Il Cinecaffettino

Frankenstein (2015)


Il Cinecaffettino ama i classici della cinematografia orrorifica, dai canini di Bram Stoker alle cretaure sfortunate di Mary Shelley, passando per gli ululati di licantropi e le camminate claudicanti delle mummie.In questa occasione Vi propone una tazzina molto gustosa che, pur trattando un tema più che inflazionato, riesce a stupire. Stiamo parlando di FRANKENSTEIN di Bernard Rose del 2015. Il punto di vista narrativo si focalizza sul “mostro”, sul suo sentimento e sulla sua umanità imperfetta. Le sue sensazioni, il suo dolore che trascende in attesa dell’incontro con la madre ogni qualvolta incontri qualcuno che lo denigri o, peggio, lo malmeni. Provoca morte, questo è vero, ma si ha la vivida impressione che la sua sia unicamente una forma di difesa, in primis nei confronti di un’esistenza di cui ha poco chiare le dinamiche.Si prenda a titolo esemplificativo l’incontro con Tony Todd, qui nella parte del cieco suonatore. Impara con lui l’amicizia ed il suo valore epidermico, ontologico. Poi la violenza si scatena quasi per caso, a seguito di un tentativo di sessualità per lui (ancora) impossibile e con l’amicizia se ne va un uomo. Colui che lo aveva accettato così com’era.Il complesso di Edipo assume qui connotati tragici, soprattutto se lo si rapporta ad un genitore men che biologico e deflagra in una parte finale molto forte emotivamente.I protagonisti sono degni di nota, Xavier Samuel su tutti, con quel corpo mostruoso che cela sentimenti autentici.Dell’avventura fanno parte anche Carrie-Ann Moss e Danny Huston, oltre al succitato Todd di Candyman memoria. Una visione moderna, sanguigna ma financo poetica di un mito che dal 1816 non ci abbandona mai, meritevole di far parte delle cinetazzine da consumare...