CINEFORUM BORGO

Stagione 2019/2020 | 18 febbraio 2020


TROPPA GRAZIARegia: Gianni ZanasiSoggetto: Gianni ZanasiSceneggiatura: Gianni Zanasi, Giacomo Ciarrapico, Michele Pellegrini, Federica PontremoliFotografia: Vladan RadovicMusiche: Niccolò ContessaMontaggio: Rita Rognoni, Gianni ZanasiScenografia: Massimiliano SturialeCostumi: Olivia BelliniSuono: Stefano Campus (presa diretta)Interpreti: Alba Rohrwacher (Lucia), Elio Germano (Arturo), Giuseppe Battiston (Paolo), Hadas Yaron (La Madonna), Carlotta Natoli (Claudia), Thomas Trabacchi (Guido), Daniele De Angelis (Fabio), Rosa Vannucci (Rosa), Teco Celio (Giulio Ravi)Produzione: Beppe Caschetto, Rita Rognoni per Ibc Movie/Pupkin Production con Rai Cinema, in coproduzione con Oplon Film/Strada Productions/Smallfish SpainDistribuzione: Bim DistribuzioneDurata: 110'Origine: Italia, Grecia, Spagna, 2018Data uscita: 22 novembre 2018Lucia è una geometra che vive da sola con sua figlia. Mentre si arrangia tra mille difficoltà, economiche e sentimentali, il Comune le affida un controllo su un terreno scelto per costruire una grande opera architettonica. Lucia nota che nelle mappe del Comune qualcosa non va, ma per paura di perdere l'incarico decide di non dire nulla. Il giorno dopo, mentre continua il suo lavoro, viene interrotta da quella che le sembra una giovane ‘profuga’. Lucia le offre 5 euro e riprende a lavorare. Ma la sera, nella cucina di casa sua, la rivede all'improvviso, davanti a lei. La ‘profuga’ la fissa e le dice: «Vai dagli uomini e dì loro di costruire una chiesa là dove ti sono apparsa...»La grazia è la “qualità naturale di tutto ciò che, per una sua intima bellezza, delicatezza, spontaneità, finezza, leggiadria, o per l’armonica fusione di tutte queste doti, impressiona gradevolmente i sensi e lo spirito” ed è anche, alla sua maniera un po’ scombinata e guizzante, la qualità maggiore del film di Gianni Zanasi.Un film fortemente liberatorio, che muovendosi tra favola, realismo, magia e miscredenza solleva (come sempre nel cinema di Zanasi, del resto) una serie di questioni centrali nella contemporaneità in continua corsa contro sé stessa. Questioni che molto poco, se non per nulla, hanno a che fare con la religione o con l’afflato spirituale, ma che invece scavano nei bisogni che più umanamente coinvolgono tutti noi. A cominciare dal bisogno di credere in qualcosa - partendo da sé stessi - e dalla necessità di badare alle piccole bellezze che ci circondano e che ci possono far sopravvivere o imparare a vivere un po’ meglio.Poi, naturalmente, c'è la provincia tanto cara a Zanasi, con il lavoro che arriva a singhiozzo, il qualunquismo sugli immigrati, il paesaggio a cui nessuno fa caso; ma anche la speculazione, la corruzione, i compromessi, la speranza nel nuovo che avanza, e ancora le distorsioni da social, il caffè nel bar dei cinesi, la diffidenza verso la stranezza.Si ride, e questa è una cosa buona; si ride anche molto, quando Lucia, una Alba Rohrwacher vestita di un abito comico che le calza perfettamente, e l‘inflessibile Madonna-rifugiata-mendicante con gli occhi verdi di Hadas Yaron se le danno di santa ragione. Si empatizza con dolcezza nei dialoghi concreti e sinceri tra Lucia e il suo compagno sfidanzato Arturo, al quale Elio Germano regala una barba folta e un mezzo codino da perfetto manovale di provincia, oltre che una personalità non banale recitata con apprezzabile garbo. Si sogna pure un po’, volendo farsi prendere dal côté più surreale senza soffermarsi troppo sul suo sfuggire qua e là."Troppa grazia" è un film che funziona e che solleva. A volte tentenna senza riuscire del tutto a ricomporre e tenere insieme i molti elementi che dissemina - ma poco importa. Perché la commedia è un genere prezioso e necessario, e Zanasi sa condurla restando fedele a sé stesso, alla sua ironia intelligente e scalpitante, alla sua inventiva imprecisa e vivace. Sono d'altronde, queste, le qualità che contraddistinguono il suo cinema e lo fanno restare a riva, mentre accanto il fiume in piena delle commediole tutte uguali sui quarantenni incapaci di crescere e gli imprenditori senza scrupoli costretti alla crisi dalla crisi scorre inarrestabile.Troppa grazia sant’Antonio! E benedetta sia la grazia dinoccolata di Zanasi.Chiara Borroni, CineforumEvidentemente in Italia i santi non sono più un tabù e la divinità - più che la religione - un qualcosa di cui si può parlare con disinvoltura se non proprio scherzare. Lo ha fatto Sorrentino con “The Young Pope”, Aronadio con “Io c’è”, Ammaniti con “Il miracolo” e ora Gianni Zanasi con il suo nuovo film, “Troppa grazia”.La protagonista è una geometra (Alba Rohrwacher) molto precaria che accetta un lavoro di misurazione per un imprenditore non sempre trasparente: ma nel bel mezzo di un campo, le appare la Madonna che le intima di far costruire lì una chiesa. Nessuno però è disposto a crederle, nemmeno lei stessa.Una commedia surreale dall’idea brillante - scritta da Zanasi con Federica Pontremoli - che racconta con un’atmosfera gioiosa e un po’ folle una storia più complessa delle sue apparenze.Perché “Troppa grazia” guarda in modo surreale e ironico all’Italia che spera sempre nel miracolo, nel deus ex machina, nel sotterfugio per poter campare e prosperare, in cui l’assenza di risposte o speranze concrete si riversa nel bisogno del soprannaturale, dell’imprevisto: e allora l’apparizione di una Madonna come raramente se ne sono viste, diretta, concreta, anche sanguigna e severa e buffa (perfetta Hadas Yaron, la Sposa promessa nel film di Rama Burshtein e già con Zanasi nel precedente “La felicità è un sistema complesso”), sono la speranza di un mondo migliore qui, se non esiste l’aldilà.Zanasi cambia registri di continuo, la commedia di caratteri diventa prima spirituale e poi ‘politica’, alterna gag impreviste (la ‘rissa’ tra Alba e la Madonna) a passaggi opachi, si perde e lo spettatore non sa mai davvero dove voglia arrivare, cosa voglia dire con i personaggi e gli eventi, cosa farne delle luci curatissime di Vladan Radovic e delle musiche di Niccolò Contessa de I cani.Eppure il suo modo sbilenco e vitale di guardare il mondo, di metterlo in immagini, di farlo interpretare da attori magnifici (tutti, nessuno escluso, con menzione per la sempre puntuale Carlotta Natoli) fa dimenticare il punto di arrivo che forse non c’è e fa godere moltissimo il viaggio.Emanuele Rauco, Cinematografo.itGIANNI ZANASIFilmografia:Le belle prove (1992), Nella mischia (1995), A domani (1999), Fuori di me (1999), La vita è breve ma la giornata è lunghissima (2004), Non pensarci (2007), La felicità è un sistema complesso (2015), Troppa grazia (2018)Martedì 25 febbraio 2020:VICE - L'UOMO NELL'OMBRA di Adam McKay, con Christian Bale, Amy Adams, Steve Carell, Sam Rockwell, Kirk Bovill