Il Blog della Luna

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Lettera per nessuno... Caro amore, ti guardo dormire tra le lenzuola del tuo letto grande di scapolo maturo e mi domando quante donne hanno fatto altrettanto, quante hanno respirato il tuo profumo, quante hanno assaggiato il tuo sapore, quante ti hanno dimenticato prima ancora di aver richiuso la porta alle loro spalle: io non sarò tra quelle, io porterò sulla pelle il tuo odore di uomo, io porterò nella mia bocca la consistenza liquida della tua lingua, io porterò il tuo respiro silenzioso nelle mie orecchie, io porterò questi colori che si tingono d’alba nel mio cuore come il tesoro più prezioso e più segreto, io ti porterò lungo il proseguimento della mia piccola vita come una parte di me.   Caro amore, sono le quattro di una notte magica, sono seduta sulla poltrona dove probabilmente tu tutte le mattine ti allacci le scarpe, o forse no, forse non porti neanche le scarpe con i lacci, non lo so e non lo saprò mai non c’è stato tempo per parlare, per conoscerci, per divertirci o annoiarci con gli aneddoti delle nostre vite passate e sconosciute, non c’è stato tempo per niente ma non era necessario: c’eravamo noi e ci bastavamo, ora però che sto per lasciarti mentre ancora dormi, senza che tu possa fermarmi e convincermi a restare, ora che affido ad una lettera le poche spiegazioni che sono in grado di darti, non c’è motivo per cui non debba raccontarti chi sono.   Per diciannove anni sono stata la classica ragazza ombra: l’ombra delle amiche, l’ombra dei ragazzi, l’ombra di me stessa, mi muovevo nel mondo con passi felpati, attenta a non far rumore e a non intralciare il passo agli altri, sentendomi importante non appena qualcuno mi rivolgeva la parola. Poi un giorno mi sono accorta che anche io avevo il mio piccolo talento, anche io potevo fare qualcosa di buono senza per questo ripararmi dietro le spalle degli altri.   Un giorno ho aperto un cassetto della mia scrivania e li ho visti: i miei disegni, i miei schizzi, i miei ritratti, erano lì tutti ammucchiati e spiegazzati e disordinati, mi guardavano attraverso gli occhi che avevo rubato ai passanti, agli amici, ai ragazzi, mi guardavano attraverso le loro pupille di carboncino e mi imploravano di tirarli fuori, di liberarli da quel buio polveroso e di mostrarli al mondo intero, ed alla fine li ho ascoltati. Li ho portati alla mia insegnante di storia dell’arte e lei li ha spediti di nascosto ad un concorso nazionale: quando mi è arrivata a casa la lettera con la comunicazione che avevo vinto, sono rimasta sospesa a mezz’aria per un’intera settimana, insomma era un concorso importante, di grande prestigio ed io l’avevo vinto: tra centinaia di migliaia di disegni avevano scelto proprio il mio.   Di colpo la mia vita è cambiata, in uno sbattere di ciglia sono uscita dal mio stato di anonimato, ho smesso di essere ombra e sono diventata luce, per gli altri e soprattutto per me stessa, di giorno in giorno ho acquistato fiducia nelle mie possibilità, fino a quando non ho conosciuto lui. Non ti dirò come si chiama o quanti anni ha, non credo che ti interessi, so solo che era il ragazzo più popolare del Liceo, e che scelse proprio me, mi corteggiò, mi sedusse e quattro mesi fa mi ha chiesto di sposarlo, ed io ho accettato. Abbiamo già fissato la data, tra quattro giorni saremo marito e moglie.   Non ti ho usato, non sei stato un’avventura pre– matrimoniale, o un capriccio di una turista a caccia di  souvenir,  è solo che per la prima volta con te ho  gettato al vento la prospettiva di un intero futuro insieme ad un uomo che devo sposare perché è la cosa più giusta e più logica da fare, con te mi sono guardata dentro, mi sono chiesta se era quello che volevo veramente e mi sono resa conto che quello che mi ero sempre illusa  fosse amore, non era altro che semplice attrazione o forse neanche quella. Mi sento sporca, ma non nei suoi confronti, nei tuoi, ti ho tradito più di quanto abbia fatto con lui, ti ho amato e ti amo ancora, ma nonostante questo ti sto scrivendo questa lettera vigliacca perché non ho il coraggio di dirti la verità guardandoti negli occhi. Tu sei stato per me l’aria da respirare, l’acqua da bere, il pane da mangiare, ed io ho respirato, bevuto e mangiato consapevole del fatto che non avrei potuto essere tutto questo per te.   Ti amo, ti amo come non credevo fosse possibile, ma i minuti scorrono veloci come proiettili che trivellano il cuore, tra meno di due ore tu ti sveglierai e mi cercherai, ma il letto accanto a te sarà vuoto, solo questa lettera ti parlerà per l’ultima volta di me, forse ti arrabbierai, forse mi odierai, ma io sarò già su un aereo, seduta accanto al finestrino a guardare le nuvole proprio come abbiamo fatto ieri alla galleria, a pensare a quello che è stato, a quello che poteva essere e a quello che non sarà mai.   Sono le sei, me ne vado: non cercarmi, ovunque mi troverò sarò sempre troppo lontana!                                                                                                                                              Addio