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Cineforum 2018/2019 | 26 marzo 2019

L'APPARTAMENTO

Titolo originale: The Apartment
Regia: Billy Wilder
Soggetto: Billy Wilder, I.A.L. Diamond
Sceneggiatura: Billy Wilder, I.A.L. Diamond
Fotografia: Joseph LaShelle
Musiche: Adolph Deutsch
Montaggio: Daniel Mandell
Scenografia: Alexander Trauner (Alexandre Trauner)
Arredamento: Edward G. Boyle
Costumi: Forrest Butler (abiti maschili, non accreditato), Irene Caine (abiti femminili, non accreditata)
Effetti: Milt Rice
Interpreti: Jack Lemmon (Bud Baxter), Shirley MacLaine (Fran Kubelik), Fred MacMurray (Jeff Sheldrake), Ray Walston (Joe Dobisch), Jack Kruschen (Dr. Dreyfuss), David Lewis (Al Kirkeby), Hope Holiday (Margie MacDougall), Joan Shawlee (Sylvia), Naomi Stevens (Mildred Dreyfuss), Johnny Seven (Karl Matuschka), Joyce Jameson (la bionda), Willard Waterman (Vanderhoff)
Produzione: Billy Wilder per The Mirisch Corporation
Distribuzione: Cineteca di Bologna
Durata: 125'
Origine: U.S.A., 1960
Vincitore di 5 Premi Oscar 1961: miglior film, miglior regia, miglior sceneggiatura originale, miglior montaggio e migliore scenografia; Coppa Volpi come migliore attrice a Shirley MacLaine alla Mostra del Cinema di Venezia 1960.

C.C. Baxter, soprannominato “Ciccibello”, contabile presso una grande compagnia di assicurazioni a New York per arrotondare le entrate affitta a ore il piccolo appartamento in cui vive a suoi dirigenti per incontri extraconiugali durante i quali lui va a spasso per la città. Tutto procede così finché l’impiegato non si innamora di Fran Kubelik, una delle hostess degli ascensori del grattacielo in cui ha sede la compagnia. Poi però scopre che proprio lei è l’amante del capo del personale, Jeff Sheldrake che, dietro consiglio di un collega, purtroppo si rivolge al giovane per ottenere l’uso dell’appartamento…
«Quando realizzo un film non lo classifico mai, non dico è una commedia, aspetto l’anteprima, se il pubblico ride molto dico è una commedia o un film serio o un film noir.» (Billy Wilder)
Riteniamo che non ci possano essere più parole per celebrare il genio di Billy Wilder e questo film, mai sufficientemente lodato, resta una dei suoi apici produttivi.
Venuto immediatamente dopo “A qualcuno piace caldo”, “L’appartamento” è un film che vive sulle solite argute ambiguità del suo autore, dal sapore di commedia e dal retrogusto amarissimo. Per questi motivi è stato uno dei film più incompresi tra quelli girati da Wilder, o meglio tra i più sottovalutati dalla critica americana, avendo trovato migliore fortuna in Europa, nonostante gli Oscar ricevuti per miglior film, regia, sceneggiatura originale, scenografia e montaggio, oltre agli innumerevoli riconoscimenti che anche i suoi protagonisti hanno ricevuto in seguito nei numerosi festival tra i quali quello di Venezia.
La connotazione disturbante del film sta proprio in quella incapacità di farsi riconoscere immediatamente come commedia a tutto tondo, a causa di quell’incomprensibile risvolto amaro e drammatico, vero motore del film, che si trasforma in perfetto equilibrio della sceneggiatura e della narrazione. Nell’introversione drammatica trova traduzione, con tratti essenziali che restano eccellenti soluzioni, la solitudine metropolitana unita a quella che si chiamava alienazione del lavoro, stemperata nell’ironia caustica delle situazioni. Questo impianto porta il film verso coordinate instabili rispetto ai consolidati clichè della commedia. Ma la specialità di Wilder è proprio quella di giocare con lo smascheramento della realtà, di tradurre il dramma in commedia per farlo (tornare a) diventare ambiguo e sfuggente, di giocare con la maschera prendendosi gioco delle convenzioni.
Il piccolo impiegato C.C. Baxter lavora per una società di assicurazioni. È uno tra i tanti e la sequenza iniziale della proliferazione di scrivanie tutte uguali, con impiegati tutti uguali che lavorano a testa bassa, pare una delle migliori sintesi di un capitalismo costruito sulla irriconoscibilità delle fonti di guadagno, su un’etica del lavoro in fondo disturbante. Il suo piccolo, ma accogliente, appartamento diventa la meta preferita dei suoi superiori che hanno necessità di un luogo sicuro per le loro scappatelle galanti. La carriera di Baxter quindi fa progressi immediati. Ma quando Fran, la ragazza dell’ascensore, diventa l’amante del suo capo le cose cambiano, perché Baxter è innamorato di Fran che tenta pure il suicidio a causa delle incomprensioni con il suo amante. Baxter, fino ad allora gentile e remissivo, si trasforma, la sua vita cambia registro e l’happy end sembra mettere le cose a posto.
La rappresentazione del cinismo e della solitudine, dell’arrivismo e del prezzo da pagare sono i temi di un film complesso e per nulla prevedibile pur nella sua apparente aderenza a modelli conosciuti e collaudati. La coppia di attori che conduce il gioco è di qualità, da una parte il collaudato e quasi alter ego Jack Lemmon, dall’altra la fantasiosa Shirley Mc Laine. Entrambi si ritroveranno in “Irma la dolce”, altro capolavoro a metà tra il travestitismo e il pregiudizio, una pochade irresistibile dal sapore assolutamente falso.
Qui gli elementi sono invece più concreti e se il realismo dell’impianto si scontra con l’assurdità di alcune soluzioni (la partita a carte del finale per esempio), è perché Wilder gioca da sempre con la realtà trasformandone l’intima sua essenza. In questo gioco tutto sviluppato dentro il meccanismo dello spettacolo hollywoodiano, Wilder, il regista forse tra i più antihollywoodiani di ogni tempo, è riuscito a raccontare il dramma attraverso gli stili della commedia, alleggerendo i meccanismi narrativi e mai i toni della materia. In queste sensibili e segrete alchimie, annegate tra le pieghe del racconto e quindi del tutto assimilate alla struttura dei suoi film, sta la grandezza di Wilder, genio disancorato dalle convenzioni, libero pensatore di un cinema dalle radici antiche e dall’impianto sempre assolutamente moderno.
Tonino De Pace, Sentieri Selvaggi

BILLY WILDER
Filmografia
:
Amore che redime (1934), Colpo di fulmine (1941), Frutto proibito (1942), I cinque segreti del deserto (1943), La fiamma del peccato (1944), Giorni perduti (1945), Il valzer dell'imperatore (1948), Scandalo internazionale (1948), Viale del tramonto (1950), L'asso nella manica (1951), Stalag 17 (1952), Sabrina (1954), Quando la moglie è in vacanza (1955), L'aquila solitaria (1957), Testimone d'accusa (1957), A qualcuno piace caldo (1959), L'appartamento (1960), Uno, due, tre! (1961), Irma la dolce (1963), Baciami, stupido (1964), Non per soldi... ma per denaro (1966), La vita privata di Sherlock Holmes (1970), Che cosa è successo tra mio padre e tua madre? (1972), Prima pagina (1974), Fedora (1978), Buddy Buddy (1981)

Martedì 2 aprile 2019:
L’ATELIER
di Laurent Cantet, con Marina Foïs, Matthieu Lucci, Warda Rammach, Issam Talbi, Florian Beaujean
 

 

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Data di creazione: 29/09/2007
 

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