavo di non dare di stomaco e facevo finta di non conoscerli.L'intestino, per fortuna, ha una capienza finita.. pieni di cacca fino ai gomiti, non è un modo di dire, infiliamo i rimasugli in un sacchetto di plastica e poi tutto a sua volta dentro la borsa dorata di mia zia. Non c'era un cestino nelle vicinanze e il sacchetto di plastica non arginava bene la zaffata maleodorante. E così, come se nulla fosse successo, con passo deciso e sguardo fiero, ci dirigiamo verso l'uscita.Prima dell'uscita mia zia intravede un cestino per rifiuti organici, ci si fionda con l'agilità di una gazzella nana sbarazzandosi del magico contenuto della sua borsa fescion. Peccato che il cestino fosse proprio accanto alla cassa del self-service. Ho visto un centinaio di persone abbandonare i vassoi colmi di cibo per gettarsi nelle pallette colorate alla ricerca disperata di un angolo d'aria non putrido. Un po' meno fieri e con passo barcollante, ci avviamo verso casa lungo la strada della vergogna. Un altro meraviglioso pomeriggio in famiglia.