CINEFORUM BORGO

Stagione 2019/2020 | 4 febbraio 2020


 DOLOR Y GLORIARegia: Pedro AlmodóvarSoggetto e sceneggiatura: Pedro AlmodóvarFotografia: José Luis AlcaineMusiche: Alberto IglesiasMontaggio: Teresa FontScenografia: Antxón GómezArredamento: Francisco Bassi, Vicent Díaz, José Luis SaldañaCostumi: Paola TorresEffetti: El RanchitoSuono: Pelayo Gutiérrez (montaggio), Marc Orts (mixer)Interpreti: Penélope Cruz (Jacinta, Antonio Banderas (Salvador Mallo), Asier Etxeandía (Alberto Crespo), Cecilia Roth (Zulema), Leonardo Sbaraglia (Federico), Nora Navas (Mercede), Raúl Arévalo (padre), Julieta Serrano (madre), Eva Martin (radiologa), Susi Sánchez (Beata), Pedro Casablanc (dr. Galindo), César Vicente (Albañil), Julián López, Agustín Almodóvar, Alba García, Esther García, Mina (sé stessa - filmato d'archivio), Marilyn Monroe (Rose Loomis) (filmato d'archivio), Warren Beatty (Bud Stamper) (filmato d'archivio), Natalie Wood (Wilma Dean Loomis) (filmati d'archivio)Colore: CProduzione: Agustín Almodóvar, Esther García per El DeseoDistribuzione: Warner BrosDurata: 113'Origine: Spagna, 2019Data uscita: 17 maggio 2019Premio per la migliore interpretazione maschile (Antonio Banderas) al 72. Festival di Cannes (2019)Una serie di ricongiungimenti di Salvador Mallo, un regista cinematografico oramai sul viale del tramonto. Alcuni sono fisici, altri ricordati; “Dolor y Gloria” parla della creazione artistica, della difficoltà di separarla dalla propria vita e dalle passioni che le danno significato e speranza. Nel recupero del suo passato, Salvador sente l'urgente necessità di narrarlo, e in quel bisogno, trova anche la sua salvezza.Salvador Mallo ha il volto di Antonio Banderas ma per il resto è 100% Almodóvar. Sono di Almodóvar la malinconia e i capelli dritti in testa, sua la casa in cui vive, che riproduce la vera casa del regista, suoi i mille dolori fisici e mentali acuiti dall' età. Salvador Mallo, protagonista quietamente alla deriva di “Dolor y Gloria”, è insomma un perfetto alter ego di Almodóvar, e come tutti gli alter ego è anche un luogo di reinvenzione e fantasia. L' ideale per un film che è una galleria di fantasmi a cavallo tra presente e passato, immaginazione e memoria, intimità segreta e immagine pubblica, con il fatale impasto di verità e menzogna su cui ogni immagine pubblica si fonda. Ecco dunque riaffacciarsi il protagonista di un successo di trent' anni prima con cui aveva litigato a morte (Asier Etxeandia), ecco le luci e i colori accesi di un'infanzia povera solo materialmente, ecco l'immagine di sua madre (che prima è Penelope Cruz poi l'indimenticabile Julieta Serrano) e quella del suo primissimo, inconsapevole amore, in cui già desiderio e capacità di creare immagini si mescolano, si alimentano, si confondono. Mentre nel suo opaco presente Mallo si lascia andare, aggiunge ai tanti farmaci l'eroina, accetta a malincuore l'invito della Cineteca per la presentazione di un suo film pensando di andarci con l'attore ritrovato, anche se poi tutto si svolgerà al telefono in uno dei non pochi momenti memorabili di un film che ha la cadenza ondivaga del ‘trip’ e gli improvvisi affondi emotivi cui ci ha abituato il regista di “Parla con lei”. Uno dei suoi tanti film convocati, più che citati, per l'occasione (quello spettatore che piange in platea...), in un continuo processo di rielaborazione e trasformazione del passato, anche cinematografico, che è forse il vero soggetto dello smaltato, visivamente magnifico “Dolor y Gloria”. Non tutto magari raggiunge la stessa temperatura. Non sempre il ‘tempo ritrovato’ di Mallo/Almodóvar, con tutti gli amori e gli errori che riaffiorano dal passato, diventa anche il nostro. Ma il colloquio con la madre anziana, in sottofinale, lo scarto che improvvisamente porta il film in una zona ancora inesplorata, il cocktail acrobatico di pathos e umorismo con cui evoca e insieme tiene a bada il dolore più acuto («Non fare quella faccia da narratore!»), sono la firma di un regista tornato grandissimo dopo lo sfocato “Julieta”Fabio Ferzetti, L’Espresso“Dolor y Gloria” (…...) è il personale “8½” di Pedro Almodóvar, attraverso la storia di un regista in crisi che non sa più girare film, crogiolandosi tra terapie analgesiche, eroina e depressione. È Salvador Mallo, cui dà volto, camicie e capelli alla Pedro, chiaro marchio autobiografico, Antonio Banderas, insolitamente ‘soldato’, nel senso che si affida fiduciosamente a un personaggio che sembra bisognoso di saldare i conti con il passato. Reduce da una operazione alla spalla, Mallo, perennemente sofferente, trasporta lo spettatore in frequenti salti nel tempo, attraverso cartoline dell' infanzia dove, in povertà, ma senza perdere la sua dignità, ammira la madre (da giovane, Penélope Cruz, che è di gran lunga la migliore del cast; da anziana, Julieta Serrano), sogna la mecca del cinema fantasticando con le figurine degli attori di Hollywood, inizia a provare “Il primo desiderio” (sul cui set si chiude “Dolor y Gloria”) nei confronti di un muratore a cui insegna a leggere e scrivere. Il cinema, ovviamente, è grande protagonista. In questo viaggio nostalgico, il ricordo del grande schermo bianco si mischia con quello del canto delle donne che lavavano i panni nel fiume. Mallo/Almodóvar si domanda come sia possibile che i suoi film possano avere successo lontano dalla Spagna, filosofeggiando sul fatto che non siano le pellicole ad invecchiare, ma quelli che le fanno, guardandole, a distanza di tempo, con occhi diversi. Una teoria interessante. “Dolor y Gloria” ha poco del cinema almodóvariano, quello dove l'umorismo ha sempre avuto un ruolo fondamentale. Qui, sembra che questo percorso autobiografico diventi un po' fine a sé stesso, più dolore che gloria, peccando, in alcuni momenti, di eccesso di verbosità, come nelle inquadrature dove il regista spiega i suoi film. Però, l'entrata in scena di un amore del passato di Salvador, che crea impaccio in chi, pur ormai maturo, esita nei gesti e nei sentimenti, fa riabbracciare l'Almodóvar, fino ad allora con il freno a mano tirato, capace, come pochi, di emozionare. Come capita a Mallo che, scovato un vecchio acquerello che lo ritrae, ritrova l'ispirazione perduta, saldando la linea, artistica ed esistenziale, del suo passato, presente e futuro.Maurizio Acerbi, Il GiornalePEDRO ALMODÓVARFilmografia:Pepi, Luci, Bom e le altre ragazze del mucchio (1980), Labirinto di passioni (1982), L'indiscreto fascino del peccato (1983), Che ho fatto io per meritare questo? (1984), Matador (1986), La legge del desiderio (1987), Donne sull'orlo di una crisi di nervi (1988), Légami! (1989), Tacchi a spillo (1991), Kika (1993), Il fiore del mio segreto (1995), Carne tremula (1997), Tutto su mia madre (1999), Parla con lei (2001), La mala educacion (2004), Volver (2006), Gli abbracci spezzati (2009), La pelle che abito (2011), Gli amanti passeggeri (2013), Julieta (2016), Dolor y gloria (2019)Martedì 11 febbraio 2020:L'UOMO FEDELE di Louis Garrel, con Laetitia Casta, Lily-Rose Melody Depp, Joseph Engel, Louis Garrel