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I film, i personaggi e i commenti della stagione 2019/2020

 

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Stagione 2019/2020 | 3 marzo 2020

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CAFARNAO - CAOS E MIRACOLI

Titolo originale: Capharnaüm
Regia: Nadine Labaki
Sceneggiatura: Nadine Labaki, Jihad Hojeily, Michelle Kesrouani, Georges Khabbaz (collaborazione)
Fotografia: Christopher Aoun
Musiche: Khaled Mouzanar
Montaggio: Konstantin Bock
Scenografia: Hussein Baydoun
Costumi: Zeina Saab Demelero
Suono: Chadi Roukoz, Emmanuel Croset (mixer), Matthieu Tertois (mixer)
Interpreti: Zain Al Rafeea (Zain), Yordanos Shiferaw (Rahil), Boluwatife Treasure Bankole (Yonas), Kawthar Al Haddad (Souad), Fadi Kamel Youssef (Selim), Haita Izam (Sahar), Alaa Chouchnieh (Aspro), Nadine Labaki (Nadine, avvocato di Zain)
Produzione: Michel Merkt, Khaled Mouzanar per Boo Pictures/Mooz Films
Distribuzione: Lucky Red
Durata: 123'
Origine: Libano, Francia, U.S.A., 2018
Data uscita: 11 aprile 2019
Premio della giuria e premio miglior film della giuria ecumenica FIPRESCI al 71. Festival di Cannes (2018).

Zain ha dodici anni, ha una famiglia numerosa e dal suo sguardo trapela il dramma vissuto da un intero Paese. Siamo a Beirut, nei quartieri più disagiati della città. Zaid non ha però perso la speranza ed è pronto a ribellarsi al sistema, portando in tribunale i suoi stessi genitori...
Cafarnao. Un luogo caotico, turbolento, affollato di genti diverse. Era un'antica città della Galilea, importante nei Vangeli e nella vita di Gesù. Nel tempo, il suo nome ha iniziato ad indicare luoghi o situazioni di tale confusione da fare perdere l'orientamento o confondere le idee. Ed era un vero cafarnao la lavagna bianca su cui Nadine Labaki aveva appuntato, com' è solita fare, tutti i temi che avrebbe voluto trattare nel suo nuovo film, il terzo da regista. Così come è un vero cafarnao la vita di Zain, il personaggio - dodici anni appena - cui l'artista libanese ha dato vita per mettere ordine in quel caos di idee, emozioni, situazioni e denunce che le affollavano la testa. La povertà e l’infanzia negata, con il lavoro minorile e il dramma delle spose bambine. Ma soprattutto la solitudine di questi bambini che avrebbero bisogno di un amore che i genitori non sanno cosa è. E laddove l'amore invece c' è, c'è l'immigrazione clandestina a separare una madre dal figlio che ancora allatta. Facile preda dei trafficanti di uomini e bambini. Con “Cafarnao - Caos e miracoli”, Nadine Labaki ci porta nelle viscere di Beirut. Ma già dalle prime sequenze, man mano che conosciamo il piccolo protagonista, Zain, è istintivo pensare che potremmo essere in una qualunque periferia europea, anche ai margini delle nostre città. Beirut come Napoli, Palermo, Roma o Milano. Perché un bambino che arriva a citare in giudizio i genitori con l'accusa di averlo messo al mondo senza essere capaci di amarlo, di proteggerlo, è un bambino che riguarda ogni parte del mondo. Ognuno di noi. Se poi ha gli occhi di Zain Al Rafeea, il suo sguardo, la sua dura solitudine mista a rabbia e fragilità, allora non ci lascia più. Come non ci lasciano più i momenti in cui lui, adulto dal corpo di bambino, si trova a doversi prendere cura di quel neonato etiope, Yonas, che cerca ancora il seno della madre. Anche sotto la maglietta di Zain. Sono questi i momenti più alti del film. La chiave con cui la regista e attrice libanese mette il cinema al servizio di un racconto umano potente, naturale, che mostra la violenza emotiva e affettiva dell'infanzia negata. Con un dolore lancinante che, tuttavia, trova sollievo nella resilienza di Zain, pronto a dare fondo a tutta la sua immaginazione creativa per trovare soluzioni concrete a problemi pratici. Per esempio, una pentola legata ad uno skateboard rubato, per portarsi dietro quella piccola creatura indifesa, che lui, con il suo corpo troppo magro, non riesce più a tenere in braccio. Ma che è pronto a difendere con la stessa determinazione con cui, purtroppo, non è riuscito a proteggere sua sorella, data in sposa troppo presto. La bellezza affettiva e vitale, ostinata, di Zain e Yonas, del loro essere fratelli per casualità, sconvolge i piani di una narrazione che altrimenti sarebbe insostenibile per drammaticità. Soprattutto perché il dramma che racconta è reale. E fa malissimo. Allora eccolo il miracolo in mezzo al caos. La tenerezza. Che esiste e resiste nonostante tutto. E che vince l'orrore, la violenza, il disorientamento, la bruttezza delle emozioni più cupe e della povertà assoluta. Che la resilienza dei bambini trasforma in ricchezza umana, capacità di dare anche quando non si ha niente. Tutto il contrario delle nostre civiltà occidentali opulente, che hanno tutto e non sono più in grado di dare niente. Dimentiche della loro umanità. Per trovare i volti attraverso cui raccontare tutto questo, Nadine Labaki ha cercato sul campo per mesi, non tra attori professionisti ma tra la gente che vive esistenze molto vicine a quelle raccontate nel film. Tra loro, ha trovato il giovane Zain nel quartiere in cui vive a Beirut, grazie alla direttrice del casting subito affascinata dalla complessità del carattere di questo uomo-bambino, "una sintesi di umorismo e straziante carisma, che fa di lui la perla rara che Nadine Labaki stava cercando". Se tutto il viaggio dentro Cafarnao è destinato a condurci verso il sorriso insperato di Zain, state certi che quel sorriso vi esploderà nel cuore e non lo dimenticherete più.
Ornella Sgroi, Corriere.it

Dove sta andando la critica cinematografica italiana? La domanda non è così superficiale come potrebbe apparire. Il perché è presto detto e ben si adatta a questo “Cafarnao”, diretto e interpretato da Nadine Labaki. In pratica, ci si dovrebbe chiedere sulla base di cosa andrebbe giudicato un film. Quando, a commento di una pellicola, si leggono argomenti come «il ricatto dell'infanzia», «bambini usati come grimaldello emotivo», «troppo spesso mirato a ricercare la commozione meccanica», «con quale onestà Nadine Labaki ha deciso di metterla in scena?» «un film che ricatta fino alle lacrime», un povero spettatore cosa dovrebbe pensare? Un po' come “Noi”, l'ultima pellicola di Jordan Peele, osannata dalla stessa critica come horror politico. Dove ognuno ha dato la propria interpretazione di questo significato recondito «politico», talmente palese che non si trovano due spiegazioni che siano simili. Ognuno fa la propria disquisizione e pazienza se il film sia, ai più, incomprensibile. E allora, Cafarnao viene bacchettato non perché visivamente sia un brutto film, o mal recitato, ma per il fatto che ci siano come protagonisti dei bambini e, quindi, la lacrima diventa più facile. Con questa logica, “Marcellino pane e vino” e “Wonder” cosa dovrebbero essere? Delle pellicole eversive? Cosa avrà girato mai, allora, la Labaki, già ammirata in pellicole come “Caramel”, per meritarsi gli strali? Un film su un bambino che porta in tribunale i propri genitori «per averlo messo al mondo». Siamo a Beirut, dove Zain, il piccolo protagonista dodicenne, vive nella povertà più assoluta e dove le bambine vengono date in sposa ad adulti, rischiando di morire. Il ragazzino va via da una casa che detesta e si ritrova ‘adottato’ da una immigrata illegale etiope, madre di un bimbetto. Quando viene arrestata, toccherà a Zain, occuparsi del piccolo, usando mille stratagemmi. L' uso della camera a mano, il montaggio, la bravura del giovane interprete Zain Alrafeea, sono valsi al film la candidatura nella cinquina degli Oscar. Alla faccia del ricatto.
Maurizio Acerbi, Il Giornale

NADINE LABAKI
Filmografia:
Caramel (2007), E ora dove andiamo? (2011), Cafarnao - Caos e miracoli (2018)

Martedì 10 marzo 2020:
BANGLA di Phaim Bhuiyan, con Phaim Bhuiyan, Carlotta Antonelli, Alessia Giuliani, Milena Mancini, Pietro Sermonti

 

 

 
 
 
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Data di creazione: 29/09/2007
 

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