Il Cinecaffettino

La settima musa (Jaume Balagueró)


  Ogni persona che abbia letto almeno una poesia nella vita, o ne abbia comunque acquisito qualche rilievo critico, è a conoscenza che sin dall'antichità, il mondo dell'arte (tout court) va di pari passo con quello delle (credenze delle) muse. Omero scriveva Diva, Dea, ma si leggeva comunque musa. E nel suo proemio ilidiano Le chiedeva di cantare l'ira del pelide Achille, quell'impeto rovinoso che sconfinò in tragedia. Balagueró si rifà a un testo ben più prosaico ma non per questo trascurabile, La dama numero tredici di José Carlos Somoza e trasforma quelle pagine in un castello fantastico dalle nerissime fondamenta. LA SETTIMA MUSA (Muse; SPA/IRL/BEL/FRA; 2018) apre le danze con una citazione dolente della Divina Commedia dantesca, ammonendo lo spettatore che da lì in avanti anche lui sprofonderà a poco a poco in un abisso senza fondo. Dopo qualche frammento di quotidianità universitaria ci si rifugia sotto le coltri domestiche. Ed ecco una scena di sesso bollente che mostra due corpi avvinghiati e la bella Manuela Vellés nuda anche di fronte all'obiettivo. Subito dopo sangue nella doccia. Suicidio. Non male come introibo. La narrazione si caratterizza per le tinte fosche che permeano le sessioni ermeneutiche di ricerca dei testi antichi, quelli in grado di far capire al protagonista, un professore di letteratura (Elliot Cowan), che vi è una relazione intensa tra ciò che insegna e ciò che è vita reale. Si scopre infatti che le muse traggono dalla poesia la loro forza e si fanno largo nel nostro mondo, ammiccando, seducendo, mentendo e, soprattutto, nascondendosi nei luoghi più reconditi. La diegesi non sottrae spazio alla critica sociale affondata nell'attualità, con la giovane Ana Ularu che si barcamena tra spettacolini e prestazioni notturne per garantire al figlio un tetto sopra la testa (in una topaia che qualcuno osa chiamare casa!). Nel cast anche la bravissima Franka Potente (l'indimenticabile Paula Henning di Anatomy), studiosa e segretamente (ma non troppo) innamorata del distratto professor Solomon e Christopher Lloyd in una piccola ma non banale particina. Chi cerca emozioni, sospiri, terrore non deve farsi sfuggire questa visione, la quale ai più scafati del genere non può che far risorgere le suggestioni della scuola di Helena Markos in Suspiria, mettendo le streghe al posto delle muse ispiratrici... Buona ispirazione... ehm degustazione.