Il Cinecaffettino

NON MI UCCIDERE (2021)


Il nome di Chiara Palazzolo non sempre rientra tra quelli conosciuti, nemmeno nella cerchia di appassionati del filone di genere fantastico e horror. Eppure questa sfortunata autrice, che ci ha lasciati a soli cinquantun anni, ha regalato al Belpaese pagine di pura essenza perturbante. Con la sua trilogia di Mirta – Luna, composta da Non mi uccidere, Strappami il cuore e Ti porterò nel sangue, ci conduce in spazi illuminati da luci ctonie, all'interno dei quali si muove una giovane ragazza ritornante, un soggetto denominato "sopramorto". Andrea De Sica muove proprio da queste premesse romanzesche per trasferire su schermo toni, emozioni e inquietudini relative ad una convivenza assai impegnativa tra chi è morto violentemente (ed è tornato sulla Terra), i vivi e chi desidera cacciare queste immonde (a loro detta) creature, ovverosia i cosiddetti "beneandanti". La fame che colpisce la protagonista (Alice Pagani) dopo il trapasso avvenuto in compagnia dell'amour fou della sua (breve) vita è pari a quella di un vampiro o di uno zombi. Dev'essere soddisfatta unicamente con pasti umani vivi! La ragazza rientra in quella vita che di certo non amava ma grazie alla quale aveva potuto conoscere il bel giovane che le aveva immediatamente rapito il cuore (Rocco Fasano). I genitori di Mirta non si danno pace, passano le ore a colpevolizzare esclusivamente il suo fidanzato e negano recisamente la possibilità che ciò che vedono (ovvero il suo rientro nei ranghi umani) sia corrispondente a verità.Ciò che manca, come spesso accade, è invece una parvenza di autocritica. Le musiche che accompagnano la diegesi sostengono un ritmo frizzante e spesso in bilico tra realtà ed illusione, sparando a tutto volume la potenza di quei bassi così tonitruanti, quasi a voler annientare ogni barlume di razionalità. Davvero, ci si domanda da metà film in poi, rivivere è sinonimo di felicità? Tra squarci temporali (analessi) e fisici (suzioni e delibazioni) si gode di un virtuosismo cinematografico di cui il cinema di genere italiano dovrebbe andar fiero. Ma non accade, essendo in voga una celebrazione diuturna di pellicole extraitaliche, talvolta anche di dubbia qualitas, a discapito di una buona rivalutazione dei prodotti locali.In conclusione, NON MI UCCIDERE è più di un semplice film horror derivativo.Rappresenta un esempio lampante di quella passione che permea il nostro comparto artistico, capace di farci conoscere anche fuori dei nostri confini territoriali.