CINEFORUM BORGO

I film, i personaggi e i commenti della stagione 2019/2020

 

AREA PERSONALE

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Aprile 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30          
 
 

FACEBOOK

 
 

 

« Cineforum 2017/2018 | 8 ...Cineforum 2017/2018 | 15... »

Cineforum 2017/2018 | 15 maggio 2018

TRE MANIFESTI A EBBING, MISSOURI

Titolo originale: Three Billboards Outside Ebbing, Missouri
Regia: Martin McDonagh
Sceneggiatura: Martin McDonagh
Fotografia: Ben Davis
Musiche: Carter Burwell
Montaggio: Jon Gregory
Scenografia: Inbal Weinberg
Arredamento: Merissa Lombardo
Costumi: Melissa Toth
Effetti: Union Visual Effects
Interpreti: Frances McDormand (Mildred Haynes), Woody Harrelson (Bill Willoughby, capo della Polizia), Sam Rockwell (agente Dixon), Abbie Cornish (Anne Willoughby), Lucas Hedges (Robbie), Zeljko Ivanek (Cedric), Caleb Landry Jones (Red Welby), Clarke Peters (Abercrombie), Samara Weaving (Penelope), Peter Dinklage (James), John Hawkes (Charlie), Amanda Warren (Denise), Kerry Condon (Pamela), Michael Aaron Milligan (Pal), Lawrence Turner (Tony), Jerry Winsett (Geoffrey), Malaya Rivera Drew (Gabriella Forrester), Darrell Britt-Gibson (Jerome), Nick Searcy (padre Montgomery), Sandy Martin (Mama Dixon), Kathryn Newton (Angela)
Produzione: Graham Broadbent, Peter Czernin, Martin McDonagh per Blueprint Pictures/Film4/Fox Searchlight
Distribuzione: 20th Century Fox Italia
Durata:121'
Origine: Gran Bretagna, 2017
Data uscita: 11 gennaio 2018
Premio per la migliore sceneggiatura alla 74. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia (2017); Golden Globes 2018 per: miglior film drammatico, attrice protagonista (Frances McDormand), attore non protagonista (Sam Rockwell) e sceneggiatura; Oscar 2018 per: miglior attrice protagonista (Frances McDormand) e attore non protagonista (Sam Rockwell).

Ebbing, Missouri. Mildred Hayes, arrabbiata ed esasperata dal fatto che dopo sette mesi di ricerche non sia ancora stato catturato l'assassino di sua figlia, decide affiggere tre cartelloni per sollecitare le autorità locali ad andare avanti con le indagini, soprattutto lo stimato capo della polizia locale Bill Willoughby. Il suo gesto scatenerà il disappunto non solo del corpo di polizia, ma anche di molti suoi concittadini. La situazione si complica quando l'agente Dixon, un ragazzo immaturo e viziato, si intromette fra la donna e le forze del'ordine di Ebbing. Mildred, però, non ha alcuna intenzione di mollare ed è pronta a tutto pur di ottenere giustizia...
Non è certo un vezzo didascalico o uno sfoggio di cultura toponomastica aver voluto rimarcare con tanta precisione l’ambientazione del film (a Ebbing, Missouri) fin dal titolo. Piuttosto è la necessaria puntualizzazione di un retroterra che non è solo geografico ma prima di tutto culturale e sociale. Getaway to the West, punto di partenza dei pionieri verso la colonizzazione del West, ultimo avamposto della civiltà prima dell’incontro con la Wilderness, la natura selvaggia, il Missouri sembra compiacersi delle proprie contraddizioni, fin da quando aderì all’Unione pur essendo uno Stato dove era ammessa la schiavitù.
E gli opposti si intrecciano anche in “Tre manifesti a Ebbing, Missouri”, cancellando ogni possibile distinzione, a cominciare da quella morale, nella storia che il regista sceneggiatore Martin McDonagh ha voluto ambientare in questa immaginaria (?) cittadina del Midwest, dove la tranquillità quotidiana è scossa da improvvise vampate di violenza. Come quella che ha causato lo stupro e poi la morte di un’adolescente. Il corpo bruciato ha cancellato forse tutti i possibili indizi e l’inchiesta dello sceriffo Willoughby (Woody Harrelson) dopo sette mesi sembra girare a vuoto. È per questo che all’inizio del film vediamo la madre della vittima, la spigolosa Mildred (Frances McDormand), affittare tre giganteschi manifesti stradali per rendere pubblica la propria rabbia di fronte all’impotenza della legge.
Se c’è chi difende l’iniziativa della donna, la maggioranza sembra disapprovarla ma soprattutto per scelta di campo, non di merito: pensarsi dalla parte della legalità vuol dire difendere in ogni caso l’operato dei suoi tutori, anche quando sono violenti e apertamente razzisti come il vicesceriffo Dixon (Sam Rockwell), che non perde occasione per passare alle vie di fatto. E così la storia si allarga da inchiesta poliziesca a ritratto di una comunità, da giallo a (melo) dramma per incamminarsi lungo quel percorso che potremmo chiamare con termine vittoriniano ‘americana’ per la sua capacità di restituire un po’ della contraddittoria anima di un popolo e di una cultura, del suo sangue e del suo cuore, della sua anima e dei suoi sogni.
I colpi di scena non mancano nel film, a volte conducono lo spettatore lungo piste che poi si rivelano controproducenti o mettono in risalto facce inaspettate dei personaggi, non sempre così schematici come potrebbero sembrare a prima vista. Tante sorprese che la sceneggiatura dosa con l’esperienza di chi si è fatto le ossa a teatro (McDonagh ha vinto con le sue pièce ben tre Laurence Olivier Awards, i più importanti premi teatrali inglesi) e ha affinato la sensibilità per l’imprevisto e i cambiamenti di tono. Perché uno dei meriti del film è anche la capacità di passare dai toni della commedia a quelli del dramma, dalla farsa alla commozione, pronto a lenire con un inatteso ricorso al sorriso - se non proprio alla risata - l’effetto della tragedia che aleggia su tutta la storia. L’altra grande qualità del film è la prova collettiva del cast. Se Frances McDormand sta collezionando meritatamente nomination e premi, Woody Harrelson e Sam Rockwell non le sono da meno, perfetti nel restituire quella ruvidezza e insieme quella carica di empatia che inchiodano lo spettatore allo schermo, senza perdere un fotogramma di questo miscuglio di rabbie e di vendette, di inaspettate generosità e di sorprese.
Il che ci porta all’ultimo grande merito di “Tre manifesti a Ebbing, Missouri”, e cioè la capacità di recuperare, rinnovandola, la grande tradizione del cinema di genere. Che non vuol dire la sagra dei luoghi comuni e delle strizzatine d’occhio citazioniste, ma la capacità di raccontare una storia che sappia interessare e appassionare senza dimenticare di scavare più a fondo, capace di aprire l’intelligenza dello spettatore verso altri percorsi (e perché no, riflessioni), con una ricchezza di spunti affascinanti e coinvolgenti. Come ci aveva insegnato il grande cinema di ieri, dei Samuel Fuller, dei Jacques Tourneur, dei Raoul Walsh ma anche dei Freda, dei Castellani o di Soldati.
Paolo Mereghetti, Corriere Della Sera

MARTIN MCDONAGH
Filmografia:
Six shooter (2005), In Bruges - La coscienza dell'assassino (2008), 7 psicopatici (2012), Tre manifesti a Ebbing, Missouri (2017)

Arrivederci a martedì 9 ottobre 2018!
 

La URL per il Trackback di questo messaggio è:
https://blog.libero.it/CineforumBorgo/trackback.php?msg=13679007

I blog che hanno inviato un Trackback a questo messaggio:
Nessun trackback

 
Commenti al Post:
Nessun commento
 
 
 

INFO


Un blog di: cineforumborgo
Data di creazione: 29/09/2007
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 
 

ULTIME VISITE AL BLOG

cineforumborgodada2llifedericodisarocarocciemanueleluciosgdaunfiorePaceyIVacquasalata111giuliana.sodaandmaggriccixaltaitaliaaquilagozzanocristina_a2016
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963