Cinema & Co.

L'ARLECCHINO DELL'ARTE


"L'artista è un ricettacolo di emozioni venute da ogni parte:dal cielo, dalla terra, da un pezzo di carta, da una figura che passa, da una tela di ragno.Perciò l'artista non deve distinguere fra le cose.Per esse non esistono quarti di nobilità"Pablo PicassoAl Complesso del Vittoriano, a Roma, dall'11 ottobre all'8 febbraio sono esposte oltre 180 opere dell'artista. Il periodo preso in considerazione è il ventennio  tra il 1917 e il 1937, anni in cui Picasso sperimentò molti linguaggi che venivano proposti dalle avanguardie di quel momento.Ho visto il museo a Lui dedicato a Parigi, così come quello di Barcellona.  Sono andata a cercarmi Guernica al museo Reina Sofia di Madrid. L'ho trovato in altre collettive passate per la mia città. Non ho potuto visitare la retrospettiva, dall'artista stesso curata nel 1953 a Roma...ma in quel periodo non c'ero...Questa volta però, come non mai, mi è balzato agli occhi qualcosa che per i più è senz'altro un'evidenza e che sicuramente avrà trovato fiumi e fiumi di analisi esegetiche negli scritti a lui dedicati da studiosi dell'arte e da critici.Il punto è questo: Picasso, soprattutto in questo periodo, passa con disinvoltura pittorica dal futurismo, al cubismo, dal surrealismo all'espressionismo, dal neoclassicismo all'astrattismo (o quasi), ritraendo spessissimo figure femminili. Queste donne sono orride, quasi mostruose.  Le destruttura e le frammenta come se fossero figurine di un puzzle mal riuscito
oppure le mostra come delle piovre, accartocciate su loro stesse, in attesa di agguantare la prossima preda
Voi mi direte: l'artista era nel pieno periodo della velocità, del movimento e con i suoi tratti voleva esprimere la diacronia dell'essere. Ok, mi sta bene. Ma allora perchè non ha scelto, quasi mai, modelli maschili? Oppure c'era qualcosa di altro, nonostante  tre matrimoni e le numerose muse ispiratrici, nel rapporto del pittore con le donne, che forse spaventava il nostro artista? Voi che ne pensate?