Il Cinecaffettino

Il misterioso caso Peter Proud (1975)


  Il clima si presta bene ad accogliere nelle nostre case una tazzina calda fumante di cinema del passato, di quello che tanto ci faceva sognare nelle notti televisive appannaggio delle emittenti private "libere". IL MISTERIOSO CASO PETER PROUD (The reincarnation of Peter Proud) è opera di J.Lee Thompson del 1975, troppo spesso dimenticata anche dagli amanti del genere horror e fantastico in generale. La vicenda è di quelle bizzarre, con un affermato professore di storia che vive da tempo il medesimo incubo notturno, all'interno del quale si vede proiettato in un'altra persona che muore orrendamente nelle acque di un lago. Già l'assunto promette egregiamente, con un incipit che oltre all'effetto terrifico ci accoglie con la dolce visione delle grazie di una disinibita Cornelia Sharpe, amica e amante del protagonista Michael Sarrazin. Da lì in poi la climax segue uno snodo narrativo ascendente, volgendo ben presto in una delle ricerche ermeneutiche più interessanti che il cinema ricordi. Luoghi, ponti, acque di lago, campi da tennis, capanne, alberghi. Una nuova città, una vecchia vita. Lo spettatore lascia ben presto gli ormeggi della logica per abbandonarsi all'idea della reviviscenza sotto altre spoglie, inoltre qui accompagnata da fatti di morte molto cruenti. Il clima di terrore invade l'animo, i ricordi riemergono sempre più nitidi, si confondono i piani diegetici e l'ottimo interprete principale si culla inerme in una nuova veste predestinata. L'elemento erotico, che va di pari passo con il dipanarsi della matassa, è sempre avvertibile, merito (oltre della già citata Sharpe) di Margot Kidder che si concede un nudo in vasca e anche, sebbene fugacemente, di una giovane Debralee Scott che si offre scalza sul talamo di una vecchia casa ad un più che confuso protagonista. Il terrore di non essere ciò che si crede sconcerta a più riprese, sino all'epilogo agonizzante, con la definizione dei tasselli sino a quel momento rimasti in penombra. E, last but not least, la spiegazione che viene data a Sarrazin sull'esistenza del fenomeno della reincarnazione rimanda a quella che farà qualche anno dopo il professor Milius (Rudolf Schündler) a Susy Benner (Jessica Harper) in Suspiria, definendo la magia come: "quoddam ubique, quoddam semper, quoddam ab omnibus creditum est". Così sia...