Il Cinecaffettino

La buona tazza di caffè...al gusto di cinema

 

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Il Cinecaffettino è frutto dell'attività creativa, libera e gratuita dell'autore.
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Messaggi di Maggio 2019

Dogman – Dies irae

Post n°206 pubblicato il 28 Maggio 2019 da EmmeKing
 
Foto di EmmeKing

 

Chi conosce questo piccolo antro di cinema di genere sa altresì che qui si cerca di prospettare un tipo di analisi differente.
La parte emozionale deve sempre prevaricare su ogni altra suggestione.

Questo vale tanto per un film di spionaggio italiano quanto per un horror internazionale.
E dunque, a fortiori, per un film che la critica ha ben accolto e che ha ottenuto molti premi e riconoscimenti.

Proprio su uno di questi ultimi si concentra la cinetazzina di oggi: DOGMAN di Matteo Garrone.
Il regista romano ci offre una storia di solitudine e disagio vagando per i sentieri di quel fatto di morte che fu consegnato alla storia come il delitto del Canaro (l'omicidio Ricci del 1988).

La pellicola, uscita nei cinema nel maggio del 2018, altro non è che una storia di puro malessere.

L'aspetto dell'esacerbata violenza,
spesso sbandierata ai quattro venti e che pure esiste, non è il vero cardine della vicenda.

Ciò che fa accaponare la pelle guardando le immagini che scorrono sullo schermo per più di cento minuti è la desolazione.
Sia quella che alberga nei due personaggi principali, Marcello Fonte ed Edoardo Pesce, sia quella che pare appropriarsi di tutto il perimetro della narrazione.

L'ira delle persone tranquille è sempre la peggiore,
scaturisce da un concentrato di sensazioni che deflagrano in rabbia della peggior specie.
Ed è quello che accade al socievole e benvoluto Marcello, che da tempo ha una bottega specializzata nella toelettatura dei cani.
Lui ama il suo lavoro, vuole bene agli animali e soprattutto adora la figlia, che purtroppo vede poco dopo la separazione dalla moglie.

Il suo migliore amico Simone è sempre pronto ad approfittarsi della sua bontà, a metterlo in pericolo con i suoi comportamenti ma Marcello è pronto a farsi un anno di galera pur di non tradirlo.
Qualcosa cambia in lui all'uscita dal carcere, quasi come se quel periodo di transizione sia stato il tramite necessario per aprire gli occhi sul mondo.
Per Marcello la tristezza più grande è quella di non essere più amato dai pochi che gli volevano bene prima della brutta storia che lo ha portato dietro le sbarre.

Si sente "sporco", si sente un traditore, non vuole più stare in quel posto che lo aveva visto crescere e che fino all'anno prima gli sembrava il solo in cui poter vivere.

E quando "l'amico" di sempre gli gira ancora una volta le spalle in lui esplode una carica collerica irrefrenabile che lo trasforma da quieto omino (vista la minuta statura) a feroce seviziatore e assassino.

Ecco qui c'è la violenza.

Ma prima c'è tutto il resto...

La regia è attenta a tratteggiare un'aura quasi postatomica che permea quei luoghi, abbandonati a loro stessi, come d'altra parte gli stessi individui che vi abitano.

Un film duro.

Un film crudo.

Un film che fa riflettere.

Un film da Cinecaffettino!!!

 
 
 

Monsters: Dark Continent – La guerra non ha un solo nemico

Post n°205 pubblicato il 17 Maggio 2019 da EmmeKing
 

 

La guerra non ammette eccezioni. Chi ci minaccia deve essere combattuto e spesso eliminato.
Da queste terrificanti premesse, purtroppo afferenti ad ogni momento dell'umanità, prende l'abbrivo la proposta odierna del Cinecaffettino:

MONSTERS: THE DARK CONTINENT.
L'operazione è condotta nel 2014 dal regista Tom Green e si colloca come seguito del Monsters di Gareth Edwards.
Le dinamiche aliene confluiscono nello scorrere fluido ed impetuoso dell'animus bellico.
Sembra infatti di assistere ad un film di mostri (quasi) senza mostri, essendo il conflitto globale il vero punto nodale della vicenda.

Si parte da Detroit per arrivare in Medio Oriente.
Si lasciano a casa affetti e si portano via soltanto i frammenti di un ricordo, di un fermo immagine di una vita insieme.
E quando si giunge sul posto non esiste più nulla, solo la sensazione di vuoto che tutto attrae a sé.
E un campo di battaglia, nel quale si stagliano uno o più avversari.

I nemici vengono dal cielo, sembrano talvolta ragni giganteschi talaltra polipi meccanici, sulla Terra lanciano spore, anche loro cercano un luogo ideale per dare la possibilità alla progenie di crescere libera.
Anche loro fanno gli stessi errori degli esseri umani.
Annullano gli altri per far prevaricare la sola idea possibile, la propria.

Ma la bellezza di questa pellicola, frutto succoso della Terra d'Albione, deflagra nella seconda parte, con la congiunzione tra culture completamente differenti.
Con il sorriso di un bambino che si fa luce accecante, con il suo respiro affannoso che sprofonda in un buio totale.

Una battaglia senza confini, gli antagonisti che mostrano varie sfaccettature, il nemico che avanza.
Ecco, questo nemico è tale sia che atterri e metta a fuoco e fiamme la Terra, sia che parli una lingua diversa da quella che i protagonisti americani conoscono.
Non resta che sparare, uccidere, piangere e poi ancora sparare, uccidere e piangere.

Le immagini che restano in memoria si concentrano soprattutto in dirittura d'arrivo, con l'avvicinamento dei due soldati superstiti al campo della gente locale.
Qui le diversità si avvicinano fino ad annullarsi e si arriva a comprendersi l'un l'altro senza parlare la medesima lingua.
Meraviglia delle meraviglie.

Un tocco lirico in un contesto di prosaicità aliena.

Una glossa finale me la si consenta.
In questo film il mostro è davvero una forza aliena, stricto sensu, cioè appartenente ad altri (mondi).

Buone emozioni.

 
 
 

The Snare - Chi vive in quel palazzo?

Post n°204 pubblicato il 07 Maggio 2019 da EmmeKing
 
Foto di EmmeKing

 

L'elogio della follia secondo Cooper.

Sotto la pellicola protettiva di un ordinario film sulle cosiddette case infestate si muove una struttura ben più articolata, che si fa spazio per più di novanta minuti all'interno di quell'antro oscuro che è la nostra psiche.

L'introibo si presta ad essere necessario al fine di inquadrare nella maniera più opportuna l'opera diretta dal britannico C.A. Cooper nel 2017, THE SNARE.
Ambientato in locus clausus con soli tre personaggi (se si esclude qualche breve altra "intromissione"), questo lavoro d'esordio fa uso di una climax discendente, che precipita ben presto in una vera e propria catabasi.

Teatro di scena un palazzo vuoto in pieno inverno.
Nulla di strano, se non fosse che la sua prerogativa è quella di ospitare vacanzieri chiassosi durante il momento più caldo dell'anno.
Dopo qualche scena di ordinaria amministrazione, con gli interpreti alle prese con le tre consuete "d", droga divertimento e dissolutezza, qualcosa muta repentinamente.

Incubi che si fanno visioni, realtà che si deforma in immaginazione e reminiscenze che palpitano forte sottopelle.
Si paventano presenze malefiche.

I tre rimangono prigionieri di quelle mura, di quel complesso di cemento e vetri, tubature e cibo con vermi.

Forte il sentore di morte che tutto ammorba.

Ma il vero elemento terrificante riposa dentro uno dei protagonisti, la disturbata e disturbante Eaoifa Forward.
Sconvolta da un passato di sevizie familiari, di mancanze del ruolo di genitore e da sofferenze psicologiche che hanno segnato il suo percorso, la giovane perde ogni briciolo di attaccamento alla razionalità esplodendo in un tripudio di nefandezze, culminanti in omicidi e cannibalismo.

Come si denota dalla traccia, non è un film di agevole e pronta acquisizione, pregno com'è di sporcizia, sia materiale che spirituale, ma coglie nel segno con l'immaginario folle e frastornante che sa delineare.

La paura riposa in ciascuno di noi, stimolata da quel processo rapido emozionale che si scatena nell'amigdala.
Quella stessa sensazione che ci rende simili agli animali, alle loro sensazioni primitive, facendo correre brividi lungo il nostro corpo ad impressionante velocità.

E qui tale sentimento la fa da padrone per almeno tre quarti di girato.

Bravi i protagonisti, Roman Kemp e Rachel Warren, oltre alla già citata Forward.
E buona anche la prova in cabina di regia di Cooper, qui al suo esordio nel lungometraggio, dopo qualche prova nel corto.

Buona degustazione!

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: EmmeKing
Data di creazione: 07/02/2013
 

OCCHIO AI COLORI!!!

Se durante la lettura dei post trovate un topolino colorato nell'incipit significa che il Cinecaffettino, in quell'occasione, ha voluto indirizzare la sua proposta ad una specifica fascia di età...
Un topino verde per ciò che riguarda gli argomenti destinati a tutti, uno giallo se le utenze di riferimento riguardano un'età di almeno 14 anni ed infine la maggiore età è consigliata se compare quello rosso.
Questo esperimento grafico è stato utilizzato nei primi nove mesi dell'anno 2016.
Dal Gennaio 2017, invece, è la proposta stessa (ovverosia il titolo del film che ha dato il nome al post) a contraddistinguere i vari suggerimenti di utenza: verde, arancione o rosso, a seconda che sia consigliabile a tutti, ai soggetti maggiori di 14 anni o infine ad un pubblico adulto.

N.B.
Essendo le proposte unicamente indicazioni personali, la legenda testé descritta va interpretata come semplice consiglio.
Sia chiaro che ognuno si comporterà sempre e solo secondo propria coscienza.

 

Ricordo che le locandine dei film, quando inserite, rappresentano immagini di esclusiva titolarità in capo ai legittimi proprietari, qui utilizzate ad esclusivo fine dimostrativo e divulgativo.
Grazie dell'attenzione  e buona lettura.

 
 

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