Desidero ringraziare vivamente tutti i numerosi Lettori e Lettrici, che pur non avendo ritrovato traccia alcuna della loro identità nella griglia delle 15 presenze predisposte nella pagina del Blog, hanno visitato le mie pagine (credo… ) e letto quanto nei diversi argomenti ed articoli, ho esposto.Desidero altresì esporre alcune tematiche riguardanti il racconto “La Pazza del Segrino” e del suo Autore, cioè dello scrittore e Poeta Ippolito Nievo; sarà utile al lettore, e faciliterà molto il capire tutto il tessuto artistico e letterario dell’opera, nonché i vari influssi che la nostra lombarda terra ha saputo influire sullo spirito dei grandi Autori dell’Ottocento. Il piccolo lago dei grandi Scrittori: Così l’Associazione Culturale Brianza scrive in una sua presentazione:“Incredibile quanta e quale letteratura abbia lambito le sponde del Seegrün: così il sommo ingegnere Carlo Emilio Gadda di Longone soleva chiamare il verde specchio d’acqua della Valassina. Qui il romanticismo ottocentesco di Nievo e Fogazzaro (anche Malombra è ambientato nel Segrino) ha passato il testimone alla dolorosa cognizione del ventesimo secolo, nelle insuperate e, forse, insuperabili pagine del Gadda. Ci scappa un sorriso leggendo delle terre insubri come luoghi abitati da popoli sì industriosi ma alquanto poveri di cultura se non di spirito. E pensiamo pure al vicino lago di Pusiano: a Parini, a Segantini. […]”Ecco ora il bel dipinto che ne fa l’insigne scrittrice Valentina Marchesi:“[…]Celeste è la “pazza del Segrino” , una giovane contadina di fragile emotività che trascorre le sue giornate in riva al lago. Celeste è una emanazione del Segrino: è una creatura che pare trovare in quel lago senza increspature una risposta al suo misterioso modo di guardare le cose. La bell’acqua è un richiamo irresistibile per Celeste, una voce nascosta di cui partecipa lei sola. […].L’ideale entra nelle case della campagna lombarda , come era già stato per Renzo e Lucia; trova i suoi attori non tra gli eletti della poesia, ma tra gli umili di una prosa quotidiana dell’esistenza. […]”. III Capitolo (prima parte) La Celeste, come dicemmo, in quella sera, donde comincia il nostro racconto, sedeva sullo sterrato davanti alla capanna. Gli ultimi splendori del sole coloravano d’un bell’incarnato le sue pallide guance; ed ella pareva intendere il linguaggio di quella luce, tanto il suo sguardo imbevendosene brillava pieno di gioia.Quali immagini passassero per la sua mente nessuno lo può indovinare; certo dovevano essere graziose e poetiche quanto mai, poiché tali erano l’ora ed il sito; e la pazzia in quella creatura così gentile e delicata sembrava piuttosto altissima divagazione, che mancanza o sviamento di intelletto.La giovinetta stette a quel modo un buon tratto; indi levassi e sulla punta de’ piedi entrò nel tugurio.“Mamma!” – mormorò ella pianamente.“Oh da brava! l’era tempo che tu rientrassi”, rispose dall’oscuro fondo della stanza una voce roca, ma tranquilla.“Son tornata, che il sole era ancora nel lago, - soggiunse la Celeste; ma mi stava lì fuori per paura di svegliarvi”.“Via, accendi il lume”, - riprese l’altra.“Il nostro o quello della Madonna?” – domandò la giovinetta.“Il nostro, il nostro, - replicò la stessa voce. Oggi, vedi, è venerdì; e il giorno della Madonna è il sabato; te l’ ho detto tante volte!”La fanciulla si fece allora in ginocchio davanti al focolare; dove, sconvolte le ceneri e rinfocolate quattro brage, n’ebbe dopo molto soffiare un filo di vampa azzurrognola.“Via, prendi il fosforo (fiammifero)” disse la voce.“No, no, mi piace di più a questo modo; lasciatemi fare!” – rimbeccò la povera scema.
LA PAZZA DEL SEGRINO di Ippolito Nievo III Capitolo - Prima parte.
Desidero ringraziare vivamente tutti i numerosi Lettori e Lettrici, che pur non avendo ritrovato traccia alcuna della loro identità nella griglia delle 15 presenze predisposte nella pagina del Blog, hanno visitato le mie pagine (credo… ) e letto quanto nei diversi argomenti ed articoli, ho esposto.Desidero altresì esporre alcune tematiche riguardanti il racconto “La Pazza del Segrino” e del suo Autore, cioè dello scrittore e Poeta Ippolito Nievo; sarà utile al lettore, e faciliterà molto il capire tutto il tessuto artistico e letterario dell’opera, nonché i vari influssi che la nostra lombarda terra ha saputo influire sullo spirito dei grandi Autori dell’Ottocento. Il piccolo lago dei grandi Scrittori: Così l’Associazione Culturale Brianza scrive in una sua presentazione:“Incredibile quanta e quale letteratura abbia lambito le sponde del Seegrün: così il sommo ingegnere Carlo Emilio Gadda di Longone soleva chiamare il verde specchio d’acqua della Valassina. Qui il romanticismo ottocentesco di Nievo e Fogazzaro (anche Malombra è ambientato nel Segrino) ha passato il testimone alla dolorosa cognizione del ventesimo secolo, nelle insuperate e, forse, insuperabili pagine del Gadda. Ci scappa un sorriso leggendo delle terre insubri come luoghi abitati da popoli sì industriosi ma alquanto poveri di cultura se non di spirito. E pensiamo pure al vicino lago di Pusiano: a Parini, a Segantini. […]”Ecco ora il bel dipinto che ne fa l’insigne scrittrice Valentina Marchesi:“[…]Celeste è la “pazza del Segrino” , una giovane contadina di fragile emotività che trascorre le sue giornate in riva al lago. Celeste è una emanazione del Segrino: è una creatura che pare trovare in quel lago senza increspature una risposta al suo misterioso modo di guardare le cose. La bell’acqua è un richiamo irresistibile per Celeste, una voce nascosta di cui partecipa lei sola. […].L’ideale entra nelle case della campagna lombarda , come era già stato per Renzo e Lucia; trova i suoi attori non tra gli eletti della poesia, ma tra gli umili di una prosa quotidiana dell’esistenza. […]”. III Capitolo (prima parte) La Celeste, come dicemmo, in quella sera, donde comincia il nostro racconto, sedeva sullo sterrato davanti alla capanna. Gli ultimi splendori del sole coloravano d’un bell’incarnato le sue pallide guance; ed ella pareva intendere il linguaggio di quella luce, tanto il suo sguardo imbevendosene brillava pieno di gioia.Quali immagini passassero per la sua mente nessuno lo può indovinare; certo dovevano essere graziose e poetiche quanto mai, poiché tali erano l’ora ed il sito; e la pazzia in quella creatura così gentile e delicata sembrava piuttosto altissima divagazione, che mancanza o sviamento di intelletto.La giovinetta stette a quel modo un buon tratto; indi levassi e sulla punta de’ piedi entrò nel tugurio.“Mamma!” – mormorò ella pianamente.“Oh da brava! l’era tempo che tu rientrassi”, rispose dall’oscuro fondo della stanza una voce roca, ma tranquilla.“Son tornata, che il sole era ancora nel lago, - soggiunse la Celeste; ma mi stava lì fuori per paura di svegliarvi”.“Via, accendi il lume”, - riprese l’altra.“Il nostro o quello della Madonna?” – domandò la giovinetta.“Il nostro, il nostro, - replicò la stessa voce. Oggi, vedi, è venerdì; e il giorno della Madonna è il sabato; te l’ ho detto tante volte!”La fanciulla si fece allora in ginocchio davanti al focolare; dove, sconvolte le ceneri e rinfocolate quattro brage, n’ebbe dopo molto soffiare un filo di vampa azzurrognola.“Via, prendi il fosforo (fiammifero)” disse la voce.“No, no, mi piace di più a questo modo; lasciatemi fare!” – rimbeccò la povera scema.