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Cineforum 2018/2019 | 18 dicembre 2018

Post n°402 pubblicato il 13 Dicembre 2018 da cineforumborgo
 

THE BIG SICK

Regia: Michael Showalter
Sceneggiatura: Emily V. Gordon, Kumail Nanjiani
Fotografia: Brian Burgoyne
Musiche: Michael Andrews
Montaggio: Robert Nassau
Scenografia: Brandon Tonner-Connolly
Costumi: Sarah Mae Burton
Interpreti: Kumail Nanjiani (Kumail), Zoe Kazan (Emily), Holly Hunter (Beth), Ray Romano (Terry), Anupam Kher (Azmat), Zenobia Shroff (Sharmeen), Adeel Akhtar (Naveed), Bo Burnham (CJ), Aidy Bryant (Mary), Kurt Braunohler (Chris), Vella Lovell (Khadija), Myra Lucretia Taylor (Infermiera Judy), Jeremy Shamos (Bob Dalavan), David Alan Grier (Andy Dodd), Ed Herbstman (Sam Highsmith), Shenaz Treasurywala (Fatima), Rebecca Naomi Jones (Jesse), Kuhoo Verma (Zubeida), Mitra Jouhari (Yazmin), Celeste Arias (Denise), Shana Solomon (infermiera Bette), Jeff Blumenkrantz (dott. Wright), Linda Emond (dott. Cunningham), Holly Chou (dott. Whelan), Andrew Pang (dott. Spellman), Alison Cimmet (dott. Platt), Lawrence Ballard (dott. Lewin), Shunori Ramanathan (Sumera), Susham Bedi (Tina), Rahul Bedi (Farhan)
Produzione: Judd Apatow, Barry Mendel per Apatow Company/Filmnation Entertainment, in associazione con Story Ink
Distribuzione: Cinema di Valerio De Paolis
Durata: 120'
Origine: U.S.A., 2017
Data uscita: 16 novembre 2017

Kumail è un aspirante comico di origine pakistana. Emily sta finendo i suoi studi universitari. I due si conoscono dopo uno show di Kumail e da lì, quella che sembrava l'avventura di una sera, si trasforma in una vera e propria relazione. Ma a complicare la loro storia d'amore saranno le aspettative dei genitori musulmani di Kumail e una misteriosa malattia che colpisce Emily. Il ragazzo si troverà così costretto a gestire allo stesso tempo il decorso della malattia di Emily insieme ai genitori di lei, Beth e Terry che lui non ha mai conosciuto prima, e il braccio di ferro emozionale tra la sua famiglia e il suo cuore. Ispirato a una storia vera.
Non è strano che tutta l’America, partendo dal Sundance, sia impazzita per la commedia romantica “The Big Sick” (……): produce emozioni, risate e pensieri di prima qualità. Perché questa del pachistano che sposa la bionda yankee studentessa di psicanalisi contravvenendo alle radici di due culture, l’islamica e la wasp, è tutta vera: il protagonista, Kumail Nanjiani, racconta la sua vita e nient’altro nel film che ha scritto con la moglie Emily Gordon dopo una vita di gavetta in tv fino al successo di “Silicon Valley” in ruolo nerd. «Amo le commedie sentimentali, il giorno che ci siamo sposati abbiamo visto “Quattro matrimoni e un funerale”», ammette. Era stand up comedian, cabarettista del campus universitario, abile nel raccontare i fatti suoi pachistani e che il produttore Judd Apatow, regista di teen movies anche non raffinatissimi come “40 anni, vergine”, incontrò nel 2012: visto e preso. Da allora la love story, scritta interrogando la memoria, è diventata campione d’incassi. L’originalità del film sta nel fatto che sorridendo parla di verità: il sospetto con cui gli americani guardano gli islamici (e con Trump il peccato è in ascesa) ma anche il contrario, perché in Pakistan sono i genitori a combinare matrimoni. Prima che Kumail sposi la sua bella (è Zoe Kazan, che ha decisamente ereditato qualcosa dal grande nonno, il regista Elia) il film deve far crollare come al bowling i birilli di razzismo, ipocrisia, pregiudizio. E c’è una andata e ritorno sentimentale che prevede anche lo stop melò in ospedale (anche questo è vero, grave malattia).
Il baricentro del film è Kumail che si sente americano ma deve obbedire alla tradizione pachistana e alla fine non è accettato da nessuno dei due Paesi: «È persona diversa e lontana da entrambi i mondi - ha detto - non è un bel modo di vivere, dovevo trovare il modo di essere me stesso». Seguendo la tradizione di decine di love stories inter razziali, il film di Michael Showalter entra nella casa pakistana della mamma chioccia che cerca la nuora del Paese suo, mentre l’altra mamma (la bravissima Holly Hunter, caleidoscopio espressivo) viene col marito dal North Carolina per curare la figlia e scoprire un genero inaspettato. Questo strano rapporto a tre è raccontato con inusuale tenerezza, senza perdere l’humour nelle corsie ma neppure una certa malinconia in saldo. Il miracolo è che da una storia vera al 100% (vera Chicago, vero il locale dove debuttò Bill Murray) viene fuori un film che al 100% rispetta anche le convenzioni del cinema che indovina da anni chi viene a cena. «È stato - dice il regista - un modo unico di raccontare una love story mescolando fede, identità, cultura e deve essere stato un bello sforzo vivere tutto ciò in diretta». Contesa da molti marchi, in uscita con ‘Cinema’, è stato acquistato nel mondo per 12 milioni di dollari da Amazon, che apre i titoli di testa: ma prima l’hanno visto i genitori del protagonista, con potere di veto. Super happy end, lacrime indù, ok. Ma la forza del film è Kumail, col viso a punto interrogativo, personaggio liberal ma non accomodante, ideale per assorbire le due valenze e violenze del racconto che ha un centro melò ma non rinuncia mai alla battuta: sick vuol dire malattia ma anche barzelletta. L’abilità è farne una parola sola.
Maurizio Porro, Corriere della Sera

Anche se sprovvisto di vistosi richiami per il nostro pubblico, «The Big Sick» è un film abbastanza divertente che dispone le spigolose pedine delle nuove conflittualità interetniche su una tavolozza vivida ed eterogenea. Motivato dalla biografia del comico pachistano Kumail Nanjiani e dalla sceneggiatura scritta dallo stesso in coppia con la moglie Emily Gordon, il regista Showalter vi mette in bella posa un bel numero di personaggi e rispettivi caratteri riuscendo spesso a governare un ritmo in grado di conferirgli estro, irriverenza e freschezza. Finalmente svincolata dalla maniera divenuta arcigna e stizzosa dei precursori britannici anni Ottanta e Novanta alla Frears o Kureishi, la commedia apprezzata nei festival arcicinéfili di Sundance e Locarno riesce anche nell'impresa di scherzare quando si ritrova inopinatamente ad affrontare le meste tappe del cosiddetto medical dramma. Kumail è ovviamente perfetto nel ruolo che rievoca sé stesso (...). Nella parte interamente occupata da una serie di paradossi, complessi, equivoci, bugie, battute fatalmente anti-trumpiane sui rapporti inquinati tra americani e islamici, idee liberal e principi induisti, si percepisce l'influenza del produttore Judd Apatow che non a caso nell'altra e più nota identità d'attore ha marcato uno stile sui generis d'intrattenimento (…...) nelle gag il cui valore aggiunto è rappresentato dall'arruolamento di veri colleghi di Kumail e dalle prove di Holly Hunter (…...) e Ray Romano nella parte dei genitori liberal della ragazza. Come abbiamo premesso, quando «The Big Sick» vira sul drammatico e la situazione diventa tutt'altro che ridanciana non si precipita nei soliti toni cupi e iettatori ma, anzi, emerge a sorpresa una corda segreta meno politicamente corretta e più decisamente romantica.
Valerio Caprara, Il Mattino

MICHAEL SHOWALTER
Filmografia
:
Hello, my name is Doris  (2015), The Big Sick - Il matrimonio si può evitare… l’amore no (2017)

Martedì 8 gennaio 2019:
GATTA CENERENTOLA
di Alessandro Rak, Ivan Cappiello, Marino Guarnieri, Dario Sansone

Buone Feste!

 

 

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