Il Cinecaffettino

La buona tazza di caffè...al gusto di cinema

 

NOTE DELL'AUTORE

Il Cinecaffettino è frutto dell'attività creativa, libera e gratuita dell'autore.
Il suo contenuto appartiene unicamente all'autore e ogni sua pubblicazione (in parte o in toto, commerciale o non commerciale) fuori di questa sede è vietata senza il previo assenso autorizzativo dell'autore medesimo.
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Messaggi di Marzo 2019

Mery per sempre (Marco Risi)

Post n°200 pubblicato il 18 Marzo 2019 da EmmeKing
 
Foto di EmmeKing

 

Quante volte ci è capitato di sentir parlare di cinema verità (rectius di cinéma vérité).
E quante altre volte ci son venute alla mente le intuizioni di Roberto Rossellini e Vittorio De Sica, capaci di portare sullo schermo una realtà esposta senza filtri di sorta.
Se qualcosa c'è, esiste, non abbisogna di sofisticazioni tecniche (o tecnologiche) per servire una platea cinematografica.

Un introibo necessario per l'abbrivio lungo un itinerario immediato quanto talvolta "scomodo".
Rappresentare determinate situazioni ingenera reazioni differenti: se da un lato guardare su schermo un quid quotidiano così com'è può risultare interessante, dall'altro l'assenza di orpelli lascia altresì spazio a rischi di notevole portata.
Reclutare attori dalla strada, "educarli" alla bisogna, non sono operazioni agevoli, richiedono tempo e dedizione, talvolta senza una giusta ricompensa nei risultati finali (leggi botteghino degli incassi).

Non è il caso del film di oggi, MERY PER SEMPRE, capolavoro senza tempo di un'epoca in cui si andava ancora al cinema e gli svaghi non facevano sprecare le giornate ma portavano a riflettere anche davanti ad una pellicola cinematografica.

Siamo nel 1989 e il regista Marco Risi adatta un romanzo di Aurelio Grimaldi pregno di un realismo sconfinante spesso in fenomeni di lirismo.

Il locus poco amoenus è il carcere minorile di Malaspina, a Palermo.
Ce lo presentano gli stessi protagonisti, con la loro parlata dialettale, la loro rabbia dipinta sui volti e la difficoltà a rapportarsi con le autorità.
Michele Placido è un professore di liceo che si lancia in un'avventura che pochi altri farebbero. Deve insegnare ad alcuni delinquenti senz'arte né parte.
Deve far loro comprendere il rispetto per gli altri ma prima ancora per se stessi.
Deve dar del tu alle risse, agli insulti, alla diffidenza (anche degli stessi dipendenti dell'istituto).
Ma ne vale la pena (perdonate l'involontario calembour).

Il titolo si rifà al nomignolo che si è dato una ragazza nel corpo di un uomo, quel Mario aborrito in luogo di una Mery per sempre che vive al contrario sulle strade e si vende per pochi spiccioli ("perché quando è buio e mi vengono a trovare, non interessa più se sono uomo o donna", spiega un interprete eccezionale come Alessandro/a Di Sanzo).

Al poc'anzi straordinario lavoro di Placido si aggiunge la bravura di Claudio Amendola, che per l'occasione ha dovuto apprendere (grazie alle "lezioni" di Tony Sperandeo, qui guardia carceraria) la lingua da utilizzare tra le mura di quel posto tremendo.
Il suo personaggio sputa in faccia al mondo, non sa leggere né scrivere, ama una ragazza ma nel momento del bisogno sa avvertire la bontà del lavoro del suo professore.
E a lui stringe il braccio sul letto d'ospedale.

Tra gli attori che restano in memoria impossibile non citare King Kong, ovvero Salvatore Termini, un volto indimenticabile, capace di celare dietro l'apparenza tremens una dolcezza inaspettata e Francesco Benigno, duro come i lineamenti del suo viso, ribelle sino alla fine ma con un cuore ferito.

La visione di questo lavoro di Risi è d'obbligo per coloro che intendono conoscere un lato (purtroppo sempre attuale) della società, superare le diffidenze e le diversità.
E scoprire altresì quanto sia impagabile trovare l'affetto dei soggetti spaesati, emarginati ed in difficoltà, ciò che Placido esemplifica nel gesto finale della lettera strappata.

Chapeau!

 
 
 

Hell Fest (2018) – Benvenuti all'inferno!

Post n°199 pubblicato il 13 Marzo 2019 da EmmeKing
 
Foto di EmmeKing

Se fuori tira troppo vento o dal cielo scendono due gocce, la scusa è comunque sempre valida per rintanarsi in casa a gustarsi una delle proposte del Cinecaffettino.

Uno dei generi che maggiormente affascina chi scrive è diegeticamente semplice, in totale sintonia con l'equazione
semplice = bello.
Anche se tale assunto non sempre coincide con la verità, ci piace pensarlo e, nel caso di oggi, è anche confermato.

HELL FEST di Gregory Plotkin, giunto anche da noi sul grande schermo a partire dal 31 ottobre 2018, fa parte di quel nucleo di pellicole che si riallaccia alla tradizione di Halloween per mettere in scena un vero e proprio luna park degli orrori.

E su questo carrozzone rumoroso e coloratissimo saliamo volentieri anche noi.

Immaginate di acquistare un biglietto per un tour della durata di un'ora e mezza, da spendere lungo un percorso di scheletri, accette, sangue finto, urla disumane e maschere terrorizzanti.
Ma, al posto del sangue finto, trovarvi di fronte a morti reali e ferite pullulanti emoglobina fresca di vena.

Tutto quanto accade se si entra in questo Hell Fest,
epitome e silloge al contempo di tutto quanto è spavento.

La trama, come poc'anzi anticipato, è succinta.
Un tipaccio mascherato (che canticchia una nenia che i più scafati nerd ricorderanno essere un refrain del
Blood frenzy firmato Harold Freeman nel lontano 1987) si diverte a perseguitare malcapitati e malcapitate che incontra lungo la sua strada.
Segni particolari: ha una predilezione per le belle ragazze, per le armi bianche e per gli enormi spargimenti di rosso!

Il gruppetto di teenager in fregola, tra un tiro a segno e un tunnel tra i fantasmi, arriva a sfidare la sorte in quella che pare essere l'attrazione con la a maiuscola:
la terra dei morti.
Proprio qui, tra il vociame sguaiato e gli zombi amatoriali,
l'assassino perderà la sua aura di mistero venendo quasi smascherato a causa dell'esagerata scia di morti (reali) lasciata sul campo.

Suspence e musica tonitruante regalano momenti di puro terrore, alcune sequenze sono raccapriccianti (teste maciullate e corpi smembrati come se piovesse) mentre la giovane Amy Forsyth si dimostra una final girl deliziosa.

Quando giungono, inesorabili, i titoli di coda, si vorrebbe andare di corsa alla cassa per comprare un altro biglietto d'ingresso.
O anche no...

Il Cinecaffettino consiglia di gustare questa cinetazza al buio, con un volume adeguato e qualche biscotto (a forma di teschio)per allentare la tensione...

È tutto, pronti...
                        Buon divertimento!

 
 
 

Blood Creek (2009) – Diavolo di un vampiro!

Post n°198 pubblicato il 04 Marzo 2019 da EmmeKing
 
Foto di EmmeKing

 

Tra le tematiche che siamo abituati ad affrontare attraverso la visione di un film di genere, quella del nazimagico ovverosia della parte più oscura ed esoterica del nazismo rappresenta un quid davvero peculiare.

Vero è che esistono libri sull'argomento e che spesso si è ipotizzato uno stretto legame tra l'ascesa al potere di Adolf Hitler e l'influenza di taluni astrusi rituali, ma è altrettanto vero che non sempre tra carta e celluloide (e adesso supporto digitale) si crea un binomio perfetto.

BLOOD CREEK (Town Creek) di Joel Schumacher è un'operazione che affonda le sue radici in un terreno di credenze nordiche e manoscritti antichi per far esplodere il Male.
Il parterre di attori è di tutto rispetto, a partire da Michael Fassbender nel ruolo di metamorfosi del maligno in Terra. Ma ci sono anche Henry Cavill, Emma Booth e soprattutto Dominic Purcell, strenuo lottatore contro quelle forze di cui poco (si) sa.

La base di partenza è la pietra runica,
factum che già di per sé costituisce motivo d'interesse, sulla quale sono incise lettere che dovrebbero, secondo i tedeschi della Seconda Guerra Mondiale, custodire i segreti dell'immortalità.

Le atmosfere sono cariche di suggestioni demoniache, con un tripudio di sangue cui fa da contraltare una vicenda a tratti anche romantica (con l'amore che resta immutato nell'ambito familiare, grazie alla sua cristallizzazione del tempo).

Memorabile l'asservimento degli animali al potere malefico che usa Fassbender (truccato in maniera da risultare praticamente irriconoscibile), con cani e cavalli resi zombi e caricandoli di una dose di adrenalina a dir poco irrefrenabile.
Questo personaggio, che sta a metà tra un
semplice succhiasangue e uno stregone, si rivela capace di comunicare con l'aldilà.

E racchiude in sé il fascino del mistero, lo stesso che riposa tra le pagine di quei (vecchi) manuali, sfogliati alla ricerca di una valvola di salvezza per l'umanità.

Non è un film facile, può altresì apparire complesso nel suo sviluppo diegetico.

Ma è di certo quasi un unicum nel suo genere, forte anche dell'eco di quei periodi bui della Storia Mondiale, come le fotografie di Hitler o le svastiche impresse sui fogli testimoniano nel finale.

Una tazzina che il
Cinecaffettino ha scovato sperando che possa essere presto degustata dai suoi lettori...

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: EmmeKing
Data di creazione: 07/02/2013
 

OCCHIO AI COLORI!!!

Se durante la lettura dei post trovate un topolino colorato nell'incipit significa che il Cinecaffettino, in quell'occasione, ha voluto indirizzare la sua proposta ad una specifica fascia di età...
Un topino verde per ciò che riguarda gli argomenti destinati a tutti, uno giallo se le utenze di riferimento riguardano un'età di almeno 14 anni ed infine la maggiore età è consigliata se compare quello rosso.
Questo esperimento grafico è stato utilizzato nei primi nove mesi dell'anno 2016.
Dal Gennaio 2017, invece, è la proposta stessa (ovverosia il titolo del film che ha dato il nome al post) a contraddistinguere i vari suggerimenti di utenza: verde, arancione o rosso, a seconda che sia consigliabile a tutti, ai soggetti maggiori di 14 anni o infine ad un pubblico adulto.

N.B.
Essendo le proposte unicamente indicazioni personali, la legenda testé descritta va interpretata come semplice consiglio.
Sia chiaro che ognuno si comporterà sempre e solo secondo propria coscienza.

 

Ricordo che le locandine dei film, quando inserite, rappresentano immagini di esclusiva titolarità in capo ai legittimi proprietari, qui utilizzate ad esclusivo fine dimostrativo e divulgativo.
Grazie dell'attenzione  e buona lettura.

 
 

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