Il Cinecaffettino

LA SANTA SETTIMANA: BLOODY CALENDAR (2021)


Si parte con l'idea di vedere qualcosa di innovativo.Si arriva con la certezza di aver visto qualcosa di innovativo.Nel mezzo un bellissimo viaggio tra le inquietudini di una giovane ragazza paralizzata (Eugénie Derouand) alle prese con un pezzo da collezione assai tremebondo.BLOODY CALENDAR (Le Calendrier), di Richard Ridremont, appartiene ad una dimensione che bordeggia sia la realtà (i lutti, le disgrazie, le disabilità, l'amore) che la fantasia (le maledizioni, i mostri di origini misteriose), senza mai rimanere intrappolato tra parafernali e déjà vu.L'idioma tedesco è perfettamente idoneo alla bisogna, con i suoi suoni poco morbidi e le sue cadenze imperative, che inevitabilmente riportano ai fattacci della Seconda Guerra Mondiale.Il djinn che si cela tra i vecchi tiretti legnosi di quel Calendario dell'Avvento è spietato nel suo modus agendi.Dà e prende con la stessa facilità, con la stessa leggerezza d'animo (anche se di animo qui si fa fatica a parlare), seguendo un programma fitto di regole che non prevede alcuna possibilità di errore.Si appalesa poche volte, quando lo fa mette i brividi, colpendo, afferrando e annegando, dietro a quella maschera antigas che copre il suo volto ustionato.Il film non è breve ma non perde mai di ritmo, spinto da una carica di curiosità che cresce giorno dopo giorno, come il gioco stesso ricorda.E il finale rimanda ad un'inevitabile perpetuazione del male che, come si sa, non smetterà mai di propagarsi secondo lo schema demoniaco del pactum.Spaventosamente bello ed avvincente.