Io.. Il mio viaggio

Paura di dormire sotto un tetto


Si sente un profumo intenso di carne alla brace. Sui gradoni della tribuna in cemento della pista di atletica fumano i barbecue. "In certi momenti - dice Cristina - sembra proprio di essere in un campeggio. Ci sono famiglie che hanno recuperato la griglia e un po' di carbone e si preparano il pranzo. Peccato che qui all'Aquila un campeggio non ci sia mai stato. Fa troppo freddo. Lo senti appena fa scuro o appena le nuvole oscurano il sole". Cristina e Diego hanno mille cose da fare. Oggi, domenica, è un giorno importante: il progetto è quello di andare a Pescara, un paio di giorni, a fare una prova: quella di vivere per qualche ora in una casa di pietre e cemento. "Ci stiamo preparando, anche mentalmente. Per fortuna non si sta fermi un attimo e così non pensi troppo. Si fa anche lo shopping, qui alla tendopoli. I ragazzi dell'Unitalsi sono meravigliosi. Il loro 'mercato' è sempre più ricco. Vedi, io e Diego riusciamo a cambiare e lavare i nostri abiti ma le bambine giocano con la sabbia, si rotolano per terra e hanno bisogno di un 'guardaroba' più ricco. E allora, quando non abbiamo più nulla di pulito in tenda, andiamo all'Unitalsi. Troviamo vestitini, magliette, felpe, tutto... Si è sparsa la voce, qui all'Aquila e dintorni. Si è saputo di questo mercato dove non si paga - adesso hanno anche abiti 'firmati', con felpe da 150 euro donate dalle aziende - e c'è chi si presenta come terremotato. E' anche per questo che tutti noi della tendopoli di piazza d'Armi adesso abbiamo un tesserino. Si deve mostrare quando si entra e quando si esce. E' giusto così. Non posso pensare che ci sia chi riesce a fingere di avere subito la disgrazia di un terremoto pur di avere una felpa gratis".Oggi iniziano i due giorni di "prova". "Un amico di Diego ci dà la sua casa, al primo piano di una palazzina di Pescara. Io ho capito che devo provare a vivere fra quattro mura. Le scosse arrivano ancora, so che le sentiremo anche là, ma mio zio che è a Pescara ci dice che ormai non fanno più tanta paura. Abbiamo parlato a lungo, io e Diego. Lui voleva andare via già una settimana fa. Io ho detto no. Ma adesso capisco che non possiamo vivere come invalidi da terremoto, non possiamo permettere che le scosse ci rubino la vita. Già riesco a entrare nel mio studio da psicoterapeuta, che è qui accanto alla tendopoli. Porto le bambine in bagno, le lavo... Stanotte, per la prima volta, salvo ripensamenti o paure dell'ultima ora, proverò a dormire sotto un tetto... Ma sapere che a un'ora di macchina, in caso di bisogno, potremmo ritrovare il nostro posto in tenda, mi dà sicurezza".