Creato da: CinaViaggio il 09/02/2010
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Opera di Pechino

Post n°36 pubblicato il 16 Luglio 2010 da CinaViaggio
 
Foto di CinaViaggio

Cinaviaggio vi presenta l'opera di Pechino, che è il tesoro nazionale della cultura cinese.

Il nome dell’opera di Pechino in cinese è Jing ju. Jing significa Beijing cioè Pechino, Ju significa dramma. Ma l’opera di Pechino non può essere solo intesa come opera originaria di Beijing. E dunque che cos’è in realtà? Gli abitanti di Pechino che amano la loro opera parlano di andare a “sentire” un’opera piuttosto che di andarla a “vedere”. Al contrario, coloro che non hanno ancora acquisito un pò di familiarità con essa possono trovarsi leggermente in difficoltà all’inizio. Ma una buona infarinatura generale può facilitare le cose. Naturalmente non si potrà essere ancora in grado di seguire le parole e le tonalità alte in cui l’opera è cantata potrebbero risultare, all’inizio, troppo poco familiari per essere pienamente apprezzate. Conoscere l’opera di Pechino è un primo passo nell’avventura di capire questo quarto della popolazione mondiale.

 

L’Opera di Pechino è un sintesi di canti, recitazione, danza, acrobazia, un insieme di musica, costumi, letteratura, arte figurativa e scenagrafia, un riuscito connubio tra simbolismo e realismo. Nel canto, gli schemi sono fissi, ma il ritmo è ricco e vario, capace di esprimere i sentimenti e la psicologia dei differenti personaggi in differenti situazioni. Le parti recitate comprendono dialoghi e monologhi. Va ricordato che sia i dialoghi sia i monologhi sono composti nel dialetto di Pechino. Qualche volta un brano bene interpretato o anche un frase iniziale ben recitata in tono di dialetto di Pechino scatena l’entusiasmo del pubblico e scoppia l’applauso e il grido di BRAVO.

 

L’Opera di Pechino segue regole e movimenti fissi, come lisciare la barba, aggiustare il cappello, rimboccare una manica e fare un passo. I costumi sono sempre quelli della dinastia Ming, anche se l’azione si svolge in un altro periodo e sono adeguati alla posizione sociale e alle caratteristiche del personaggio, imperatore, funzionario o generale, gente comune, ragazza che ha del talento, principessa, studioso, spadaccino, vecchio e giovane, uomo o donna, leale o perfido. Le armi usate sono stilizzate e anche gli altri oggetti che appaiono sulla scena non sono realistici, in quanto non interferiscono nella rappresentazione. Il suonatore di tamburino, usato solamente per l’Opera di Pechino, è il direttore di orchestra, composta da strumenti a percusione, a corda e a fiato, e nello stesso tempo è anche il direttore degli attori.

 

In linea di massima, si possono distinguere quattro ruoli principali:

Sheng-l’Uomo; Dan-la Donna, Jing-la Faccia Dipinta, Chou-il Clown.

 

Queste due ultime categorie di personaggi portano un trucco molto pesante simile a una maschera che , in base al diverso simbolismo dei colori, rivela il carattere del personaggio.

Il rosso:               la fedeltà.

Il rosso chiaro:         l’onestà e l’anzianità.

Il purpureo:           la serietà e la prudenza.

Il nero:               la risolutezza e l’inflessibilità.

Il bianco:              l’astuzia e la saggezza.

Il giallo:               l’abilità e la ferocia.

Il blu:                 l’audacia e l’arroganza.

Il verde:               l’indomabilità e la crudeltà.

 

Nell’Opera di Pechino, particolarmente spettacolari sono le scene di combattimento, che richiedono agli attori una grandissima abilità acrobatica e fanno intuire agli spettatori quanto sia lunga e difficile la loro preparazione. Un modo di dire molto significativo dice: un minuto di esibizione sopra il palcoscenico ha bisogno di dieci anni di esercizi sotto il palcoscenico.

Per ulteriori informazioni clicca www.cinaviaggio.com

 
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La Citta' Proibita

Post n°35 pubblicato il 15 Luglio 2010 da CinaViaggio
 
Foto di CinaViaggio

Cinaviaggio vi presenta la Città Proibita, che rappresenta uno splendido, maestoso e misterioso complesso di edifici al centro di Pechino, capitale della Cina.

 

La Città Proibita venne eretta in 14 anni a partire dal 1406 su ordine del secondo imperatore Ming Zhu Di. Per circa 500 anni, fino alla caduta della dinastia Qing nel 1911, 24 imperatori vissero e governarono il paese da questa sede. L’ enormità delle dimensioni, la bellezza dello stile, lo splendore dell’architettura ed il lusso dell’arredamento sono rari al mondo. Il complesso occupa 720.000 mq, con una lunghezza sud-nord di 1000 metri ed un’ampiezza est-ovest di 800 metri, ed è circondato ai quattro lati da mura alte più di 10 metri e da un canale di protezione ampio più di 50. Questo risulta strutturato rigorosamente secondo il sistema rituale, i criteri politici e lo spirito etico delle dinastie feudali, mentre la struttura generale, la dimensione, la forma degli edifici, i colori della decorazione e l’arredamento esprimono tutti il supremo potere imperiale e un severo sistema gerarchico.

 

Gli edifici più impressionanti sono i tre maggiori, ossia la Sala della suprema armonia, la Sala della media armonia e quella della preservazione dell’armonia, le principali sedi dell’esercizio del potere e delle maggiori cerimonie presiedute dagli imperatori. La Sala della suprema armonia è il centro della Città Proibita, ospitando fra l’altro il trono dorato imperiale e costituendo l’edificio più splendido del complesso. Posta a nord di un piazzale ampio 30.000 mq, la struttura si erge su una terrazza di pietra banca alta 8 metri, con un’altezza di quasi 40 metri, risultando la maggiore del complesso. Nella cultura cinese, il drago rappresenta l’autorità imperiale e l’imperatore è chiamato “figlio del vero drago”, quindi la decorazione interna della Sala della suprema armonia utilizza in gran quantità la figura del drago, con circa 13.000 immagini.

La Città Proibita presenta ancora molte altre caratteristiche, come la presenza di 9999,5 sale, in quanto gli antichi cinesi ritenevano che il Palazzo celeste dove viveva l’imperatore celeste possedesse 10.000 sale, ora l’imperatore terreno era considerato suo figlio, quindi doveva limitarsi, senza superare il padre, quindi la Città Proibita conta mezza sala in meno rispetto al Palazzo celeste. L’enorme complesso di edifici concentra il meglio dell’intelligenza del popolo lavoratore. Dall’intera struttura, ai vari tipi di tetti e alle decorazioni di porte e pareti, tutto appare meraviglioso ed ingegnoso. Per fare un esempio, la terrazza di pietra bianca su cui posa la Sala della suprema armonia rende l’edificio ancora più maestoso e stupendo, nel contempo ha funzioni anti-umidità. Le strutture per lo scolo dell’acqua della terrazza utilizzano la forma della testa del drago senza corna, con più di 10.000 di queste teste sui tre piani della terrazza, e quando piove l’acqua vi scorre attraverso, come se da un gruppo di draghi zampillasse dell’acqua, creando uno spettacolo impressionante.

 

La Città Proibita ha una struttura in legno, per cui nella prevenzione degli incendi gli artigiani delle varie dinastie hanno espresso il meglio di sè. Per fare un esempio, questa comprende 4 file di edifici che visti dall’esterno paiono normali, ma in realtà all’interno sono colmi di blocchi di pietra: si tratta delle pareti anti-incendio ideate con attenzione dagli architetti. Inoltre in ogni cortile si trovano delle grandi giare di rame, in tutto 308, che contenevano tutto l’anno dell’acqua per spegnere gli incendi. D’inverno del personale apposito accendeva del fuoco al di sotto per mantendere tiepida l’acqua, affinchè non gelasse.

 

La Città Proibita costituisce il più grande e meglio conservato complesso di antichi edifici del mondo. Secondo le registrazioni storiche, la dinastia Ming per la sua costruzione utilizzò 100.000 artigiani e centinaia di migliaia di operai di corvè, con materiali provenienti da tutto il paese, persino dalla provincia dello Yunnan, lontana migliaia di km. Inoltre, come palazzo imperiale, la Città Proibita ospita una quantità enorme di preziose opere d’arte, secondo un conteggio più di un milione, pari ad 1/6 del totale nazionale, fra cui molti tesori di Stato.

 

Negli anni ’80 del secolo scorso il governo cinese vi ha costruito più di 100 magazzini sotterranei, sistemandovi la maggior parte dei beni culturali della Città Proibita. Questo splendido complesso di edifici è ormai diventato un simbolo della luminosa cultura cinese. Architetti cinesi e stranieri riconoscono che la sua progettazione ed architettura sono capolavori indiscutibili rappresentativi della millenaria tradizione culturale cinese, presentando i migliori risultati raggiunti in più di cinque secoli dagli artigiani del paese. La maggior parte degli edifici risente ormai della loro storia di più di 580 anni, mentre negli ultimi anni i visitatori sono aumentati sempre più, con quasi 10 milioni di presenze annuali.

 

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Drago cinese

Post n°33 pubblicato il 15 Luglio 2010 da CinaViaggio
 
Foto di CinaViaggio

Cinaviaggio vi presenta il drago cinese, che è il simbolo della cultura tradizionale cinese.

Tra i vari temi e motivi caratteristici dell'arte cinese, quello del drago è sicuramente il più sorprendente e quello che colpisce maggiormente l'immaginazione. È una delle figure simboliche o fantastiche più frequenti, e tra le più ricche di significato della tradizione cinese. Dalle terrecotte neolitiche, dai bronzi arcaici e dalle giade dell'epoca Shang (XVI-XI a.C.) fino ai ricami delle vesti dei mandarini dell'inizio del nostro secolo, questo tema è stato riprodotto con costanza instancabile ed evidenza continua; si trova sulle ceramiche, le lacche, gli abiti da cerimonia, le balaustre delle gradinate, le grandi pareti-schermo di ceramica policroma, lo si vede sui soffitti dei teatri, sui muri di recinzione dei giardini, ondeggiante, sui cloisonné, su disegni a inchiostro, sulla prua delle imbarcazioni, arrotolato intorno alle colonne all'entrata e sulle tende degli altari dei templi taoisti.

Innanzitutto è caratterizzato dal suo aspetto soprannaturale, ibrido e composito. Di fatto nel corso di tre millenni il suo aspetto talvolta è variato, ma poco. Il drago più comune (detto "lung"), prende a prestito le proprie caratteristiche da veri animali, nove, si diceva: la testa al cammello, le corna al cervo, gli occhi al coniglio (o al gamberetto, secondo altri), le orecchie alla mucca, il corpo alla lucertola, il ventre alla rana, le scaglie alla carpa, le zampe o le palme alla tigre, gli artigli all'aquila. Accade di rado che sia dotato d'ali (di pipistrello, in tal caso) e poteva essere di vari colori. Si credeva che fosse sordo e si nutrisse di carne di rondine. Infine, elemento importante per il nostro approccio: diversamente da quanto accadeva nell'occidente medievale, in cui rappresentava l'incarnazione del male e delle forze maligne, al contrario, in Cina, il drago è una creature benefica e di buon augurio. Annunciava la pioggia e distribuiva fertilità. Aveva il potere della metamorfosi, il dono di rendersi, a piacimento, visibile o invisibile, e le sue apparizioni in cielo - sempre folgoranti - erano accolte come presagi di messi abbondanti, garanzie di future ricchezze. Si riteneva che i draghi potessero nascondersi e annidarsi ovunque, nei cieli, in acqua, sulla terra e sottoterra.

D'altronde, negli ultimi secoli, il drago venue anche associato al potere imperiale: divenne “l’animale emblematico dell'imperatore", detto "Figlio del Cielo", ma anche "Volto di Drago". In questo caso il nostro animale soprannaturale simboleggiava la funzione, che spettava all'imperatore, di assicurare i ritmi stagionali e lo scorrere armonioso della vita. L'Imperatore era garante dell'ordine e della prosperità dell'universo.

Così, in Cina, nonostante il suo aspetto fantastico, il drago non ha mai assunto quelle caratteristiche paurose e bellicose che gli conferirono i artisti occidentali. A1 contrario, in Cina lo vediamo spesso bonario, che gioca con un compagno a rincorrere una perla infiammata, il "rubino magico", una specie di pallina irta di una voluta, che si riteneva richiamasse la folgore e il rombo del tuono. Per altri, questa "perla lucente", spesso rossa, rappresenterebbe la luna, o ancore il sole, o perfino l'uovo cosmico, che si ritiene contenga tutta l'energia umana condensata. Di fatto, la voluta raffigurata su questa palla, riproduce il segno figurativo del tuono nella scrittura arcaica. Ed è indiscutibile che il drago fosse del resto strettamente connesso alla pioggia, all'acqua e alle nuvole. Di natura essenzialmente acquatica, il drago compariva regolarmente nel mezzo di nuvole o di flutti, e se spesso si contorce con veemenza, è più per manifestare la propria forza, foga e vitalità, che per esprimere aggressività o furore. In Cina veniva percepito come un animale bonario e giocherellone. 

Nelle raffigurazioni dei combattimenti tra draghi, questi non si mordono e non si dilaniano mai come si può invece vedere in Iran, nei manoscritti o sulle ceramiche. In Cina la fugace apparizione annunciava la pioggia o qualche felice avvenimento politico, per esempio la nascita di un futuro grande imperatore.

In occasione delle festività, i cinesi fanno spesso il ballo del dragone per esprimere la gioia e la felicità. Questo ballo tipicamente cinese, effettuato da una decina di persone che sorreggono un immenso dragone di seta o di carta con un’armatura di bambù o di ferro, è nato da una  leggenda. C’era una magnifica “Porta del Dragone” sul mare. Chi fosse stato in grado di saltarla, sarebbe diventato un dragone. Una piccola ma intellegente carpa ci provò varie volte senza successo. Coraggiosa, provò di nuovo con l’aiuto delle onde in un giorno di tempesta e ci riuscì. Diventata un dragone di fuoco con dei poteri magici, fu mandata, insieme al dragone blu, dall’imperatore di Giada, a soggiogare i demoni ed i mostri in fondo al mare. Il dragone blu trovò un ragno demonio e cominciò a combatterlo ma, visto che i suoi poteri erano limitati, fu catturato nella sua tela. Il dragone di fuoco sputò fiamme, bruciò la tela, slavò il compagno e sconfisse il ragno demonio.

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Palazzo d'Estate

Post n°32 pubblicato il 19 Giugno 2010 da CinaViaggio
 
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Cinaviaggio vi presenta il Palazzo d'Estate a Pechino, il quale è un bel luogo da andare  d'estate per evitare l'afa.

Il Palazzo d’Estate è uno dei quattro giardini classici più famosi della Cina, conosciuto per la sua combinazione armoniosa fra il paesaggio naturale e l’edificio artificiale. Esso si trova nella periferia nord-ovest della città di Pechino e dista 25 km dal centro della città.

Quando nel 1153, l’imperatore Wang Yan Liang della dinastia Jin stabilì la città di Pechino come la sua capitale principale, scelse già il luogo, dove si trova attualmente il Palazzo d’Estate, per costruire la sua villa con il nome di Collina d’Oro ai piedi di una collina anonima e chiamata poi la Collina d’Oro proprio per la costruzione della villa imperiale, mentre davanti alla Collina d’Oro c’era un piccolo lago, chiamato il Mare d’Oro per lo stesso motivo. L’acqua del lago veniva alimentata da due sorgenti: la Sorgente di Giada e la Sorgente del Drago.

Durante la dinastia Yuan, il nome della Collina d’Oro fu sostituito da quello della Collina della Vasca, perchè si narrava che un vecchio aveva trovato un misterioso vaso gigante di pietra, ricco di tesori preziosi, scavando al fianco della Collina, così il nome del lago fu cambiato in Lago della Collina della Vasca.

La periferia occidentale di Pechino era molto apprezzata anche dagli imperatori della dinastia Ming per il panorama pittoresco del lago, che lo denominarono il Lago dell’Ovest al posto del Lago della Collina della Vasca.

Nel 1749 l’imperatore Qianlong della dinastia Qing cominciò a costruire il Giardino delle Onde Chiare sulla riva del Lago dell’Ovest ed ordinò di ingrandire il lago, mentre la terra scavata veniva messa nella parte orientale della Collina della Vasca. Succesivamente diede al lago dell’Ovest il nome nuovo del Lago Kunming e alla Collina della Vasca il nuovo nome di Montagna della Longevità Millenaria per celebrare il sessantesimo compleanno di sua madre.

    Sala della Gioia e della Longevità

La Sala fu costruita nel 1750 dall’imperatore Qianlong e chiamata la Sala dell’Amministratore Laborioso, in cui l’imperatore Qianlong riceveva i mandarini e i ministri ed ascoltava i loro rapporti di lavoro durante le sue vancanze estive. La Sala fu distrutta nel 1860 da un incendio e ricostruita nel 1890 con lo stile attuale. La denominazione della Sala deriva da una massima di Confucio: “Chi ha imparato la nuova conoscenza, ne ha la gioia e chi è pieno di benevolenza, ha la longevità”. In questa sala l’imperatrice Cixi trattava gli affari dello stato insieme con l’imperatore Guangxu, facendo il famoso Ascolto alla discussione Politica dietro la Tenda.

   La Via Suzhou

La Via Suzhou era originariamente una strada commerciale fiancheggiata da case da tè e negozi, dove si potevano comprare libri, vino ed oggetti d’antiquariato. Era stata voluta dall’imperatore Qianlong, che desiderava riprodurre la vivacità dei canali di Suzhou. Naturalmente, coloro che svolgevano i loro affari all’interno del Palazzo d’Estate non erano normali cittadini, ma erano eunuchi, che servivano la famglia imperiale. Anche questa strada venne completamente distrutta dalle fiamme per due volte. E’ stata poi ricostruita nel 1988.

    Il Lungo Corridoio

Normalmente, il corridoio nella costruzione classica cinese ha una funzione secondaria o accessoria che serve da collegamento fra i palazzi e i padiglioni. Il Lungo Corridoio del Palazzo d’Estate è anomalo e riesce a coprire lo spazio, nè piccolo nè grande, fra la Collina della Longevità Millenaria e il Lago Kunming collegando le varie costruzioni disperse ai piedi della Collina, adornandole come una collana di perle.

Il Lungo corridoio che comincia con la Porta dell’Invito della Luna all’est e finisce con il Padiglione della Misura di Pietra all’ovest, ha una lunghezza totale di 728 m. con 273 sezioni, interrote da 4 padiglioni che simboleggiano le 4 stagioni:

Il Padiglione del Migliore Conservato simboleggia la Primavera;

Il Padiglione della Magnolia Speranzosa simboleggia l’Estate;

Il Padiglione dell’Acqua d’Autunno simboleggia l’Autunno;

Il Padiglione della Spensieratezza Chiara Simboleggia l’Inverno.

Nel 1992, il Lungo Corridoio viene incluso nel Guiness come il corridoio più lungo del Mondo

    la Barca di Marmo

All’estremità occidentale del Lungo Corridoio, si incontra la Barca di Marmo, lunga 36 m., che presenta una base marmorea e una struttura in legno. La Barca di Marmo venne edificata nel 1755 durante il periodo dell’imperatore Qianlong. La base della Barca, concepita come imbarcadero, era in marmo, mentre la sovrastruttura, che era un padiglione in legno di stile architettonico tradizionale cinese, venne incendiata dall’Alleanza Englo-francese nel 1860 e venne ricostruita nel 1893 con uno stile europeo dall’imperatrice Cixi, la quale fece aggiungere un altro piano in legno e fece sistemare delle grandi ruote in pietra sui due lati.

    Padiglione dell'Armonia Virtuosa

Il Grande Palcoscenico, costruito nel 1894 è fatto di una struttura in legno, alto 21 m. ha tre piani connessi uno con l’altro, i quali rappresentavano rispettivamente la Felicità al terzo piano, l’Emolumento al secondo, e la Longevità al primo piano. Ci sono 7 botole sul soffitto del piano della Longevità e 5 botole sul pavimento in modo che secondo i bisogni della rappresentazione si potevano far scendere i santi immortali o le fate, far nevicare o far piovere attraverso le botole sul soffitto, oppure si potevano far saltare fuori i demoni o i diavoli, far crescere un fiore di loto o un albero dalle botole sul pavimento. Un pozzo scavato sotto il pavimento aiuta ad amplificare la trasmissione delle onde sonore del cantante.

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Abbigliamento tradizionale cinese

Post n°31 pubblicato il 19 Giugno 2010 da CinaViaggio
 
Foto di CinaViaggio

Cinaviaggio vi presenta l'abbigliamento tradizionale cinese, il quale rappresenta la cultura e le usanze tradizionali cinesi.

L'epoca della dinastia Tang, dal 7° al 10° secolo dopo Cristo, fu un periodo fra i più prosperi nell'ambito delle varie dinastie feudali della Cina. Di pari passo con l'aumento dei contatti con i vari paesi del mondo, emersero nuove coraggiose idee nell'abbigliamento femminile, ivi compresa la "scollatura". Il particolare maquillage del viso costituiva una caratteristica delle donne dell'epoca Tang, considerata come simbolo di bellezza e ricchezza.

Già più di 3000 anni fa, la cultura dell'abbigliamento cinese si intrise di un colore gerarchico. Dalla qualità del tessuto, dal colore e dai motivi ricamati, si può distingere lo stato sociale, il che fu durato fino all'ultima dinastia feudale. In quel periodo le donne erano sottoposte a rigido controllo, per esempio, eccetto il viso e le mani, tutte le altre parti del corpo dovevano essere coperte.

Durante la dinastia Qing, a partire dalle metà del 17° secolo, i mancesi arrivrono ad occupare la posizione predominante. In quel periodo l'abbigliamento era molto complicato perchè manteneva non solo le caratteristiche cinesi Han, ma anche i tipi dell'etnia Man. La toga larga indossata dai mancesi è stato ereditato dalle epoche Xia e Zhou (21° secolo a.C. - 256 a.C.) e si è poi trasformato fino alla forma cinese. Le scarpe delle donne mancesi sono molto interessati. Il tacco di legno è al centro della suola. E' molto difficile mantenere l'equilibrio portando questo tipo di scarpe.

L'abbigliamento e gli accessori della Cina antica sono veramente bellissimi. Tuttavia sono molto complicati e mancano di praticità e individualità, per cui vennero abbandonati con il progresso storico.  

Il giudizio estetico attuale sull'abbigliamento è molto diverso da quello del passato. Oggi si ritiene che l'abbiglaiemnto sia costituito non solo da materiali, ma anche da cultura; è una parte dell'esistenza e nello stesso tempo un'arte della vita, per cui attualmente si ricerca in proposito, la concomitanza di praticità e bellezza, e la bellezza comprende fra l'altro individualità e il buon gusto. Oggi si sceglie l'abito diverso per le diverse occasioni, privilegiando l'eleganza, la qualità del tessuto, il modello e il colore.   

Adesso quasi tutti gli impiegati delle aziende e compagnie vestono in uniforme, ivi comprese le signorine di servizio. Secondo loro, l'abbigliamento dimostra esternamente lo spirito di una persona e l'immagine integrale di una compagnia. Quasi tutti i direttori delle aziende richiedono ai loro dipendenti di fare così. Essi hanno già notato l'importanza di un giusto abbigliamento per il lavoro e la vita quotidiana.

Le donne di oggi desiderano un abbigliamento più completo, ossia non solo corrispondente al carattere personale e alla professione, ma anche dotato di tutti gli accessori, tipo scarpe, gioielli, borse, cosmetici e cappelli. Solo così può nascere un'insieme bello e armonioso.

La seta di Hangzhou è da sempre famosa sia all'interno del paese che all'estero. Secondo le note storiche, già 5000 anni fa lungo il bacino del fiuime Giallo e del Fiume Azzurro, gli antenati dei cinesi iniziarono ad allevare i bachi da seta e creare manufatti serici. Con la seta, morbida, liscia, elegante, e variopinta, si possono confezionare diversi tipi di abiti. Vestite di seta, le donne diventano più belle, eleganti e vivaci. 

L'abito di stile cinese "Qipao", nato negli anni'20 del secolo attuale, non è mai passato di moda, e in particolare negli ultimi anni, viene apprezzato da un crescente numero di donne di età media ed avanzata. Anche con modifiche come il taglio delle ampie e lunghe maniche o la divisione in due parti, la parte inferiore del Qipao è rimasta tuttavia immutata. Il Qipao mette in evidenza la bellezza della linea femminile e rifeltte perfettamente la nobiltà, l'eleganza, la serenità e i sentimenti nascosti delle donne orientali.  

La Cina è un paese multinazionale. A causa dei fattori geografico, meteorologico, religioso, artistico, morale, educativo, politico ed economico, le varie etnie hanno creato un abbigliamento svariato e ornamenti in stile artistico tradizionale. Caratterizzati da una forte differenza fra sud e nord della Cina, per cui si dice :"Qipao del nord e la gonna del sud".

L'etnia Dong vive nella parte sud-occidentale della Cina. Il vestito da festa delle donne dell'etnia Dong comprende nastri da avvolgere al petto, giacca, gonna, gonna ausiliaria, nastri da avvolgere alle gambe e scarpe ricamate. La cosa più interessante è che in questa serie di abiti ed accessori non ci sono bottoni, essendo questi sostituiti dai nastri. La gonna non viene legata in vita, ma ai fianchi. Tutte le ragazze portano al collo ciondoli di uguale disegno, uno davanti e un'altro dietro, il che costituisce un simbolo di purezza e fortuna. Le donne dell'etnia Yi amano portare gonne lunge crespate. Le gonne delle giovani sono di colore vivace e brillante, quelle delle anziane, di colore scuro. Per quanto riguarda i cappelli, le ragazze portano cappelli a colori, le donne sposate, cappelli a numerosi strati, e le donne che hanno dato alla luce figli, cappelli a forma di foglia di loto. Malgrado i vari tipi di cappelli, i disegni sono sempre fiori, erbe, uccelli ed animali.

L'etnia Miao ama il Batik, ossia la tintura con cera, e il ricamo. Molto usati sono i tre colori, rosso, blu e verde. L'etnia Miao non ha una propria scrittura. Per registrare la cultura tradizionale e la lunga storia, vengono utilizzati disegni su abiti ed accessori in sostituzione dei caratteri. Secondo i dati storici, esistono 83 tipi di abiti ed accessori dell'etnia Miao, per cui si può dire che l'abbigliamento Miao costituisce veramente un attendibile libro di storia. L'etnia Miao pratica un particolare culto del drago. Quasi tutti gli abiti recano figure di drago. Le gonne crespate vengono cucite dalle donne con le proprie mani. Esse cominciano il lavoro di cucito dall'età di 8, 9 anni fino al matrimonio.

L'abbigliamento cinese ha una lunga storia. L'abbigliamento di ogni etnia ha registrato una bella storia.

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